Tra silenzi e menzogne è stata approvata dal Parlamento la manovra di bilancio 2023. Questa manovra costituisce il presupposto di una completa distruzione della nostra Costituzione repubblicana e democratica.
In sostanza è la preparazione per l’avvento del semi-presidenzialismo alla francese che sposta la somma dei poteri nell’esecutivo ai danni del Parlamento e cioè dei rappresentanti del Popolo. Praticamente una subordinazione dei cittadini al volere del governo.
Significativo, a tal proposito, è il fatto che questa manovra toglie garanzie a tutti i cittadini e viola direttamente la Costituzione, nonché il significato stesso della legge, la quale ha un solo limite: quello di tutelare l’interesse generale e non quello particolare.
In questa prospettiva la preparazione della Meloni al presidenzialismo è tutta rivolta a leggi eccezionali permissive a favore dei potentati economici, soprattutto delle multinazionali e della finanza.
Quindi viola il primo principio della convivenza civile, che è quello dell’eguaglianza fra tutti i cittadini, nonché del diritto di partecipazione all’organizzazione politica economica e sociale del Paese.
Favorendo le imprese alle quali vanno i profitti, lasciando a queste di determinare la somma della retribuzione del lavoro e in pieno contrasto con l’articolo 36 della Costituzione che prevede una retribuzione sufficiente ad assicurare una vita libera e dignitosa al lavoratore e alla sua famiglia, la manovra di bilancio viola peraltro l’etica repubblicana, che si fonda sulla generalizzazione dei principi della rivoluzione francese e cioè il collegamento tra libertà, eguaglianza e solidarietà.
Per quanto riguarda i favori che questa manovra conferisce ai ricchi né sono prova l’approvazione della flat tax, della tregua fiscale, della possibilità di concedere appalti senza gara, dell’innalzamento del tetto al contante a 5000 euro ed altro. Per quanto riguarda la lotta contro i poveri né sono prova lo smantellamento del reddito di cittadinanza che durerà solo sette mesi, l’abolizione dell’aggettivo dignitoso da aggiungere alla parola lavoro, l’iniquo aggiustamento delle pensioni minime soltanto per un anno e soprattutto la violazione di diritti fondamentali concedendo ai servizi segreti di intercettare a loro assoluta discrezionalità chiunque essi vogliano, mentre si paventano pesanti restrizioni nel caso siano i Pubblici ministeri a disporre le intercettazioni.
Ed è da aggiungere che si iscrive in questo contesto la presentazione del disegno di legge sull’Autonomia differenziata, che è stato trasmesso alla presidenza del Consiglio, ponendo il via libera alla nascita della cabina di regia per stabilire entro il 2023 i livelli essenziali delle prestazioni. Livelli che dovrebbero essere uniformi e non essenziali o minimi, per evitare la diseguaglianza economica tra regioni ricche e regioni povere.
E da ultimo è da sottolineare che in violazione di norme etiche e giuridiche è stata approvata una disposizione che vieta il salvataggio in mare dei migranti facendo eccezione al principio fondamentale adottato dalla legge sul mare e dal nostro codice penale che prevede il reato di omissione di soccorso (art. 593 del Codice penale).
Insomma una strada che esalta la diseguaglianza e limita ai cittadini di ottenere piena protezione giuridica sia sul piano penale, che sul piano civile e amministrativo.
Tutto questo è frutto dell’accoglimento, anche da parte dell’accademia, del pensiero unico neoliberista che si è diffuso a cominciare dalla pubblicazione di Milton Friedman: “La Storia monetaria degli Stati Uniti, 1867-1960”, che si è diffuso nel mondo economico e accademico come se non esistesse la nostra Costituzione ha accolto chiaramente tra i principi fondamentali dei rapporti economici il sistema economico keynesiano, che giustamente vede il progresso della società nella distribuzione della ricchezza alla base della piramide sociale, ponendo così il presupposto della nostra etica repubblicana appena citata.