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Mafia e 41 bis, i condannati al carcere duro sono 759

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Matteo Messina Denaro è stato arrestato questa mattina poco dopo le 9.30 davanti a una struttura sanitaria dove era in cura da circa un anno per un tumore al colon. Certamente il boss finirà in regime carcerario definito “41bis”. Ma quanti sono in Italia i detenuti al 41bis?

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Quasi un terzo sono camorristi. A L’Aquila il carcere più affollato: sono in 152

Matteo Messina Denaro è stato arrestato questa mattina poco dopo le 9.30 davanti a una struttura sanitaria dove era in cura da circa un anno per un tumore al colon. Certamente il boss finirà in regime carcerario definito “41bis”. Ma quanti sono in Italia i detenuti al 41bis? In totale sono 759 le persone detenute al cosiddetto “carcere duro”. Sono sparsi in carceri con sezioni apposite in tutta Italia ma con una concentrazione massima all’Aquila, dove sono ben 152, e ad Opera, vicino a Milano, dove se ne contano 100. A Sassari sono 91 e a Spoleto 81. E’ quanto emerge dall’ultima relazione sullo stato della giustizia italiana.

Quanti sono i detenuti al 41 bis in Italia?

Sono 304 le persone alle quali è stata comminata la  sentenza di ergastolo e che sono in 41 bis. Tra questi solo per 204 si tratta di una sentenza definitiva. L’obiettivo del 41 bis, conosciuto anche come “carcere duro”, non è tanto punitivo ma preventivo: la ratio è, cioè, impedire che il detenuto possa comunicare con altri soggetti, sia all’interno che all’esterno del carcere, per proseguire le attività criminose. Un caso classico sono i boss di mafia come Totò Riina, capo della mafia siciliana, a cui si deve togliere la possibilità di dare disposizioni e “governare” la propria cosca ordinando omicidi.

Il 35% dei condannati sono affiliati alla camorra

E del resto sono proprio gli appartenenti alle principali organizzazioni mafiose a comporre la grande maggioranza dei sottoposti al 41 bis, definito in questo modo dall’articolo del codice penale italiano che prevede, appunto, il carcere duro. Come si vede nel grafico in alto, 266 su 759, ovvero circa il 35%, appartengono alla camorra, che quanto a delitti negli ultimi anni ha sorpassato le Cosa Nostra e ‘Ndrangheta. Che seguono con, rispettivamente, 203 e 210 affiliati.

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Che cosa prevede l’art 41 bis?

Si tratta di una disposizione contenuta nella legge Gozzini, varata nel 1986 in realtà con finalità principali diverse da quelle della lotta alla mafia. Mirava infatti soprattutto a una riforma delle norme riguardanti la detenzione in carcere, tra l’altro spingendo verso l’aspetto rieducativo. Vi era però anche una disposizione che stabiliva condizioni particolari dure di carcerazione, il 41 bis, appunto, da applicare originariamente solo in caso di emergenza, come di rivolte carcerarie, che non erano mancate negli anni ’80.

Chi è al 41 bis non può avere contatti con l’esterno

Solo nel 1992, non a caso subito dopo la strage di Capaci, il Parlamento allargò la sua applicazione oltre l’immediata emergenza. In particolare a quei detenuti per mafia che per motivi di sicurezza non avrebbero dovuto avere contatti con l’esterno o con altri carcerati. Negli anni successivi la norma, di natura provvisoria, è stata prorogata fino a divenire permanente nel 2002, e a essere ulteriormente riformata nel 2009 con la previsione che il 41bis può essere applicato fino a 4 anni con proroghe di due anni.

Non si sono solo mafiosi al carcere duro 41 bis

Ci sono però anche 80 detenuti al carcere duro che non appartengono a mafia, camorra e ‘ndrangheta. Si tratta dei 19 che fanno parte della Sacra Corona Unita; di 26 affiliati ad altre mafie siciliane; di due esponenti della Stidda, sempre siciliana e di 24 appartenenti ad altre cosche pugliesi. Solo 3 provengono da mafie lucane. La Basilicata nel panorama del Sud è sempre stato piuttosto ai margini delle attività della criminalità organizzata.

Anche i terroristi sono condannati al carcere duro

Sono molto pochi ma sono presenti anche detenuti in regime di 41 bis per motivi di terrorismo, in particolare islamico. Sono 3 e il regime di detenzione applicato è dovuto al fatto che il 41 bis è stato nel tempo allargato ad altri tipi di reati, oltre a quelli di mafia come, appunto, il terrorismo internazionale. Si può comminare il 41 bis anche a condannati o sotto processo per sequestro di persona, violenza sessuale, prostituzione minorile o pedopornografia.

Le limitazioni previste dal carcere duro

La condanna al 41 bis comporta l’isolamento dagli altri detenuti, anche nell’ora d’aria, la limitazione dei colloqui con i familiari: solo uno al mese, a intervalli regolari, della durata di un’ora, e dietro un vetro. Le autorità carcerare controllano la posta in uscita ed entrata, “salvo quella con i membri del Parlamento o con autorità europee o nazionali aventi competenza in materia di giustizia“, è scritto all’articolo 2. E’ anche prevista una riduzione del numero e del tipo di oggetti che si possono detenere in cella, che è ovviamente singola. Al termine della pena i detenuti in regime di 41 bis possono accedere, se disoccupati, a un supporto psichiatrico e a un “assegno di ricollocamento” che dovrebbe servire per dare loro il tempo di reinserirsi attivamente nella società. Un supporto è previsto anche alle famiglie del detenuto per il tempo in cui questi è in carcere.

Si può fare ricorso contro il 41 bis

Vi sono stati diversi ricorsi contro il 41 bis nel corso degli anni, da parte di organizzazioni per i diritti umani. Una delle principali obiezioni, a parte quelle sulla durezza delle condizioni, è che venga usato per “fare parlare” e che possa condurre alla creazione di falsi pentiti. Certamente rimane uno degli strumenti che ha portato alla maggiore disarticolazione della criminalità organizzata, in particolare della mafia siciliana negli ultimi 30 anni.

I dati si riferiscono al 2020

Fonte: Ministero della Giustizia, relazione annuale

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