Venezuela, Maduro vince le elezioni contestate dall’opposizione
21 mag 11:05 – (Agenzia Nova) – Nicolas Maduro ha vinto di nuovo le elezioni presidenziali in Venezuela con 5.823.728 voti, e con i consensi espressi solo dal 29 per cento degli aventi diritto al voto, in quelle che vengono considerate le elezioni con la piu’ bassa partecipazione al voto nella storia del Venezuela. La notizia e’ stata ripresa da tutti i principali quotidiani spagnoli che sottolineano come l’opposizione abbia gia’ chiesto di ripetere le elezioni a causa delle ripetute violazioni di Maduro relativamente agli accordi pre-elettorali. “Il processo elettorali ha fatto sorgere una serie di domande da parte nostra. Senza dubbio, a causa della mancanza di legittimita’, non riconosciamo il risultato di questo questo processo elettorale”, ha dichiarato Javier Bertucci, tra i principali rivali di Maduro prima che i risultati ufficiali fossero noti. Il presidente del Consiglio nazionale elettorale del Venezuela, Tibisay Lucena, e’ stato incaricato di comunicare i risultati elettorali in cui il principale avversario del presidente Maduro, Henri Falco’n, ha ottenuto solo 1.820.552 voti, mentre il candidato Javier Bertucci 925.042 e Reinaldo Quijada 34.614. Secondo Lucena, questi risultati sono dati “con una partecipazione degli elettori del 46,01 per cento” e “con un totale di 8.603.936 voti validi”. “Il popolo del Venezuela ha parlato e abbiamo chiesto a tutti e tutti, nazionali e internazionali, di rispettare i risultati elettorali e le persone che hanno deciso e lo hanno fatto in pace”, ha dichiarato Lucena.
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“Russiagate”, procuratore Mueller ha fissato al primo settembre il temine dell’inchiesta
21 mag 11:05 – (Agenzia Nova) – Il procuratore speciale Robert Mueller, che indaga nell’ambito dell’inchiesta “Russiagate”, concludera’ l’indagine federale sulla presunta collusione tra la campagna presidenziale di Donald Trump e la Russia entro il primo settembre 2018. Lo ha riferito il 20 maggio uno dei legali di Trump, l’ex sindaco di New York, Rudolph Giuliani, per il quale attendere oltre quella data equivarrebbe ad influenzare impropriamente gli elettori prima dell’appuntamento con il voto di meta’ mandato, il prossimo novembre. La procura ha comunicato ai legali di Trump la data circa due settimane fa nell’ambito dei colloqui per stabilire se il presidente, che non risulta personalmente indagato, verra’ interrogato dal procuratore speciale. Giuliani immagina che la prima data possibile per l’interrogatorio potrebbe essere intorno al giorno dell’Indipendenza, il 4 luglio. Il legale ha sollecitato Mueller ha concludere la parte che riguarda Trump facendo riferimento a quanto accaduto durante le presidenziali, quando l’ex direttore del Federal Bureau of Investigation, James Comey, riapri’ l’inchiesta sulle email della candidata Hillary Clinton, una vicenda che per i Democratici le e’ costata l’elezione a presidente. Successivamente l’Fbi archivio’ la questione.
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Usa, presidente Trump chiede al dipartimento di Giustizia di indagare sulla politicizzazione dell’Fbi
21 mag 11:05 – (Agenzia Nova) – Il presidente Donald Trump ha affermato domenica che chiedera’ al dipartimento per la Giustizia statunitense (Doj) di indagare se il dipartimento stesso o il Federal Bureau of Investigation (Fbi) “si siano infiltrati o abbiano intercettato la campagna elettorale Trump per ragioni politiche”. Un’iniziativa che, per il quotidiano “Washington Post”, potrebbe innescare una battaglia sull’utilizzo di una fonte confidenziale a supporto dell’inchiesta che dovrebbe chiarire gli ipotetici contatti tra la campagna presidenziale del 2016 e la Russia. L’inquilino della Casa Bianca ha scritto sul suo profilo Twitter di voler chiarire se la sorveglianza della sua campagna elettorale, che a quanto pare venne infiltrata da un informatore dell’Fbi, sia frutto di una operazione politica della “amministrazione di Obama”. Il tweet, rimarca la “Washington Post”, sembra una risposta alle recenti notizie dell’utilizzo da parte dell’Fbi di risorse di intelligence per far avanzare l’inchiesta sulle intrusioni russe nelle elezioni.
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Spagna, l’estensione dell’art.155 costringe Torra a governare con Rajoy
21 mag 11:05 – (Agenzia Nova) – Il governo spagnolo prosegue la gestione straordinaria diretta della Catalogna mantenendo pienamente in vigore l’attuazione dell’articolo 155 della Costituzione spagnola, nonostante l’elezione di Quim Torra a nuovo presidente della Generalitat. Il quotidiano “El Pais” riferisce che il blocco dei consiglieri indicati da Torra, tra i quali anche Jordi Turrul, Toni Comin e Lluis Puig, personalita’ che al momento si trovano in carcere o al di fuori del Paese, sta provocando una situazione senza precedenti. Il governo spagnolo presieduto da Mariano Rajoy sta cercando tutte le formule legali a sostegno della non pubblicazione, nella Gazzetta ufficiale della Generalitat, della lista prescelta dal presidente catalano, arrestando cosi’ di fatto l’insediamento dell’esecutivo catalano di Torra. Il quotidiano economico spagnolo “Expansion” aggiunge he il primo ministro spagnolo, Mariano Rajoy, ha tenuto ieri una serie di conversazioni telefoniche con il leader del Partito socialista operaio spagnolo (Psoe), Pedro Sanchez, e con quello di Ciudadanos, Albert Rivera, per comunicare la propria intenzione di studiare la fattibilita’ del governo proposto da Quim Torra e mantenere nel frattempo in vigore l’articolo 155. Torra si rechera’ oggi a Madrid, aggiunge il quotidiano “La Vanguardia”, per visitare i prigionieri politici catalani e per chiedere la fine dell’applicazione dell’articolo 155, che consente ai ministri di Rajoy di continuare a esercitare le competenze di ciascun settore attraverso le alte cariche dell’amministrazione catalana.
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Gran Bretagna, il mancato rinnovo del visto a Roman Abramovich aggrava la tensione con la Russia
21 mag 11:05 – (Agenzia Nova) – La Gran Bretagna non ha rinnovato il visto di ingresso al miliardario russo Roman Abramovich: e’ per questo motivo che il proprietario del club di calcio del Chelsea non ha potuto assistere alla partita in cui la sua squadra sabato scorso ha vinto la finale di FA Cup; la notizia del mancato rinnovo e’ stata rivelata ieri domenica 20 maggio, e secondo il quotidiano londinese “The Times” non manchera’ di rinfocolare le tensioni con la Russia. Fonti del Chelsea hanno cercato di minimizzare, sostenendo che si sia trattato di un semplice ritardo burocratico. Ma, secondo il “Times”, gli ostacoli burocratici opposti dalle autorita’ britanniche ad una personalita’ di alto profilo come Abramovich, un uomo molto vicino al presidente russo Vladimir Putin, sara’ certamente visto dal Cremlino come un altro colpo alla Russia dopo l’espulsione di 23 diplomatici avvenuta in aprile come risposta all’avvelenamento dell’ex spia sovietica Sergei Skripal e di sua figlia. Per di piu’, sottolinea il quotidiano londinese, il mancato rinnovo del visto di Abramovic e’ arrivato in un momento in cui il governo britannico sta rivedendo lo status di oltre 700 miliardari russi che risiedono in Gran Bretagna: nelle ultime settimane infatti molte voci si erano levate nell’opinione pubblica per chiedere un giro di vite contro “lo sporco denaro russo”. E in un rapporto pubblicato oggi lunedi’ 21 maggio la commissione Esteri del Parlamento afferma che i “complici di Putin” si sono stabiliti nella piazza finanziaria londinese per trasformarla in una base dei loro “affari corrotti” e che questo farebbe parte della strategia della Russia per minare la sicurezza nazionale della Gran Bretagna: il lassismo mostrato finora dal governo sulla questione, si legge inoltre nel rapporto, consente ai “cleptocrati ed ai responsabili di abusi dei diritti umani di tutto il mondo di utilizzare la City di Londra per riciclare il denaro guadagnato illecitamente ed aggirare le sanzioni internazionali”. Cosi’ facendo, afferma la commissione Esteri, il governo britannico “mette i denaro direttamente nelle mani di regimi che vogliono danneggiare la Gran Bretagna, i suoi interessi ed i suoi alleati”: la premier britannica Theresa May, intima il rapporto parlamentare, a questo punto deve dare un seguito concreto alla sua “retorica muscolare” enunciata contro gli oligarchi russi all’indomani del “caso Skripal”.
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Francia, arriva in Parlamento la “legge alimentazione”
21 mag 11:05 – (Agenzia Nova) – Dopo sei mesi di discussioni tra gli attori della filiera alimentare, la “legge alimentazione” arriva nel Parlamento francese. Ne parla “Le Figaro”, spiegando che il testo deve entrare in vigore a partire dal prossimo autunno. Molto atteso in Francia, il progetto e’ formato da 17 articoli e rappresenta “la concretizzazione degli Stati generali dell’alimentazione”, l’appuntamento tenutosi nel 2017 su volonta’ del presidente Emmanuel Macron per uscire dalla crisi agricola e mettere fine alla guerra dei prezzi. Per dare maggior peso agli agricoltori, la legge li invita ad organizzarsi in associazioni di produttori. Previsto anche un meccanismo per i prezzi che inserisca indicatori per i costi della produzione agricola, in modo da definire una base per ogni settore della filiera. L’Autorita’ per la concorrenza sara’ incaricata di controllare l’impatto di queste misure sui prezzi. Un’attenzione particolare anche alla qualita’ della produzione, con lo sviluppo del biologico nel settore della ristorazione collettiva. In Francia questo argomento e’ al centro di un forte dibattito da quindici anni.
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Francia, i partiti formano i giovani militanti alla carriera politica
21 mag 11:05 – (Agenzia Nova) – In Francia i partiti politici spingono i loro giovani militanti a formarsi sui banchi di scuola. E’ quanto afferma “Le Figaro”, spiegando che il Front National, i Repubblicani e la France Insoumise hanno organizzato corsi e scuole per indirizzare tutti coloro che vogliono iniziare una carriera in politica. Anche il partito del presidente Macron, La Re’publique en Marche, avra’ presto il suo istituto di formazione, diretto da sindaco di Besançon, Jean-Louis Fousseret. “L’obiettivo e’ quello di accompagnare l’impegno sotto tutte le sue forme” fanno sapere dalla sede del partito. Il quotidiano ricorda che il modello ricalca quello del vecchio Partito comunista francese, che si occupava della “formazione ideologica” dei suoi militanti. L’ex deputata del Front National, Marion-Marechal Le Pen, sta per lanciare un’accademia politica, anche se il partito gia’ dispone della sua sezione giovanile: il Front National de la Jeunesse. I Repubblicani, invece, hanno affidato al deputato Julien Aubert la creazione di una scuola per futuri dirigenti, con un budget di 150mila euro all’anno. La France Insoumise organizza corsi su Internet con video che arrivano anche a 50mila visualizzazioni.
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Germania, si allarga lo scandalo delle irregolarita’ nell’accoglimento delle domande di asilo
21 mag 11:05 – (Agenzia Nova) – Lo scandalo delle irregolarita’ nell’accoglimento delle domande di asilo da parte dell’Ufficio federale per la migrazione e i rifugiati tedesco (Bamf) sembra destinato ad allargarsi. Secondo le informazioni fornite dalla “Augsburger Allgemeine”, si sono verificate anche irregolarita’ negli uffici di Karlsruhe, Giessen e Bingen am Rhein. Il ministero dell’Interno tedesco per ora non ha confermato ne’ smentito l’indiscrezione. Il direttore dell’Ufficio federale, Jutta Cordt, ha affermato che per ora non ci sono prove di manipolazioni deliberate in altri uffici oltre a quello di Brema. Presso gli uffici succitati, il tasso di accoglimento delle domande di asilo sarebbe significativamente superiore alla media nazionale. Il vicesegretario dei Liberali (Fdp), Stephan Thomae, ha denunciato numerose “incongruenze” nel modo in cui il Bamf e il ministero dell’Interno hanno condotto il caso. “Ovviamente, la portata degli eventi e’ stata nascosta, oppure hanno gli occhi bendati”, ha commentato. Il ministro dell’Interno della Bassa Sassonia, il socialdemocratico Boris Pistorius, considera a rischio la fiducia dei cittadini nello Stato. “Soprattutto nel caso della piu’ importante autorita’ federale in materia di rifugiati e asilo, i responsabili devono garantire che i cittadini possano continuare a fidarsi dello Stato”, ha dichiarato Pistorius al “Rheinische Post”. Il responsabile provvisorio del Bamf di Brema, Josefa Schmid, e’ sotto pressione da parte delle autorita’ federali. Il Bamf vuole riesaminare circa 18.000 decisioni di asilo concesse dal 2000. Ad oggi sono state effettuate verifiche casuali su circa 4.500 casi a caso dal 2013 al 2016. Stando a indiscrezioni dello “Spiegel”, i richiedenti asilo – tra essi anche trafficanti di esseri umani e soggetti pericolosi – pagavano 1.000 euro ad un avvocato per vedersi assicurato l’asilo entro pochi mesi.
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Italia, programma M5s Lega: per il politologo Grasse “l’Italia sta diventando piu’ sicura di se'”
In una lunga intervista rilasciata al quotidiano tedesco “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, il politologo Alexander Grasse fa il punto delle trattative tra Movimento 5 stelle e Lega per la formazione di un nuovo governo di orientamento “populista” in Italia. Il politologo sottolinea che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha molti piu’ poteri sostanziali rispetto a quelli del Capo di Stato tedesco, ed ha piu’ volte annunciato che e’ intenzionato a utilizzarli per far si’ che il nuovo governo rispetti gli accordi con l’Europa. Tuttavia i due partiti, Movimento 5 stelle e Lega, hanno ottenuto circa il 50 per cento del consenso degli italiani, pertanto e’ giusto che il presidente conceda alle due forze politiche la possibilita’ di governare. Mattarella potrebbe chiedere voce in capitolo nell’assegnazione dei ministeri degli Esteri, della Finanza e dell’Interno, che sono particolarmente rilevanti nella politica europea.Grasse avanza dubbi sulle coperture economiche del documento programmatico concordato dai due partiti: combattere l’evasione fiscale e semplificare l’amministrazione pubblica di per se’ non e’ sbagliato, ma non e’ sufficiente. Ultimo ma non meno importante, deve essere d’accordo con il candidato per il posto di Primo ministro, e insistera’ su una persona che possa rappresentare adeguatamente l’Italia all’estero. Secondo il politologo, il programma porta in modo molto chiaro la firma della Lega, con molti piu’ anni di esperienza politica dei 5 stelle, con punti come quelli che riguardano i centri di detenzione, il numero di 500 mila immigrati illegali da rimpatriare, e un cambiamento nella richiesta di un reddito minimo di base voluto dai 5 stelle. Cio’ che evidentemente manca, secondo Grassem e’ un punto sul mercato del lavoro e sulle politiche occupazionali. Si tratta di un’assenza sorprendente, secondo l’intervistato, perche’ i 5 stelle avevano fatto di questo punto un cavallo di battaglia della loro campagna elettorale, soprattutto al Sud. Assente anche una eventuale patrimoniale, mentre permane la “flat tax” promossa dalla Lega, con elementi progressivi e due scaglioni al 15 e 20 per cento per le imposte sul reddito. Nei sondaggi, in caso di nuove elezioni la Lega e’ data in forte crescita al 25 per cento delle preferenze, mentre i 5 stelle appaiono in leggera flessione. Una volta al governo, afferma Grasse, saranno molto probabili conflitti, avendo i due partiti priorita’ differenti. Nei confronti dell’Europa, pur essendo state ridimensionate dalle prime bozze le richieste piu’ eclatanti, come quella dell’abbuono di 250 miliardi di debito da parte della Bce, rimane la volonta’ di rinegoziare il patto fiscale. Nel complesso, afferma Grasse, l’Unione dovra’ adattarsi a un’Italia molto piu’ esigente e sicura di se’. Lo si nota nell’intenzione di riconsiderare la politica delle sanzioni alla Russia, che invece Movimento 5 stelle e Lega chiedono di riabilitare come interlocutore dell’Europa. Anche gli interessi nel Mediterraneo sono al centro dell’attenzione dei due partiti. Tuttavia, secondo Grasse, mentre la Lega e’ certamente un negoziatore difficile, data la sua forte vocazione sovranista, i 5 stelle sono piu’ duttili e aperti al compromesso, non ultimo per la loro necessita’ di riconoscimento, anche in Europa. Se si riuscira’ a integrare le forze populiste italiane nell’alveo della politica comunitaria attraverso riforme credibili e sostanziali della Ue, nel senso di un’Europa piu’ sociale e un rafforzamento del Parlamento europeo, l’Italia potrebbe sostenere Germania e Francia nella riforma dell’Unione, conclude Grasse; ma cio’ presuppone innanzitutto che Berlino si avvicini finalmente al presidente francese Emmanuel Macron e alla sue richieste di approfondimento dell’integrazione comunitaria.
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Italia, per il “Guardian” le politiche della coalizione populista hanno un senso, sono le regole dell’eurozona che sono assurde
21 mag 11:05 – (Agenzia Nova) – Il quotidiano laborista britannico “The Guardian” pubblica un’analisi delle politiche economiche auspicate dalla coalizione di governo che si va formando in Italia tra il Movimento 5 stelle (Ms) e la Lega, che va controcorrente rispetto all’ortodossia delle regole dell’Eurozona. Secondo l’analista Larry Elliott, infatti, la partecipazione alla moneta unica europea ha significato la cessione della sovranita’ politica dell’Italia nelle mani della tecnocrazia europea e ha comportato due decenni di stagnazione per l’economia del paese e per il livello di vita dei suoi cittadini. Il “Guardian” sostiene che le politiche fiscali espansive propugnate dalla coalizione M5s-Lega sono una soluzione concreta per rilanciare definitivamente l’economia dell’Italia, ma prevede anche che esse susciteranno certamente una reazione durissima da parte dei mercati finanziari e delle altre capitali europee. Il nuovo governo italiano quindi, profetizza il quotidiano laborista britannico, prevedibilmente si trovera’ nella stessa identica situazione dei governi che l’hanno preceduto nei due decenni trascorsi: essere nell’Eurozona e’ una maledizione, ma uscire dall’euro potrebbe persino peggiorare le cose. Da parte loro, ricorda il commentatore del “Guardian”, le autorita’ europee sono consapevoli della necessita’ di riformare profondamente le fondamenta stesse dell’unione monetaria; ma ci sono scarsissime probabilita’ che le proposte avanzate abbiano successo e, per il momento, le regole impongono ai paesi membri un unico modo per diventare piu’ competitivi, cioe’ attraverso una deflazione interna: cio’ significa piu’ tagli e piu’ austerita’. Un tempo, ricorda l’analista Larry Elliott, l’ex primo ministro conservatore britannico William Hague paragono’ l’euro a un palazzo in fiamme e privo di qualsiasi uscita di sicurezza: l’esperienza dell’Italia ha dimostrato che Hague aveva assolutamente ragione. Il rischio concreto che l’Eurozona ora corre, conclude l’articolo del “Guardian”, non e’ piu’ che un paese per salvare se’ stesso dalla camicia di forza dell’euro si butti dalla finestra, ma che alla fine il palazzo della moneta unica europea crolli con tutti i suoi abitanti intrappolati all’interno.
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