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Made in Italy, nel disegno di legge governativo un set di norme anche favore delle ‘imprese culturali e creative’

Questa volta il plauso non può mancare, al di là dell’abituale entusiasmo cui ci ha abituati la senatrice leghista Lucia Borgonzoni, Sottosegretaria alla Cultura (Mic) con delega al Cinema ed all’Audiovisivo, e – non meno importante – alle industrie culturali e creative.

La notizia è senza dubbio significativa: è stato appena “bollinato” il Disegno di Legge governativo sul “Made in Italy”, attraverso il quale viene introdotta la definizione di “impresa culturale e creativa” (così prevede l’articolo 19), che potrà essere utilizzata anche nella denominazione sociale degli enti. Si ricorda che con il termine “bollinato”, si intende che la Ragioneria Generale dello Stato (Rgs) ha riscontrato la corretta quantificazione dell’onere recato dal provvedimento e l’idoneità della relativa copertura finanziaria.

Il provvedimento inizia ora il suo iter in Parlamento.

Per l’Italia, si tratta senza dubbio di una iniziativa innovativa, formale e sostanziale.

Va comunque ricordato che il provvedimento, avendo la forma del Ddl, è solo una proposta normativa che deve essere sottoposta al vaglio del Parlamento, ma, data la sostanziale stabilità della maggioranza, si ha ragione di prevedere che possa presto divenire legge dello Stato.

Lucia Borgonzoni rivendica che si tratta di una “una grande conquista per le imprese culturali e creative: attraverso il Disegno di legge sul Made in Italy il Ministero della Cultura introdurrà misure e strumenti mirati alla promozione e allo sviluppo del settore. Si aprirà così un nuovo capitolo della strategia messa a punto dal Mic per l’economia creativa italiana”.

E ricorda che l’iniziativa è coerente con quanto realizzato dal Governo nei mesi scorsi, attraverso il percorso avviato con l’investimento di complessivi 155 milioni di euro da fondi Pnrr per la “transizione digitale” e la “transizione green” della filiera, che, con questo provvedimento, “acquisterà stabilità grazie a nuovi fondi e alla possibilità di effettuare una programmazione di lungo periodo”. A questa iniziativa, ovvero ai bandi che il Mic ha affidato ad Invitalia, denominati con l’acronimo “Tocc” – “Transizione Organismi Culturali e Creativi”, abbiamo dedicato molta attenzione, anche su queste colonne, apprezzando come, per la prima volta lo Stato accomunasse le imprese commerciali alle associazioni culturali ed agli enti del terzo settore, consentendo a tutte queste tipologie di enti di accedere a fondi finalizzati alla creazione e promozione di cultura (vedi “Key4biz” del 30 settembre 2022, “Imprese culturali e creative, il 3 novembre il varo dei bandi Pnrr da 155 milioni” ).

Nasce l’“Albo delle Imprese Culturali e Creative di Interesse Nazionale”, si prospetta un “Piano Nazionale Strategico per la Promozione e lo Sviluppo delle Imprese Culturali e Creative”

Nel Disegno di Legge presentato dal Governo, sono previste importanti novità, oltre alla definizione di “impresa culturale e creativa”; viene istituito un “Albo delle imprese culturali e creative di interesse nazionale” (art. 20), e la concessione (art. 21) di contributi a fondo perduto per 3 milioni di euro l’anno, dotazione questa ovviamente modestissima, ma destinata ad essere incrementata in-progress.

Nel provvedimento, viene inoltre istituito uno strumento di gestione delle attività con programmazione triennale: il “Piano Nazionale Strategico per la Promozione e lo Sviluppo delle Imprese Culturali e Creative” (art. 22).

La Sottosegretaria ha anche ricordato che è stato avviato il primo censimento nazionale delle imprese culturali e creative in collaborazione con l’Istat. E tante volte – anche su queste colonne – abbiamo segnalato (anzi denunciato) il perdurante grave deficit di conoscenze sulla struttura del sistema culturale italiano (vedi, da ultimo, “Key4biz” del 26 luglio 2023, “Fondazione Symbola e Impresa Cultura Italia: nuovi numeri (fantasiosi?) sulla struttura e l’economia del sistema culturale italiano”). Confidiamo che questa iniziativa, affidata dal Ministero della Cultura all’Istat, possa determinare un salto di qualità…

Secondo il Disegno di Legge, possono assumere la qualifica di “impresa cultura e creativa” (da cui l’acronimo “Icc”) tutti gli enti – indipendentemente dalla loro forma giuridica – che hanno per oggetto sociale l’ideazione, la creazione, la produzione, lo sviluppo, la diffusione, la promozione, la conservazione, la ricerca, la valorizzazione o la gestione di beni, attività e prodotti culturali.

Si prevede la creazione di una sezione apposita presso le Camere di Commercio, nella quale potranno convergere gli enti che ideano, creano, producono, sviluppano, diffondono, promuovono, conservano, valorizzano e gestiscono beni, attività e prodotti culturali inerenti a musica, audiovisivo e radio, moda, architettura e design, arti visive, spettacolo dal vivo, patrimonio culturale materiale e immateriale, artigianato artistico, editoria, libri e letteratura…

Il Fondo per lo Sviluppo delle Attività Culturali e Creative è finalizzato a sostenere la formazione di “nuova impresa”, collaborazioni interdisciplinari, misure per l’accesso al credito… Con decreto del Ministro della Cultura, di concerto con il Ministro delle Imprese e del Made in Italy e con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, verranno stabilite le modalità per la concessione e per l’utilizzo delle risorse.

Si prevede anche la predisposizione di misure per favorire l’accesso al credito, e per favorire lo sviluppo del settore anche mediante studi e attività di promozione e valorizzazione e promozione della ri-localizzazione in Italia (“reshoring”) delle imprese e dell’aggregazione di imprese appartenenti ai settori dell’artigianato artistico e di tradizione, del vetro artistico, del cinema e audiovisivo e in generale delle imprese culturali e creative…

Il Piano triennale nazionale strategico per la promozione e lo sviluppo delle imprese culturali ha come finalità l’incentivazione della collaborazione e del coordinamento tra le diverse Pubbliche Amministrazioni, la formazione di adeguate competenze (con particolare attenzione agli sviluppi tecnologici) e la promozione all’estero. Per conoscere tutti i dettagli del Piano, bisognerà però attendere, entro 12 mesi dall’entrata in vigore della legge, il decreto attuativo del Ministero della Cultura, di concerto con il Ministro delle Imprese e del Made in Italy.

Al di là delle “qualifica” di Icc e del “fondo” di sostegno, finalmente una strategia di Paese e “di sistema” per le imprese culturali e creative, tra società e economia?

L’elemento di maggiore novità di queste misure dedicate alle “Icc” non si esaurisce unicamente nella nascita di una “qualifica” loro riservata, o nella previsione di un “fondo” di sostegno e di sviluppo – iniziativa, peraltro, non nuova, se si ricorda che già con la Legge di Bilancio 2021 (la legge n. 178/2020, “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023”) era stato introdotto un Fondo, pressoché analogo, per le “Pmi” ovvero per le piccole e medie imprese creative…

In effetti, nel 2021 il Ministero dell’Economia, di concerto con il Ministero della Cultura, ha istituito il “Fondo Imprese Creative” allo scopo di favorire la nascita, lo sviluppo e il consolidamento delle “micro”, “piccole” e “medie” imprese culturali e creative italiane, con una dotazione iniziale di 40 milioni di euro per il biennio 2021-2022. Giancarlo Giorgetti (Lega Salvini) e Dario Franceschini (Partito Democratico), rispettivamente allora alla guida del Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministero della Cultura, hanno apposto il 18 novembre 2021 le proprie firme sul decreto attuativo relativo ai nuovi aiuti rivolti alle imprese creative e culturali presenti nel Paese. Si è trattato di una modalità differente dal solo contributo a fondo perduto, che era stato comunque previsto, ma veniva affiancato a forme di finanziamento agevolato, strumento solitamente adottato come incentivo alle imprese di altri settori economici, e a una quota necessaria di risorse proprie non coperta da alcuna agevolazione. Va ricordato che l’idea primigenia di questo fondo la si deve all’ex Sottosegretario Gian Paolo Manzella (Governo guidato da Giuseppe Conte, in carica da settembre 2019 al febbraio 2021), del Partito Democratico (vedi “Key4biz” del 3 dicembre 2021, “In arrivo il Fondo per il Settore Creativo: 20 milioni per il 2021 e 20 milioni per il 2022”).

A quell’impegno, commendevole ma timido, subentra ora un approccio più strategico.

La novità sostanziale è legata, piuttosto, all’approccio adottato nel tentativo di costruzione di una strategia che punta, sia nella forma che nella sostanza, alla filiera culturale e creativa come elemento di crescita del Paese, sottolineando in questo modo la connessione realmente esistente tra cultura, società e sviluppo economico.

Il quadro delle misure previste per la promozione del patrimonio culturale stabilisce, inoltre, l’estensione delle competenze, anche di gestione e valorizzazione economica, del Ministero della Cultura anche ai beni culturali immateriali, intesi come beni intangibili espressione dell’identità culturale italiana, lasciando intatte quelle relative ai beni paesaggistici, spettacolo, cinema e audiovisivo.  Viene, inoltre, attribuita agli istituti e ai luoghi di cultura la possibilità di registrare il marchio che li caratterizza e, nell’ottica di incrementare la capacità di autofinanziamento, gli stessi potranno concederne l’uso a terzi a titolo oneroso…

Quattro specifici articoli sulle “Imprese culturali e creative” all’interno di una complessa architettura normativa per la tutela e la promozione del “Made in Italy”

Il Disegno di Legge sul Made in Italy, che contiene una serie di misure volte a incentivare il sistema imprenditoriale di eccellenza italiana, è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il 31 maggio, con procedura d’urgenza.

Si tratta di una proposta normativa complessa ed ambiziosa, che interviene su una pluralità di fronti…

Basti osservare che è formato da ben 50 articoli.

Basti pensare – per comprendere la vastità del “perimetro” di intervento – che il provvedimento recita “su proposta del Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, del Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani, del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, del Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, del Ministro della Giustizia Carlo Nordio, del Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida, del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, del Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, del Ministro del Turismo Daniela Santanchè, del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin e del Ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità Eugenia Roccella”…

In occasione della presentazione, il Ministro Adolfo Urso (Fratelli d’Italia) mostrò grande entusiasmo, sostenendo che si trattava di un “provvedimento strategico” per l’Italia.

Viene istituito il “Fondo Strategico Nazionale del Made in Italy”, con una dotazione iniziale significativa, trattandosi di 1 miliardo di euro.

Tante e variegate le iniziative, ci limitiamo qui a segnalarne alcune, al di là dei 4 articoli dedicati alle imprese culturali e creative, sui quali ci siamo fin qui soffermati.

Uno stanziamento di 10 milioni di euro è rivolto al potenziamento delle iniziative di autoimprenditorialità e imprenditorialità femminile, ed è stato previsto il rifinanziamento di altri incentivi, come quelli per l’acquisto di servizi di consulenza per i brevetti.

È stato considerato anche il sostegno al settore fieristico, mediante finanziamenti dedicati alle imprese del settore.

Vengono inserite particolari misure settoriali a sostegno delle principali filiere di eccellenza, come quelle del tessile, dei prodotti orafi, del legno-arredo, della nautica e della ceramica.

Tra le altre misure rilevanti, vi è la creazione di un contrassegno ufficiale di origine italiana delle merci, apponibile su base volontaria, l’utilizzo della “blockchain” per la certificazione delle filiere, la creazione di un catalogo nazionale per il censimento delle soluzioni conformi alla normativa in vigore per la tracciabilità delle filiere, lo sviluppo e l’utilizzo della tecnologia basata sui registri distribuiti (Dlt), il finanziamento di consulenze per l’avvio di attività nel Metaverso, l’incentivazione al processo di associazione tra produttori e, importante, la redazione di un disciplinare per le produzioni artigianali e industriali in vista del prossimo regolamento europeo sulle Igp non alimentari…

Al riguardo, è contemplata anche l’istituzione di un fondo per la protezione delle Indicazioni Geografiche Italiane.

L’avvio del “Liceo del Made in Italy” – che suscitò molta attenzione da parte dei media – è previsto per l’anno scolastico 2024/2025. Nel Liceo del Made in Italy, verranno insegnati anche economia e gestione delle imprese del Made in Italy, modelli di business nelle industrie dei settori della moda, dell’arte e dell’alimentare, e Made in Italy e mercati internazionali…

Torneremo presto sui 4 articoli di questo Disegno di Legge dedicati alle “icc”, iniziativa che senza dubbio merita il plauso di tutti coloro che operano nel sistema culturale italiano.

[ Nota: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale”. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.

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