Francia, nuovi guai per il presidente Macron contestato dalla sua stessa base
24 lug 11:10 – (Agenzia Nova) – Nuovi guai per il neo presidente francese Emmanuel Macron: come se non bastasse il sondaggio mensile che ha registrato un brusco calo del 10 per cento della sua popolarita’, un crollo mai registrato dopo un solo mese dall’elezione di un presidente che ne sancisce la fine della “luna di miele”, una trentina di dirigenti locali si sono rivolti alla magistratura per contestare lo statuto del partito presidenziale La Re’publique en Marche (Lrem, “La Repubblica in Marcia”; ndr); riferisce il quotidiano “Le Parisien”. I militanti in questione chiedono che sia annullato il voto online sul testo, che e’ iniziato ieri domenica 23 luglio e che dovrebbe concludersi lunedi’ prossimo 31 luglio: la prima udienza e’ stata fissata per domani martedi’ 25 al tribunale di Cre’teil, alle porte di Parigi. I contestatori accusano i vertici Lrem di “mancanza di democrazia interna” e soprattutto denunciano che il nuovo statuto e’ stato messo ai voti senza dar tempo alla base di sviluppare un vero dibattito sul testo. Quello degli animatori locali, racconta il “Parisien”, e’ un malessere nato sin dalla Convenzione nazionale del movimento svoltasi l’8 luglio scorso per raccogliere le truppe dopo la tumultuosa campagna che ha portato alla vittoria nelle elezioni presidenziali di maggio ed in quelle parlamentari di giugno: allora ai rappresentanti dei comitati locali furono sottoposti solo degli estratti dello statuto che dovrebbe dare forma al nuovo partito politico, e che pero’ molti militanti giudicano lontano dallo spirito originario del movimento. La direzione Lrem non sembra temere questa fronda, sottolinea che nella vita di ogni organizzazione ci sono degli scontenti ed insinua che quelli che si sono rivolti alla magistratura sarebbero amareggiati per non essere stati candidati al Parlamento. Resta tuttavia il fatto, nota il “Parisien”, che questi “frustrati” rappresenterebbero ben 600 dei 3.200 comitati locali del nuovo partito del presidente Macron: insomma, un campanello d’allarme.
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Cattaneo lascia Telecom Italia, in conflitto con Vivendi
24 lug 11:10 – (Agenzia Nova) – Il consiglio di amministrazione di Telecom Italia si riunira’ oggi lunedi’ 24 luglio per ratificare le dimissioni dell’amministratore delegato Flavio Cattaneo: lo anticipa il quotidiano economico francese “Les Echos”, che attribuisce la partenza del 54enne manager ai contrasti sorti nelle ultime settimane con i vertici di Vivendi, azionista di riferimento di Telecom Italia con il 24 per cento del capitale. Il giornale cita fonti raccolte dall’agenzia di stampa anglosassone “Reuters” che sostengono come a far precipitare i rapporti sarebbe stata la gestione da parte di Cattaneo del contenzioso con il governo italiano in merito alla stesura della rete della rete in fibra ottica per l’accesso a banda larga ad internet; secondo tale interpretazione quindi il gruppo multimediale francese, gia’ sotto pressione in Italia per la sua crescente influenza sullo storico operatore telefonico e per lo scontro sul gruppo televisivo italiano Mediaset con la famiglia Berlusconi, non avrebbe gradito di essere coinvolto in una polemica supplementare. A rimpiazzare Cattaneo dovrebbe essere un triumvirato, scrive “Les Echos” citando informazioni diffuse dall’agenzia di stampa “France Presse” (Afp): il nuovo direttore delle operazioni diventerebbe quindi l’israelo-brasiliano Amos Genish, attualmente responsabile di Vivendi per la convergenza multimediale, che lavorera’ a stretto contatto con Giuseppe Recchi, attuale vice presidente di Telecom Italia, e con l’attuale presidente Arnaud de Puyfontaine, che ricopre anche la carica di amministratore delegato di Vivendi. Dopo Marco Patuano, Cattaneo e’ il secondo amministratore delegato a lasciare Telecom Italia da quando Vivendi ha avviato la sua scalata per prenderne il controllo: “Quello di Cattaneo e’ un divorzio prematuro”, scrive “Les Echos” citando il giudizio degli analisti dello studio Equita Sim, “che rischia di minare la fiducia degli investitori per il completamento del piano industriale sull’orizzonte del 2019”.
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Venezuela, Maduro avverte: ‘uno a uno’ prenderemo i giudici nominati dall’opposizione
24 lug 11:10 – (Agenzia Nova) – L’avvertimento arriva in diretta televisiva per bocca dello stesso presidente Nicolas Maduro. Le autorita’ venezuelane prenderanno “uno a uno” i magistrati del Tribunale supremo di giustizia (Tsj) nominati la settimana scorsa dal Parlamento. Le toghe, ha detto Maduro, stanno “usurpando” le funzioni e per questo si procedera’ inoltre a congelare i loro beni e i conti correnti. La prima “vittima” del nuovo capitolo di un infinito braccio di ferro tra governo e opposizioni e’ Angel Zerpa, professore di diritto arrestato sabato dai servizi di sicurezza. Si tratta di uno dei 33 giuristi nominati dal Parlamento in un gioco di delegittimazione tra istituzioni che parte da lontano. L’Assemblea nazionale e’ composta in maggioranza da membri dell’opposizione e il governo da tempo non ne riconosce le funzioni. Tra questi c’e’ la nomina dei magistrati del Tsj a maggioranza assoluta. I giudici attuali sono stati pero’ eletti con un procedimento che le opposizioni contestano ed e’ per questo che hanno proceduto alla nomina di un collegio “parallelo”. La procura generale ha immediatamente chiesto notizie sul destino di Zerpa rivendicandone la liberazione. Il tutto si produce a una settimana dalla celebrazione del voto per comporre l’Assemblea costituente, appuntamento che sta diventando cruciale per capire in che modo potra’ evolvere la crisi del paese. Il governo presenta la Costituente come strumento per la ripresa del dialogo interno e scarta ogni appello della comunita’ internazionale a non convocare le urne. Le opposizioni hanno rappresentato il loro no partecipando in massa al referendum informale che chiedeva se procedere alla redazione di una nuova Carta e alla nascita di fatto di un organismo che potrebbe sostituire nelle funzioni l’attuale parlamento. La protesta avra’ un nuovo momento clou da mercoledi’, con la convocazione di un nuovo sciopero di 48 ore in tutto il paese. Nelle ultime ore si e’ diffusa la notizia che a Caracas e’ sbarcato l’ex presidente del governo spagnolo Jose’ Luis Rodriguez Zapatero, uno dei mediatori internazionali piu’ coinvolti nella crisi. A lungo oggetto di critiche da parte delle opposizioni per i suoi contatti con Maduro, e’ stato di recente apprezzato per il ruolo svolto nella concessione dei domiciliari per Leopoldo Lopez, principale oppositore al governo. Ed e’ anche per il ruolo svolto dal leader socialista che il quotidiano “El Pais” rivendica il peso della Spagna nella crisi. Un protagonismo che Madrid “non puo’ abbandonare”, scrive la testata nell’editoriale: “Dinanzi alla gravita’ di cio’ che sta per succedere nel paese sudamericano, la Spagna deve guidare uno sforzo che unisce i paesi europei, latinoamericani e gli Stati Uniti; l’obiettivo e’ far arrivare al regime chavista un messaggio inequivocabile sulle conseguenze che avra’ la distruzione definitiva del sistema democratico venezuelano”.
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Usa, 9 migranti morti per il calore nel rimorchio di un camion
24 lug 11:10 – (Agenzia Nova) – Ha destato scalpore negli Usa la tragica scoperta operata dalle forze dell’ordine domenica, presso il parcheggio di un grande magazzino Walmart a San Antonio. 39 migranti centroamericani, perlopiu’ minori, sono stati abbandonati all’interno del rimorchio non condizionato di un tir in sosta a San Antonio, sotto il sole torrido dell’estate texana. Le autorita’ sono intervenute su segnalazione di un commesso del centro commerciale, insospettito da un uomo in stato confusionale che gli chiedeva disperatamente dell’acqua. La polizia e i soccorsi intervenuti sul posto si sono trovati di fronte ad una scena orribile: dei 39 migranti stipati a bordo del camion, non si sa bene ancora da dove e per quanto tempo, otto erano gia’ deceduti a causa del calore, e un altro e’ morto di li’ a poco in ospedale. Ben 30 migranti – tutti “stranieri privi di documenti” – sono stati ricoverati d’urgenza in condizioni gravi, diversi tra loro hanno subito infarti a causa del calore e subito danni cardiaci o cerebrali probabilmente permanenti. Le autorita’ che indagano sul caso sospettano che la scoperta si ricolleghi a una rete criminale per il traffico di esseri umani attraverso il confine tra Stati Uniti e Messico. Il console messicano Reyna Torres ha gia’ confermato che tra i morti e i ricoverati figurano cittadini messicani. Stando alle prime ricostruzioni delle forze dell’ordine, ad un certo punto sarebbero stati stipati a bordo del rimorchio sino a 100 immigrati irregolari: le riprese di una videocamera di sorveglianza mostra un viavai di autovetture che ne raccoglie alcuni alla spicciolata, e questo confermerebbe agli investigatori che dietro l’episodio si cela l’operato di una organizzazione complessa. L’autista dell’automezzo e’ gia’ stato identificato e arrestato: di tratta del 60 enne James M. Bradley. Solo due settimane fa, ricorda la stampa Usa, le autorita’ di Houston avevano sventato per un soffio una tragedia simile: 12 immigrati, inclusa una ragazza, erano stati rinvenuti all’interno di un container in un parcheggio. Il tragico caso di cronaca irrompe sul dibattito relativo alla sicurezza del confine tra Stati Uniti e Messico, con il presidente Usa Donald Trump deciso a erigere un muro per bloccare il traffico di droga ed esseri umani dal paese vicino.
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Usa, i Repubblicani stanno dilapidando il trionfo elettorale dello scorso novembre
24 lug 11:10 – (Agenzia Nova) – Il Partito repubblicano statunitense ha conquistato sei mesi fa il controllo totale del governo federale, ottenendo alle elezioni di novembre la maggioranza di entrambe le camere del Congresso e la Casa Bianca. Da allora, i conservatori si accapigliano in scontri e recriminazioni interne che hanno impedito di sbloccare l’attivita’ legislativa; dopo il fallimento del tentativo di riforma della sanita’, la scorsa settimana, il Partito repubblicano pare caduto in una vera e propria crisi. La ragione e’ presto detta, scrive la “Washington Post”: i deputati e senatori repubblicani non tollerano la figura del “loro” presidente, l’outsider Donald Trump, che ha sottratto loro la base elettorale, l’agenda e il controllo del partito. Il Partito repubblicano e’ ridotto “a una serie di tribu’ con molteplici agende, che ciascuna cerca di imporre”, ha recentemente commentato il deputato repubblicano Tom Macarthur. Per Trump,il blocco del Congresso causato dai riottosi esponenti del partito di cui ha vinto le primarie si traduce nello stallo dei piu’ importanti punti dell’agenda presidenziale, a partire dalla riforma del fisco e dal grande rinnovo della rete infrastrutturale nazionale. “E’ davvero triste che i Repubblicani, inclusi molti che hanno ottenuto la poltrona grazie al sottoscritto, facciano cosi’ poco per sostenere il presidente”, ha scritto Trump su Twitter domenica, dando cosi’ pubblicamente prova del suo stato di frustrazione. A Capitol Hill, molti deputato repubblicani replicano accusando proprio il presidente di non aver fatto abbastanza per placare i dissidi interni al partito, e di complicare il quadro con i continui drammi interni all’amministrazione presidenziale: da ultime, la scorsa settimana, le dure critiche rivolte dal presidente al suo procuratore generale, Jeff Sessions. Per provare a rimettere in riga deputati e senatori, Trump sta mobilitando i donatori del partito, che potrebbero privare del loro sostegno i parlamentari piu’ riottosi alle elezioni di medio termine del 2018.
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Regno Unito, un governo Corbyn lascerebbe il mercato unico
24 lug 11:10 – (Agenzia Nova) – In evidenza sul quotidiano britannico “The Guardian” un’intervista di Jeremy Corbyn, leader del Labour, principale partito di opposizione del Regno Unito, al programma televisivo “The Andrew Marr Show”, trasmesso dall’emittente pubblica Bbc: il numero uno laborista ha dichiarato che sotto la sua guida il paese uscirebbe dal mercato unico europeo, perche’ l’appartenenza e’ strettamente legata a quella all’Unione Europea, e punterebbe a un accordo di libero scambio senza tariffe. Queste le sue parole: “Il mercato unico e’ dipendente dall’appartenenza all’Ue. Abbiamo detto da tempo che vogliamo un accesso senza tariffe al mercato europeo e una partnership con l’Europa in futuro. Le due cose sono inestricabilmente collegate, pertanto la questione e’ il tipo di relazione commerciale futura e siamo stati chiari nel dire che vogliamo un accesso senza barriere al mercato europeo”. Il politico ha poi aggiunto che non e’ stata ancora presa una decisione sull’unione doganale, ma anche a questo proposito ha affermato che “l’unione doganale e’ parte dell’Unione Europea”. Le sue affermazioni sono state contestate da Chuka Umunna, esponente di spicco del Labour, schierato per una Brexit “morbida”, che ha fatto notare che diversi Stati fanno parte dello Spazio economico europeo (See), ovvero sono nel mercato unico, benche’ non appartenenti all’Ue: e’ il caso della Norvegia, del Liechtenstein e dell’Islanda; lo stesso vale per l’unione doganale, sottoscritta anche da paesi esterni all’Ue, come la Turchia. Umunna ha argomentato che un accordo per la permanenza nel mercato unico aiuterebbe a promuovere la giustizia sociale e a mettere fine all’austerita’; che una lunga fase di transizione sarebbe nell’interesse nazionale e che la maggioranza degli iscritti al Labour pensa che il partito dovrebbe battersi per restare nel mercato europeo.
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Regno Unito, Fox spinge per l’accordo commerciale con gli Usa
24 lug 11:10 – (Agenzia Nova) – Il segretario al Commercio internazionale, Liam Fox, riferisce il “Financial Times”, lancera’ oggi una nuova iniziativa volta a rafforzare le relazioni commerciali con gli Stati Uniti: in visita a Washington, incontrera’ il rappresentante per il Commercio, Robert Lightizer. Il ministro e’ consapevole che il margine di manovra e’ limitato finche’ il paese sara’ membro dell’Unione Europea e ammette che “la discussione sara’ difficile”, tuttavia, confida nel sostegno degli Usa, dell’amministrazione di Donald Trump e del Congresso. Secondo un’analisi del suo dipartimento, rimuovendo le barriere, gli scambi bilaterali potrebbero crescere di quaranta miliardi di sterline nel decennio successivo all’uscita dall’Ue: da 167 a 207 miliardi. Gli ostacoli riguardano soprattutto l’agricoltura, ma Fox intende concentrarsi su un’ampia gamma di altre materie: la finanza, per esempio, e piu’ in generale l’economia dei servizi. Il suo viaggio oltre Atlantico cade in un momento delicato per il governo britannico, diviso al suo interno sulle modalita’ della Brexit: cresce la pressione del cancelliere dello Scacchiere, Philip Hammond, per una transizione morbida, che tuttavia, secondo Fox, dovrebbe essere breve e finire entro le elezioni politiche del 2022. I due esponenti dell’esecutivo guidato da Theresa May sono in dissenso non solo sulla durata del periodo transitorio, ma anche sulla permanenza nell’unione doganale: per Fox cio’ impedirebbe di trarre il pieno vantaggio dell’uscita dall’Ue, ovvero di concludere accordi con altri paesi. Il responsabile del Commercio ha puntualizzato che la questione e’ ancora oggetto di discussione. La corsa nelle braccia statunitensi, comunque, non suscita entusiasmo unanime nella comunita’ d’impresa. Adam Marshall, direttore generale della British Chambers of Commerce, in un articolo pubblicato sul settimanale “The Observer”, avverte che un accordo affrettato potrebbe mettere le compagnie britanniche a rischio di scalate da parte di “predatori” Usa.
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Germania, la crisi dei rifugiati irrompe nella campagna elettorale
24 lug 11:10 – (Agenzia Nova) – Il candidato alla Cancelleria tedesca dell’Spd, Martin Schulz, ha deciso di cavalcare il tema dell’emergenza migratoria, forte anche di una serie di ripensamenti sull’accoglienza a livello nazionale: un rapporto della Otto Brenner Foundation, ad esempio, punta l’indice contro la stampa e i media tedeschi, che avrebbero “edulcorato” le sfide e i gravi problemi comportati dalla crisi migratoria per sostenere la politica del cancelliere in carica. Secondo le Nazioni Unite fino a meta’ luglio sono state oltre 90 mila gli sbarchi in Italia, ben il 20 per cento in piu’ rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Durante l’estate questi numeri sono destinati ad aumentare. L’Italia si sente abbandonata e chiede aiuto. Schulz ritiene che la situazione sia “esplosiva”, e che se l’Europa non agira’ immediatamente in maniera efficace la Germania potrebbe rivivere la crisi del 2015. “Chi ignora la situazione fino alle elezioni politiche si comporta in modo cinico”, ha dichiarato il politico socialdemocratico. Il tema e’ troppo importante per ignorarlo fino al 24 settembre prossimo, ha avvertito Schulz: il riferimento al cancelliere Merkel, che attualmente e’ in vacanza, e’ evidente. Giovedi’ prossimo Schulz vedra’ il primo ministro italiano Paolo Gentiloni per parlare di misure d’emergenza, dopo aver gia’ parlato con il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. Tuttavia l’influenza del leader dell’Spd e’ limitata, nonostante i buoni contatti stretti da Schulz a livello europeo durante il suo mandato da presidente del Parlamento Ue. Il leader dell’Spd ha criticato la poca solidarieta’ degli altri Paesi europei, ma secondo il “Der Spiegel” si tratta di una critica tardiva, che giunge dopo l’appoggio dell’Spd alla politica dei rifugiati nella Grosse Koalition, quando leader dell’Spd era Sigmar Gabriel. La Germania guarda con preoccupazione all’eventualita’ che l’Italia, superata la soglia di tolleranza, possa fornire ai migranti permessi di soggiorno per spostarsi all’interno dell’Ue. L’Austria ha minacciato i carri armati al Brennero, ma per il cancelliere tedesco Angela Merkel la questione potrebbe essere se riaprire nuovamente le frontiere per motivi umanitari come nel 2015, anche se tale prospettiva appare poco probabile, considerato anche il fatto che gran parte di quanti sbarcano in Italia non hanno diritto all’asilo.
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Germania, il presidente tedesco Steinmeier critica il suo omologo turco Erdogan
24 lug 11:10 – (Agenzia Nova) – Il presidente tedesco, Frank-Walter Steinmeier, ha criticato apertamente il suo omologo turco Recep Tayyip Erdogan: “Noi non possiamo piu’ accettare il fatto che molti di coloro che hanno lavorato nello Stato o nello stesso partito di Erdogan siano ora perseguitati, mandati in prigione o messi a tacere”, ha dichiarato Steinmeier in un’intervista rilasciata al canale televisivo “Zdf”. “Questa e’ anche una questione di rispetto per il nostro paese”, ha aggiunto il presidente, riferendosi ai cittadini tedeschi arrestati dalle autorita’ turche. Il presidente ha accolto con favore la lettera aperta del ministro degli Esteri Sigmar Gabriel (Spd) ai tre milioni di turchi tedeschi che vivono in Germania. “Voi, il popolo di origine turca che vive in Germania, siete parte di questo paese, con o senza un passaporto tedesco”, ha scritto Gabriel sabato sera. Il capo della Csu, Horst Seehofer, e il candidato alla cancelleria dell’Spd, Martin Schulz, si sono detti a favore di una pressione finanziaria nei confronti della Turchia a causa del corso autoritario assunto da quest’ultima. Anche il capo della Cancelleria, Peter Altmaier, ha dichiarato alla “Bild am Sonntag”: “Il comportamento della Turchia e’ inaccettabile. Le misure adottate sono assolutamente necessarie”. Allo stesso tempo, il politico della Cdu ha assicurato: “Noi vogliamo buone relazioni con questo grande e importante paese. Questo e’ pero’ possibile solo se la Turchia e’ e rimane uno Stato di diritto”. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha risposto domenica mattina, avvertendo che Ankara non accettera’ alcuna interferenza negli affari interni del suo Paese. “La Turchia e’ uno Stato democratico di diritto”, ha dichiarato a Istanbul prima di partire per l’Arabia Saudita. “Nessuno ha il diritto di interferire negli affari interni della Turchia che fara’ quanto in suo potere per mettere fine alle provocazioni”. Il leader turco ha accusato i politici tedeschi di fare campagna elettorale a spese della Turchia. Tuttavia, il presidente ha sottolineato che tra la Germania e la Turchia c’e’ una “partnership strategica”. Erdogan ha inoltre ribadito l’indipendenza della magistratura turca, con particolare riferimento alle accuse di sostegno al terrorismo rivolte da Ankara ad imprese turche in Germania, nazione che appoggerebbe, offrendo loro asilo, alcuni dei responsabili del colpo di Stato fallito dello scorso anno. In risposta all’arresto dell’attivista tedesco per i diritti umani Peter Steudtner, il ministro degli Esteri tedesco Gabriel aveva consigliato i turisti tedeschi di non recarsi nel Paese. Secondo un sondaggio effettuato dalla societa’ Emnid per il quotidiano “Bild am Sonntag”, il 76 per cento dei cittadini tedeschi e’ insoddisfatto della politica del governo federale contro la Turchia, il 12 per cento si dice soddisfatto e un altro 12 per cento non sa rispondere. Tanto il presidente bavarese Horst Seehofer quanto Martin Schulz si sono detti favorevoli al congelamento dei negoziati con Ankara per il suo ingresso nell’Ue.
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Aerolineas Argentinas, multa da 320 milioni di dollari a Buenos Aires per l’esproprio voluto da Kirchner
24 lug 11:10 – (Agenzia Nova) – Il governo argentino prende tempo, ma con ogni probabilita’ accettera’ di pagare la multa da 320 milioni di dollari imposta dall’Icsid (Centro internazionale per il regolamento delle controversie relative ad investimenti). L’istituto della Banca mondiale doveva decidere del ricorso contro la nazionalizzazione di “Aerolineas Argentinas” decisa nel 2008 dall’ex presidente Cristina Kirchner. All’epoca la compagnia aerea era nelle mani del gruppo spagnolo Marsans e l’accordo siglato allora da Buenos Aires prevedeva, tra i vari punti, di affidare a un soggetto terzo la misura del valore dell’azienda. E proprio su questo passaggio che si e’ giocato il grosso della sentenza. Il governo decise di assegnare la valutazione a un’agenzia interna la quale stabili’ che Aerolineas perdeva 832 milioni di dollari. Marsans rivendicava un attivo di 600 milioni di dollari, l’operazione si chiuse al prezzo simbolico di un peso argentino. L’intera causa e’ portata avanti dal fondo Burford Capital, il gruppo che l’ha comprata a Marsans, e l’esecutivo ha a disposizione 90 giorni per decidere se accettare o meno la sentenza. Secondo fonti governative citate dal quotidiano “Clarin”, l’intenzione e’ quella di pagare e non ricorrere all’appello, non solo perche’ per nuove spese legali si dovrebbero mettere in conto da subito altri 26 milioni, ma anche perche’ la multa e’ comunque minore rispetto al miliardo e mezzo di dollari richiesto dall’accusa e non e’ detto che, chiamato a decidere una seconda volta, l’Icsid non cambi idea. La notizia non puo’ che avere ripercussioni sul dibattito politico nazionale, con il paese pronto alle elezioni di meta’ mandato. Cristina Kirchner, acerrima nemica dell’attuale presidente Mauricio Macri, e’ tornata sulla scena e oggi paga il peso mediatico della notizia. “Per l’immensa incompetenza e arroganza che il governo precedente ha avuto con Aerolineas, il paese e’ stato condannato a pagare 320 milioni di dollari piu’ interessi”, ha scritto Macri suo suo account di twitter. La multa, segnalano le fonti del governo, verra’ con ogni probabilita’ pagata grazie all’emissione di nuovi obbligazioni “Bonar”, in dollari.
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