Grandi investitori infrastrutturati come Macquarie Capital e Barclays convinti del modello wholesale only. E’ quanto emerge dal workshoponline In occasione della FTTH Conference 2021, la conferenza annuale dell’associazione europea della fibra FTTH Council Europe, organizzato da Macquarie, Open Fiber e gli operatori Onivia (Spagna) e SIRO (Irlanda) “The wholesale-only business model in a Gigabit Europe”. Un’occasione per parlare dei vantaggi e delle sfide del modello di business wholesale-only per la diffusione delle reti in fibra in Europa.
Perché gli investitori puntano sull’wholesale-only
Gli investitori come Macquarie Capital “investe i soldi dei suoi azionisti in operatori wholesale only un po’ in tutta Europa – ha detto Oliver Bradley, Managing Director di Macquarie Capital – si tratta di un investimento di lungo periodo a basso rischio, i fondi vogliono difendere così il capitale che investono. Il valore degli operatori wholesale only è in crescita”. L’obiettivo di Macquarie è contribuire alla creazione e alla realizzazione delle nuove reti in fibra, senza peraltro entrare in concorrenza nel mercato retail, dove sono poi gli operatori a competere nel mercato finale.
Macquarie ci crede, come dimostrano gli investimenti in Open Fiber (40%), nell’iberica Onivia e nell’operatore locale britannico Voneus.
Alternativa e concorrenza all’incumbent
Un modello, quello wholesale only, che sta prendendo sempre più quota in Europa nel quadro della Gigabit Europe, come dimostrano i vantaggi che vengono garantiti nel nuovo Codice Europeo delle Comunicazioni Elettroniche: “Cinque anni fa Telecom Italia si prendeva gioco di Open Fiber, la derideva dicendo che non sarebbe andata da nessuna parte – ha detto Maurice Patrick, Managing Director di Barclays – adesso invece cercano in tutti i modi di aggregarsi con Open Fiber”.
“Oggi gli operatori wholesale only che realizzano le nuove reti in fibra riescono a finanziarsi sul mercato a tassi più bassi dell’incumbent”, ha aggiunto Patrick.
Mentre fino a qualche anno fa gli incumbent avevano il coltello dalla parte del manico e potevano dire, a ragion veduta, o investiamo noi o non investe nessuno, oggi con tutte queste società alternative che sono nate in tutta Europa le cose sono cambiate. Oggi ci sono anche altri operatori che possono investire nelle nuove reti.
Switch off della rete in rame
Resta poi sullo sfondo il tema del conflitto d’interesse dll’incumbent, perché l’incumbent detiene la vecchia rete in rame ed è quindi meno incentivato a investire per realizzare nuove reti FTTH. Se detieni una rete in rame, hai tutto l’interesse a mantenerla. Se sei un operatore wholesale only, invece, non c’è alcun conflitto di interesse e investi soltanto nella tecnologia più efficiente FTTH. In altre parole, il business model dell’operatore wholesale only è più semplice.
L’FTTC è un rischio?
“E’ per questo che il tema dello switch off della rete in rame è così importante anche a livello di Commissione Ue. Senza switch off del rame si avrà meno fibra. – ha detto Ilsa Godlovitch, Direttrice dell’ufficio di Bruxelles del think-tank tedesco WIK-Consult – Secondo me, l’FTTC è un rischio perché blocca la migrazione alla vera fibra FTTH. In Italia, Fibercop rappresenta una risposta di Telecom Italia a Open Fiber, che si rivela quindi un operatore che favorisce l’innovazione e la concorrenza con evidente vantaggio per il mercato”.
Dal punto di vista della Commissione Ue, “è importante preservare la concorrenza nel processo di migrazione delle reti in rame legacy alla fibra”, ha detto Kamila Kloc, Capo Unità Markets della Direzione Generale per le reti di comunicazione, contenuti e tecnologie della Commissione europea. D’altro canto, gli ambiziosi obiettivi europei di copertura a un gigabit per tutti entro il 2030 sono ancor più ambizioni in Italia, dove lo stesso target è stato anticipato al 2026 dal ministro per l’Innovazione e la Transizione digitale Vittorio Colao.
L’efficiacia del modello wholesale only in Italia è comprovata dagli ultimi dati di copertura in fibra annunciati oggi dall’FTTH Council Europe, che attestano un incremento del 46% nel 2021.