C’è ancora chi deve riprendersi dalla notizia-bomba di ieri: l’acquisizione da 26,2 miliardi di LinkedIn da parte di Microsoft. Chi ancora è li a domandarsi: perché Microsoft ha pagato 196 dollari per ogni azione di un social network certo importante, ma in perdita?
C’è chi invece è già andato oltre e ha scorto – al di la del deal Microsoft-LinkedIn – quale sarà la prossima preda di peso del settore dei social network. Sì, perché c’è una società che ieri ha visto le sue azioni balzare del 4% dopo l’annuncio dell’acquisizione di LinkedIn. Azioni che prima viaggiavano in terreno negativo.
Si tratta di Twitter: il sito di microblogging, secondo molti analisti, sarebbe sicuramente il primo target di un’eventuale nuova ondata di acquisizioni nel settore.
Certo, non sarà Microsoft a portarselo a casa, anche se alla fine di marzo aveva in cassa qualcosa come 105 miliardi di dollari e potrebbe pure permetterselo.
Chi lo farà potrà fare un acquisto a prezzi scontati, visto che Twitter vale oggi in Borsa poco più di 10 miliardi, meno di Pinterest (11 miliardi) e Snapchat (16 miliardi). Tre anni fa ne valeva 40 miliardi. Le cose non stanno girando benissimo, come dimostra innanzitutto il fatto che mentre gli altri social continuano a crescere, il numero di utenti Twitter nel primo trimestre di quest’anno è cresciuto soltanto del 3% dopo che era rimasto sostanzialmente piatto nel trimestre precedente. In tutto, gli utenti mensili attivi sono stati 310 milioni, 5 milioni in più dei tre mesi precedenti, ma anche 10 milioni in meno della fine del 2015.
Dallo scorso anno a oggi le azioni hanno perso il 40% e circa il 60% dalle dimissioni del Ceo Dick Costolo lo scorso luglio.
Le speculazioni su Twitter data in sposa di volta in volta a Google, o Facebook e anche a Microsoft si sono rincorse per anni, ma il co-fondatore Jack Dorsey, ora al timone per tentare di raddrizzare la rotta del sito, ha sempre giudicato inammissibili le proposte e ora sembra rimasto con un poco in mano visto che, come nella migliore delle tradizioni, i pretendenti si sono accasati altrove.
Facebook ha comprato Instagram e WhatsApp, Microsoft ha comprato Skype e Google, molto prima, aveva messo le mani su YouTube.
Twitter, come LinkedIn, ha dalla sua il fatto di avere un’ampia base utenti e di essere diventato quasi sinonimo di un certo tipo di attività online. Un marchio riconoscibile, dunque, anche se nel mezzo di una crisi d’identità nel mutevolissimo contesto delle mode online.
Se sei un compratore con molti soldi queste sono opportunità che capitano una volta nella vita e chissà se stavolta Twitter si offrirà.
Come andrà a finire per Twitter non è dato sapere, ma gli analisti sono pronti a scommettere che l’accordo Microsoft-LinkedIn è solo il primo assaggio di un ritorno alla grande dell’attività di M&A (fusioni e acquisizioni) nel settore hi-tech, che dovrebbe toccare i livelli dello scorso anno a 209 miliardi di dollari.