Generare energia elettrica solare non sulla Terra, bensì nello spazio, per l’esattezza da impianti fotovoltaici orbitanti attorno alla Luna. L’idea è dell’Academy of space technology cinese, che ha annunciato i primi lanci sperimentali di micro impianti entro il 2025, con l’obiettivo di offrire al pianeta energia pulita e costante.
Perché lanciare attorno alla Luna impianti fotovoltaici satelliti per la generazione di energia elettrica? Per diverse ragioni, innanzitutto per una maggiore efficienza della tecnologia fotovoltaica in condizioni di massima esposizione ai raggi solari e nessun tipo di disturbo (compreso il fatto che non c’è notte), ma soprattutto perché in orbita attorno alla Luna non ci sono nuvole, la temperatura è stabile e non si è minacciati da fenomeni atmosferici estremi (ciò non toglie che tali impianti potrebbero essere investiti da tempeste solari e piogge di meteoriti o altro materiale spaziale).
La concorrenza e la competizione per la leadership nel panorama delle tecnologie pulite (clean technologies) e delle fonti energetiche rinnovabili vede Pechino impegnata su diversi fronti, tra cui le tecnologie spaziali applicate al fotovoltaico.
Il problema non è arrivare lassù, a 35 mila km dal nostro pianeta e a un passo dalla Luna, né generare energia elettrica nello spazio, ma come far arrivare quell’energia elettrica ottenuta dal sole dritta sulla Terra.
L’Academy non ha svelato i suoi piani per intero, ma secondo quanto riportato la settimana scorsa dal The Sydney Morning Herald, le tecnologie preposte al trasporto di energia elettrica generata nello spazio sulla Terra dovrebbero essere le microonde elettromagnetiche o il laser.
Se i lanci sperimentali daranno esito positivo, entro il 2050 le autorità cinesi sono convinte riusciranno a mandare nello spazio impianti anche di grandi dimensioni, “anche più grandi della stessa Stazione Spaziale Internazionale”.
Le mega strutture immaginate dagli scienziati cinesi non partiranno dalla Terra già realizzate, sarebbe un’impresa titanica, ma saranno realizzate direttamente nello spazio impiegando robot e stampanti 3D per la fabbricazione dei pezzi necessari, più gli altri che arriveranno man mano dalla base terrestre.
In questo modo, ha spiegato al quotidiano il ricercatore dell’Academy Pang Zhihao, “saremo in grado di ricaricare veicoli elettrici in ogni punto della Terra, generando energia elettrica con un’intensità sei volte maggiore rispetto agli stessi impianti terrestri”.
Un’ulteriore e affascinante ipotesi è che tali stazioni spaziali per la generazione continua di energia elettrica trasmissibile con microonde e raggi laser potrebbe un giorno essere utilizzata per alimentare da remoto i mezzi spaziali per lunghi tragitti nello spazio remoto.
Per ricaricare i mezzi, a quanto pare, basteranno dei buoni puntatori per sparare raggi laser su grandi distanze.