La Commissione europea ha pubblicato oggi i risultati preliminari della consultazione pubblica sul cambio dell’ora in Europa. La consultazione online, svoltasi dal 4 luglio al 16 agosto 2018, ha raccolto 4,6 milioni di risposte provenienti da tutti i 28 Stati membri, il numero più alto di risposte mai ricevute in una consultazione pubblica della Commissione. In base ai risultati preliminari l’84% dei rispondenti è favorevole all’abolizione del cambio dell’ora semestrale, inoltre, più dei tre quarti dei rispondenti (76%) ritengono che il cambio dell’ora due volte l’anno sia un’esperienza “molto negativa” o “negativa”.
Per giustificare un’eventuale abolizione del cambio dell’ora i votanti favorevoli hanno avanzato considerazioni legate agli effetti negativi sulla salute, a un aumento degli incidenti stradali o all’assenza di un risparmio energetico.
Partecipazione nei singoli Stati membri (in percentuale della popolazione nazionale):
- Germania 3,79%
- Austria 2,94%
- Lussemburgo 1,78%
- Finlandia 0,96%
- Estonia 0,94%
- Cipro 0,88%
- Slovenia 0,73%
- Slovacchia 0,60%
- Repubblica ceca 0,59%
- Francia 0,59%
- Belgio 0,55%
- Croazia 0,52%
- Svezia 0,48%
- Lettonia 0,39%
- Polonia 0,34%
- Grecia 0,34%
- Lituania 0,34%
- Portogallo 0,33%
- Malta 0,25%
- Irlanda 0,24%
- Ungheria 0,21%
- Spagna 0,19%
- Bulgaria 0,18%
- Paesi Bassi 0,16%
- Danimarca 0,11%
- Italia 0,04%
- Romania 0,04%
- Regno Unito 0,02%
Il Presidente della Commissione europea Juncker ha inserito la questione dell’ora legale nell’agenda politica come parte del suo impegno a concentrarsi sulle questioni importanti e lasciare che gli Stati membri prendano le decisioni laddove si trovino nella posizione migliore per farlo. La consultazione pubblica sulle disposizioni relative all’ora legale è stata organizzata dalla Commissione europea nell’ambito della valutazione delle disposizioni attualmente in vigore sul cambio dell’ora in Europa e fa seguito a una risoluzione del Parlamento europeo adottata nel febbraio 2018 e alle richieste di Stati membri, soggetti interessati e cittadini.
La storia dell’ora legale
La maggior parte degli Stati membri ha una lunga tradizione di disposizioni relative al cambio dell’ora, molte delle quali risalgono alla prima e alla seconda guerra mondiale o alla crisi petrolifera degli anni settanta. Dagli anni ’80 l’Unione europea ha progressivamente adottato norme in virtù delle quali tutti gli Stati membri si impegnavano a coordinare il cambio dell’ora, unificando i diversi regimi nazionali. Dal 1996 tutti gli europei spostano le lancette avanti di un’ora l’ultima domenica di marzo e indietro di un’ora l’ultima domenica di ottobre.
Dalla tabella vediamo come i Paesi scandinavi sono molto favorevoli all’abolizione dell’ora legale. Perché nel Nord Europa le giornate estive sono di per sé molto lunghe, visto che si trovano più vicini al Polo Nord: e quindi l’ora legale accentua un fenomeno già presente cosa che non accade invece per ragioni geografiche agli stati del Sud Europa.
Quanto fa risparmiare al Paese l’adozione dell’ora legale in Italia?
Secondo Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale, l’anno scorso dal 26 marzo al 26 ottobre 2017 grazie proprio allo sfruttamento di quell’ora quotidiana di luce in più, l’Italia ha risparmiato complessivamente 567 milioni di kilowattora (quanto il consumo medio annuo di elettricità di oltre 200 mila famiglie), un valore corrispondente a minori emissioni di CO2 in atmosfera per 320mila tonnellate. Considerando che, nel periodo di riferimento un kilowattora è costato in media al cliente domestico tipo circa 19,5 centesimi al lordo delle imposte, il risparmio per il 2017 è pari a 110 milioni di euro.
Dal 2004 al 2017, sempre secondo i dati elaborati da Terna, il minor consumo di elettricità per il Paese dovuto all’ora legale è stato complessivamente di circa 8 miliardi e 540 milioni di kilowattora (quantitativo equivalente alla richiesta di energia elettrica annua di una regione come la Sardegna) e ha comportato in termini economici un risparmio per i cittadini di circa 1 miliardo e 435 milioni di euro.
Come finirà?
A questo punto la Commissione redigerà una proposta per il Parlamento europeo e per il Consigli Ue in vista di una modifica delle disposizioni vigenti sul cambio dell’ora. Se la direttiva sarà realmente abolita in Europa non è detto che lo sarà anche nel nostro Paese. perché spetta al singolo Stato la decisione finale.