Il costo dell’inquinamento
L’Unione europea è il terzo contributore globale alle emissioni di diossido di carbonio (CO2) in atmosfera, dopo Cina e Stati Uniti. Tra il 6 e l’8% delle emissioni mondiali di CO2 sono da addebitare ai Paesi europei. Sembra un dato relativo molto basso, ma rappresenta in realtà un livello di inquinamento molto alto, a cui corrisponde un conto da pagare molto salato.
Un conto che pagheranno cittadini e imprese, ovviamente, e che lieviterà con il tempo, perché ad esso si aggiungerà il costo finale della grande transizione ecologica che si spera il prima possibile inizierà a trasformare la nostra economica e l’industria tutta per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione a zero della CO2, di neutralità climatica e tutti gli altri (Sustainable Development Goal) dell’Agenda 2030.
In occasione della Giornata mondiale dell’ambiente (e non era la prima volta), il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, aveva ricordato a tutti che quando si parla di transizione green si parla anche di costi, non ci si riferisce solo alle grandi opportunità insite nel progresso tecnologico, ma anche e soprattutto ai sacrifici e ai cambiamenti che si devono fare per favorire questo passaggio storico che tutti stiamo attraversando.
In poche parole, la transizione green non la si fa solo con la tecnologia, ma prima di tutto credendoci, il che significa che ognuno di noi si deve prendere qualche responsabilità affinchè tutto vada per il meglio, i costi siano equamente redistribuiti e nessuno rimanga indietro.
Il conto della transizione ecologica per i Paesi europei e un nuovo Fondo
Secondo valutazioni dell’Osservatorio sull’Occupazione e sviluppi sociali in Europa (ESDE), il costo generale stimato per la transizione ecologica dell’Unione europea è di circa 20 miliardi di euro, sotto forma di sussidi, agevolazioni, indennizzi, risorse per la formazione e la riqualificazione dei lavoratori.
Per questo la Commissione europea ha dato ufficialmente il via al Fondo per una transizione giusta, un nuovo fondo della politica di coesione con una dotazione complessiva di 19,2 miliardi di euro.
Grazie al voto positivo del Parlamento europeo, infatti, si è conclusa l’ultima fase della procedura legislativa in materia di politiche di coesione 2021-2027, con cui si stanziano 373 miliardi di euro, con entrata in vigore dal 1° luglio prossimo.
“I fondi di coesione promuovono gli ambiziosi piani europei per una ripresa sostenibile e inclusiva, e aiuteranno gli Stati membri a rispondere alle sfide economiche e sociali che ci troviamo ad affrontare. Investendo nelle persone e nelle regioni porteremo a termine con successo le transizioni verde e digitale e garantiremo che nessuno sia lasciato indietro”, ha dichiarato Nicolas Schmit, Commissario per il Lavoro e i diritti sociali.
Un cambiamento finanziariamente sostenibile
Il Fondo per una transizione giusta ha lo scopo di attenuare i costi socioeconomici derivanti dalla transizione verso un’economia climaticamente neutra, attraverso un’ampia gamma di attività volte principalmente alla diversificazione dell’attività economica e a sostenere l’adattamento delle persone a un mercato del lavoro in evoluzione.
Grazie a queste risorse, gli enti pubblici potranno sfruttare migliori condizioni per il prestito rivolto a progetti di massima rilevanza per gli obiettivi green, rendendoli finanziariamente sostenibili (visto che non sono destinati a generare profitti significativi).
“Lo strumento di prestito per il settore pubblico è il terzo pilastro del meccanismo per una transizione giusta e fa leva sul bilancio dell’UE per fornire accesso a ulteriori finanziamenti”, si legge nel comunicato della Commissione che accompagna il lancio del pacchetto sulla politica di coesione.