L’Italia è il paese che registra i vincoli elettromagnetici più severi d’Europa, con un limite massimo di emissione di 6 V/m, che pesa sullo sviluppo delle reti Lte da parte degli operatori. La media di emissione a livello Ue è di circa 40 V/m, il che consente agli operatori esteri di montare meno antenne sul territorio e di realizzare più facilmente operazioni di co-siting degli impianti.
Nel nostro paese – dove non è previsto alcun ritocco verso l’alto dei limiti elettromagnetici – da più di un anno e mezzo mancano all’appello le linee guida del Ministero dell’Ambiente sulle emissioni, previste già nel decreto crescita 2.0 (legge 17 dicembre 2012, n. 221) da novembre 2012. Il decreto ha introdotto nuovi criteri di calcolo per la misura dei campi elettromagnetici, per accelerare la realizzazione delle nuove reti di telecomunicazioni in larga banda mobile, con criteri standard validi per tutte le regioni e i comuni del paese. Ma il provvedimento resta ancora fermo ai box.
Per sbloccare l’impasse, arriva l’interrogazione parlamentare presentata da Sergio Boccadutri (Pd). “La rete di banda ultralarga mobile (Lte) copre attualmente solo il 40% della popolazione, una penetrazione ancora deludente se si considera che il suo sviluppo sarà determinante per l’estensione dell’accesso a Internet – dice Boccadutri – Purtroppo non si sa quando si raggiungerà e con quali modalità il restante 60% della popolazione e la mancanza di prospettive certe non aiuta il percorso dell’Italia verso l’economia digitale”.
“La responsabilità è anche del ministero dell’Ambiente che ancora dopo 18 mesi non ha emanato le linee guida sulle emissioni elettromagnetiche previste dalla legge – aggiunge Boccadutri – Senza linee guida ovviamente gli operatori non sanno come valorizzare investimenti importanti, miliardi di euro già impegnati, ma soprattutto milioni di italiani rimangono tagliati fuori dalla banda ultralarga mobile e quindi da importanti opportunità e servizi. So che una bozza del provvedimento è già pronta e non si comprende, francamente, perché il ministero non provveda, contribuendo così al digital divide in casa nostra. Per questo con colleghi di diversi schieramenti (Alberto Losacco, Enza Bruno Bossio, Cristina Bargero del Pd, Deborah Bergamini di Forza Italia, Luigi Lacquaniti di LED, Erasmo Palazzotto di Sel e Andrea Romano di Scelta civica) ho presentato una interrogazione proprio per sollecitare il ministero a fare quanto gli compete e far sì che non ci siano ulteriori rallentamenti verso l’ottimizzazione degli investimenti e delle reti di banda ultralarga di cui l’Italia ha bisogno”.