Il presidente americano Barack Obama, nel suo ultimo discorso alla nazione, seguito alla strage di San Bernardino rivendicata dall’Isis, annuncia un giro di vite sull’uso del web da parte dei terroristi.
“Farò pressione sulle principali società high-tech e sulle forze dell’ordine affinché rendano più difficile ai terroristi l’uso delle tecnologie per sfuggire alla giustizia”, ha detto.
Lungi dal voler condannare in qualche modo la rete, che ha “azzerato la distanza tra le nazioni”, ha detto Obama, “assistiamo allo sforzo crescente dei terroristi per avvelenare le menti delle persone, come gli attentatori della maratona di Boston o di San Bernardino”.
Il discorso di Obama sul giro di vite al web come strumento per fomentare il terrorismo, molto generico nelle intenzioni, fa il paio con quanto affermato dall’ex segretario di Stato Hillary Clinton, che durante un Forum a Washington ha esortato le web company a ‘tagliare i fili’ alle comunicazioni dello Stato Islamico, sottolineando – come ha fatto del resto anche Obama – che la minaccia dell’Isis è reale.
“Usano i siti web, i social network, le chat e altre piattaforme per celebrare decapitazioni, reclutare futuri terroristi e incitare agli attacchi. Dobbiamo collaborare con le società internet per capire come fermarli”, ha detto la Clinton per poi aggiungere che le web company “devono privare i jihadisti del territorio virtuale così come noi lavoriamo per privarli del territorio reale.
La questione è “complicata”, ha ammesso anche la candidata democratica alla corsa per la Casa Bianca, che rivolgendosi alle web company ha detto: “preparatevi alle consuete lamentele sulla libertà di espressione”.
La genericità delle misure illustrate da Obama e Clinton, fin qui strenui difensori delle libertà individuali, si scontra tra l’altro con la fermezza del Congresso che da diversi mesi fa pressione sulla Silicon Valley contro la cifratura dei dati, che complica non poco il lavoro dei servizi e degli inquirenti che devono dare la caccia ai terroristi.
Il punto è che le web company, dopo lo scandalo Datagate ci tengono alla loro reputazione di guardiani della privacy degli utenti e rifiutano di cedere sulla questione della cifratura dei dati, una misura di sicurezza fondamentale per proteggere le comunicazioni dei loro utenti dall’occhio indiscreto dei servizi ma anche degli hacker.
Anche in Francia, ovviamente, si sta discutendo molto del legame tra web e terrorismo e la polizia starebbe cercando di convincere il governo a bloccare le reti wi-fi gratuite e condivise durante lo stato di emergenza.
Lo scorso 3 dicembre. Il ministro dell’Interno, Manuel Valls, ha anche ricevuto i rappresentanti di Facebook, Twitter, Google e Microsoft per rafforzare la collaborazione tra le piattaforme e gli inquirenti.