Lombardia Film Commission: 5 anni di grandi risultati. Intervista ad Alberto Contri

di Redazione |

Dal 2010  un risultato straordinario: oltre 600 produzioni assistite, quasi 40 milioni di fatturato indotto, apertura a produzioni grandi e piccole di Bollywood e a quelle cinesi, oltre a  una difficile opera di ricostruzione dell’immagine.

Con il 2014 si conclude il mandato dell’attuale CdA di Lombardia Film Commission, animata per 5 anni da Alberto Contri, prima come presidente e poi come direttore generale.

 

Alberto Contri è uno dei più esperti comunicatori del paese, ha lavorato per 40 anni per le più grandi multinazionali del settore, è stato presidente di diverse istituzioni della pubblicità, è l’unico italiano che sia mai stato cooptato nell’esclusivo Board della EAAA, l’European Association of Advertising Agencies, è stato consigliere di amministrazione della Rai, A.D. di Rainet, è docente universitario.

 

Abbiamo incontrato Alberto Contri e abbiamo tracciato con lui le tappe più importanti di un percorso significativo attraverso cui Lombardia Film Commission ha rilanciato Milano nelle sue relazioni con l’industria del cinema, della pubblicità e della produzione di immagini.

 

 

 K4B.   Tempo di bilanci…i numeri riferiti dall’Ansa paiono piuttosto significativi

 

Alberto Contri.     Direi proprio: 210 produzioni assistite nel 2014 (sono state 185 nel 2013), 11 milioni di euro il fatturato dell’indotto specifico sul territorio, con un costo totale di gestione della Fondazione di meno di 700.000 euro annui, quindi con l’elevatissimo rapporto di 1 a 15 (per difetto), con tutta probabilità il più alto d’Italia, a sentire il Prof. Giuseppe Richeri dell’Università di Lugano.

Se vogliamo considerare il 2010 l’anno in cui si sono cominciati a sentire gli effetti del rilancio, possiamo parlare di un risultato straordinario: da allora oltre 600 produzioni assistite, quasi 40 milioni di fatturato indotto, apertura a produzioni grandi e piccole di Bollywood e a quelle cinesi, ma soprattutto una difficile opera di ricostruzione dell’immagine che era notevolmente deteriorata.

K4B.   Ricordiamo infatti le durissime critiche della stampa specializzata che arrivò a titolare: “Le 5 giornate di Milano girate a Torino per disperazione”…

 

Alberto Contri.      Già. La situazione era davvero grave. Per molti anni, appena le produzioni provavano a girare in Lombardia si scontravano con la mancanza di aiuto e assistenza, una burocrazia del tutto indifferente alle necessità dei produttori, inesistenza di un cineporto e di aiuti finanziari. Una figura storica come Lionello Cerri, animatore dell’Anteo, aveva dato vita con alcuni volontari all’Agenzia per il Cinema, con il preciso scopo di riempire il vuoto lasciato da una gestione giudicata inesistente, e che costava quasi come adesso! Finché il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni e il Sindaco di Milano Letizia Moratti decisero di chiamarmi in virtù delle mie esperienze professionali.

 

K4B.     E cosa successe?

 

Alberto Contri.    Chiesi un mese di tempo per fare un po’ di benchmark sulle film commission in Italia e all’estero, e pur rendendomi conto che la sfida era semplicemente disperata, accettai. Per i primi sei mesi ho lavorato gratis analizzando la situazione e preparando il progetto di rilancio, poi con grande fatica per le resistenze della politica sono riuscito a rimanere senza il direttore responsabile di questa incredibile situazione, finchè ad un certo punto si scoprì pure che per via della legge Tremonti sui compensi dei consiglieri delle Fondazioni che percepiscono fondi pubblici, dovevo pure restituire il compenso ricevuto!

Così ho assunto la carica di direttore generale (il precedente non l‘avevo mai sostituito, lo facevo in realtà io…), con presidente venne indicato il dirigente responsabile della funzione cinema della Regione, il Dr. Garlandini, un ottimo professionista con cui andavo molto d’accordo.

K4B.   Come è riuscito a rovesciare la situazione?

Alberto Contri.      Con una strategia molto articolata che riassumo in sintesi: innanzitutto ho ricucito i rapporti con il mondo del cinema milanese deluso e direi alquanto incavolato. Organizzai un affollatissimo incontro proprio all’Anteo di Cerri, che battezzai “Il grande orecchio dell’audiovisivo”, in cui rimasi per due ore a prendermi gli insulti e le osservazioni assai pesanti, prendendo un sacco di appunti. Furono subito tutti conquistati da questo tipo che, pur con il suo cv e le sue competenze, si era messo ad ascoltare attentamente le loro lamentele. Fu un magnifico laboratorio a cielo aperto. In poco tempo misi in atto la mia strategia tenendo conto anche di molte osservazioni raccolte sul campo. In pochi mesi riqualificai il personale (tre persone in gamba andavano solo rimotivate e aggiornate), ne sostituii un paio, e poi abbiamo cominciato con ridisegnare completamente il sito e il data-base immagini delle location. Poi, in virtù del mio passato da consigliere della Rai, sono andato a cercarmi uno per uno i produttori più importanti che preferivano andare a Torino perché trovavano un cineporto attrezzato, aiuti, niente burocrazia, e pure sostegno finanziario. E li convinsi a provare a girare in Lombardia e a Milano, dopo aver cercato di spiegare in mille modi alle amministrazioni l’importanza di avere uno sportello unico per accellerare i permessi. A lungo ho discusso con Carlo Degli Esposti dell’idea di produrre il Montalbano del nord sulla base dei libri di Andrea Vitali. Avevo già convinto Bixio (che purtroppo ci lasciò prematuramente poco dopo aver incontrato insieme a me il presidente della Camera della Moda Cavalier Boselli) a realizzare due serie sulla moda! Poi con pazienza e molta fatica ho cominciato a costruire un network provinciale puntando su volontari o su amministratori sensibili. Ricordo che ad un incontro di Aspen, di cui sono socio da 15 anni, convinsi l’allora presidente della camera di Commercio di Como De Santis ad aprire la Como Film Commission. Ad un convegno a Ostiglia sul tema Cinema e Letteratura, convinsi l’assessore alla Cultura di Bergamo Claudia Sartirani ad aprire la Bergamo Film Commission, poi, grazie alla passione di uno straordinario volontario come Paolo Cagnotto, aprimmo la Lecco Film Commission. Nel tempo si sono aggiunte Brescia, Pavia, Lodi, e altri centri minori. E siamo partiti con periodici seminari di formazione per diffondere ovunque le best-practices. Nell’ultimo incontro in Brianza l’anno scorso, ho provato pure a lanciare il progetto di unire le forze di Lecco e Como per promuovere il brand “Lago di Como”…ma le vecchie rivalità tra le due sponde del lago sono ancora dure a morire…Poi siamo andati a Berlino, al Festival del Cineturismo di Ischia, alla Fiction Fest di Roma, tralasciando i festival più costosi come Venezia, dove secondo me tutti sono troppo interessati alla gara per prestare attenzione alle film commission. E abbiamo pure attivamente partecipato al coordinamento nazionale delle film Commission, l’IFC.

K4B.   Tutto con 700.000 euro. E senza Film Fund…

Alberto Contri.      Certo. E pensare che c’è qualcuno che afferma pure che costiamo troppo! Basterebbe guardare la tabella sinottica delle Film Commission italiane per capire che siamo tra quelle con meno risorse, pur rappresentando la regione più ricca e importante del paese. E’ stato fatto un bando l’anno corso per un milione e mezzo, e credo di essermi inimicato chi riteneva di aver fatto chissà cosa dicendo sinceramente che era troppo piccolo. Ma se pensiamo che l’Alto Adige ne ha uno di 5 milioni, il Lazio uno di 15…

Quando mi ascoltavano maggiormente, riuscii a convincere il presidente Formigoni a far mettere insieme da Regione Lombardia, Comune di Mantova, Camera di Commercio locale e altre istituzioni circa 500.000 euro per sostenere la megaproduzione del “Rigoletto a Mantova” di Andrea Andermann, che è stata poi vista da 140 paesi in mondovisione in diretta, per non parlare delle repliche e del dvd che sta ancora girando per il mondo…Con un ritorno ben superiore a qualsiasi investimento pubblicitario…

K4B.   Ma come ha fatto a invertire il trend in maniera così clamorosa, al punto che il Corriere della Sera ha titolato a nove colonne “Miracolo a Milano”?

Alberto Contri.      Tramite l’aiuto di Luigi Zuccotti, che è stato per molti anni AD di TTC/TTV, il più importante centro di post-produzione milanese, abbiamo affittatto e messo a posto una piccola ma efficiente struttura di 500 mq a Cologno Monzese, con sale riunioni, sala proiezione, camerini attrezzati per trucco e parrucco, garage per mezzi pesanti, magazzino scenografie: è il nostro piccolo ma assai efficiente cineporto che quest’anno è stato occupato per più di duemila ore (incluso notturni e festivi) da produzioni come Aldo, Giovanni e Giacomo, I soliti Idioti, produzioni di Bollywood e Shanghai…Inoltre Zuccotti svolge un lavoro chiave. Non avendo soldi da distribuire come altre film commission, offriamo risparmi: analizziamo i piani di produzione e suggeriamo i luoghi e i mezzi più adatti per accorciare i tempi di produzione in maniera anche significativa. Per la prima edizione di Una Grande Famiglia, la fiction Rai prodotta da Cross Production, abbiamo fatto convergere nel cineporto per un pomeriggio i responsabili di nove comuni lombardi, schedulando in poche ore riprese per tutto l’autunno. Sono poi tornati altri due anni, nel 2014 anno hanno scelto Lecco dove hanno lasciato un bell’indotto girando in luoghi splendidi e anche poco conosciuti da noi suggeriti.

K4B.   Avete messo in piedi anche una Production Guide con aziende e professionisti certificati.

Alberto Contri.     E’ stato un altro gap che andava colmato, e lo abbiamo fatto con l’eccellente supporto tecnico di Labmedia di Alessandra Alessandri. Da quelle analisi è pure emerso che la Lombardia è la prima regione d’Italia per fatturato audiovisivo, grazie alla presenza di Mediaset, Sky Italia, Discovery Channel, tutte aziende che cerchiamo di supportare per location e permessi. Il problema dei permessi rimane grave, perché nonostante i documenti che ho fatto circolare da almeno tre anni ispirandomi all’esperienza della Film Commission Torino/Piemonte (sportello unico on-line con permessi concessi in pochi giorni…), siamo di fatto ancora agli annunci. Finalmente a Milano sono state messe le basi dello lo sportello unico degli eventi culturali, ma la sostanza è che per l’occupazione suolo pubblico ci voglio ancora trenta giorni per sapere se la pratica è ok…Così abbiamo bypassato il tutto con i rapporti personali, fidando sulla sensibilità di alcuni dirigenti, anzi di alcune dirigenti, che ho soprannominato S.Giulia e S.Sabrina (Giulia Amato, direttore generale Assessorato alla Cultura del Comune di Milano e Sabrina Sammuri, direttore generale Assessorato alla Cultura della Regione Lombardia). Quando abbiamo un problema apparentemente irrisolvibile, una richiesta particolare di una produzione importante, la necessità di snellire la burocrazia per una urgenza imprevista…il loro immediato intervento risolve sempre, e grazie a loro abbiamo fatto tali miracoli per i primi cinesi e i primi indiani arrivati a Milano con diffidenza e richieste pazzesche. Girando tutto il mondo conoscono benissimo i problemi delle metropoli riguardo al cinema, e così sono rimasti stupefatti dalle soluzioni che siamo stati capaci di inventarci…e sono tornati. Le troupe di Bollywood in due anni sono state così oltre 14, e ora siamo già alla seconda grossissima cinese, di cui però non possiamo parlare, perché gli attori sono talmente famosi che tutta la comunità cinese di Milano accorrerebbe sui set, creando problemi di ordine pubblico e l’impossibilità di girare… Con la grande crisi del cinema italiano (per ora al box office siamo a -10% in attesa del Natale) proprio grazie all’apertura verso India e Cina, abbiamo potuto recuperare un grande indotto grazie alle produzione straniere. Che oltretutto vengono volentieri perché, dopo le prime esperienze, sanno che a Milano possono noleggiare qualsiasi apparecchiature tecnica, anche la più sofisticata. E qualsiasi servizio di assistenza. Inclusa la nostra. Che è fatta tutta di rapidità, conoscenza, consulenza di qualità, e di molto “management by exceptions”. La capacità di adattarsi è una dote nota degli italiani, che i giovani collaboratori delle Film Commission italiane che incontriamo spesso nei seminari comuni organizzati dal Coordinamento Nazionale, uniscono a competenza, passione, entusiasmo. Pur essendo concorrenti, gioiamo dei successi degli altri e cerchiamo di imparare da quelli e anche dagli errori. Per pare nostra abbiamo smentito un vecchio proverbio americano: “Non si può fare per la seconda volta una buona prima impressione!”. Noi ci siamo riusciti, ora la palla passa alla politica che dovrà designare i prossimi amministratori…

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