I casi Delmastro, La Russa e Santanché hanno fatto tornare d’attualità un tema di discussione pubblica che sembrava archiviato: lo scontro politica-magistrati. La premier Meloni, in una conferenza stampa, ha negato l’intenzione da parte del governo di “punire” o “vendicarsi” per i tre procedimenti giudiziari che sono stati avviati nei confronti dei tre rappresentanti della maggioranza di governo, ma la tensione non scenderà se, come ha detto, il governo andrà dritto verso una riforma che prevede la separazione della carriere tra giudici e magistrati. Ma i magistrati sono, alla fine dei conti, dipendenti pubblici le cui mansioni e stipendio sono regolati da un contratto con lo Stato. E quindi: quanto guadagna un magistrato in Italia?
Diciamo subito che sono i dipendenti pubblici più ricchi d’Italia, ce lo dicono i dati dell’Aran, l’Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni, che certifica che lo stipendio di un magistrato è molto più del quadruplo di quello, per esempio, di un lavoratore del mondo della scuola. E più del doppio di quello di un professore universitario.
Lo stipendio di un magistrato italiano
Parliamo di dati medi pro capite, naturalmente, visto che le differenze individuali sono in realtà notevoli e dipendono tipicamente dagli scatti di anzianità, che nel comparto della giustizia sono quasi l’unica possibilità, a parità di incarico e di livello, per ottenere retribuzioni più alte. Mediamente, appunto, un pm o un giudice di diverso tipo prende 137.697 euro lordi all’anno. Si tratta, come si vede nella nostra infografica, di 100mila in più rispetto a quanto percepisce lo statale tipo, ovvero 36.782 euro. A livello mensile sono 9.845,5 euro, considerando 14 mensilità, contro i 2.627,3 medi.
I numeri si riferiscono alla fine del 2019 e non vi sono dati organici di Aran più recenti, ma in questi anni vi sono stati, come vedremo meglio in seguito, degli scatti che hanno ulteriormente incrementato, a parità di livello e anzianità, la retribuzione complessiva.
Un magistrato italiano guadagna quattro volte più di un prof
Tornando ai dati annuali, sempre lordi naturalmente, lo stipendio di un magistrato risulta essere molto più alto anche di quello di un funzionario che ha intrapreso la carriera prefettizia, che rimane sotto i 100 mila euro, e di quello di coloro che sono riusciti a entrare nel corpo diplomatico, che è di 89.186.
Il confronto più stridente, però, è quello con le retribuzioni di chi lavora in ambito scolastico, e che mediamente guadagna solo 30.506 lordi. Naturalmente si tratta di un mondo amplissimo, e va dagli insegnanti al personale amministrativo ai presidi, che hanno buste paghe molto diverse, ma rispetto ai giudici ognuno di loro appare molto più povero.
La composizione dello stipendio di un magistrato
I 137.697 euro annuali che magistrati e giudici percepiscono sono in realtà la somma di voci diverse, come del resto accade anche per altre tipologie di dipendenti pubblici e privati. Ci sono 74.417 euro che rappresentano la base ai quali si aggiunge quella che è definita “indennità integrativa speciale”. A questa cifra si aggiungono, quindi, 46.395 che comprendono la Ria, ovvero la Retribuzione Individuale di Anzianità, la tredicesima, l’indennità di vacanza contrattuale e l’elemento perequativo. Si tratta complessivamente delle “voci stipendiali”.
Che cosa sono e quanto valgono le “voci accessorie” dello stipendio
Non basta, ci sono anche le voci accessorie, 16.885 euro. Si tratta di elementi aggiuntivi e variabili di ogni tipo che dipendono per esempio dalla presenza di prestazioni lavorative differenti da quelle standard, come incarichi speciali, oppure servono a compensare trasferimenti in altre sedi, magari disagiate, o ore di lavoro straordinario. Rispetto ad altri dirigenti pubblici, cui i magistrati sono equiparati, questi ultimi percepiscono una quota di stipendio inferiore in voci accessorie, il 12,3% contro il 22,4%. Vuol dire che lo stipendio base, quello standard che prendono tutti i magistrati, è ancora più alto a confronto di quello di altri dipendenti di alto rango della Pubblica Amministrazione.
Stipendio del magistrato, l’eccezione italiana
Secondo il Cepej, ovvero la Commissione per l’efficienza della giustizia del Consiglio d’Europa, l’Italia è tra i Paesi in cui è maggiore il rapporto tra il salario percepito da un giudice a fine carriera e quello medio di un lavoratore. È infatti di ben 6. In Germania un magistrato anche dopo decenni di lavoro guadagna solo 1,7 volte in più di un tedesco medio, in Francia 3,6, in Spagna 5,7.
L’anzianità fa lievitare lo stipendio di un magistrato
Al contrario all’inizio della professione un giovane giudice prende 1,8 volte di più di dipendente medio, e in questo caso non si tratta di un valore molto diverso da quello che si ritrova in altre realtà del Continente. È un’ulteriore dimostrazione dell’importanza in Italia dell’anzianità, soprattutto nell’ambito della Pubblica Amministrazione, e dell’enorme peso, maggiore che altrove, nella determinazione degli emolumenti. L’effetto collaterale di questo come si sa è la grande disuguaglianza tra generazioni.
Allargando lo sguardo alla dimensione temporale, come si vede dalla nostra infografica, emerge una certa stabilità o addirittura un calo dello stipendio medio dei magistrati in Italia negli anni più recenti. Il massimo è stato toccato nel 2013, quando le retribuzioni pro capite erano cresciute a 142.611 euro lordi. Si era trattato del culmine di una lunga fase di incrementi che in dodici anni erano stati di circa 51 mila euro, con un balzo delle voci accessorie del 50% in pieno periodo di austerity, tra il 2011 e il 2012. Da allora vi è stato un lento calo che ha portato nel 2017 il salario a 137.294, ovvero più di 5 mila euro in meno. Nel 2018 e nel 2019 la crescita è ripresa, ma è stata lievissima.
Gli aumenti dello stipendio dei magistrati italiani
Attenzione, mentre nella fase degli aumenti questi erano effettivamente determinati da rinnovi contrattuali, in quella della leggera riduzione degli stipendi medi non vi sono certo stati dei tagli e delle decurtazioni delle retribuzioni, ma si è trattato dell’effetto di un cambiamento nel bacino dei lavoratori. Ovvero del pensionamento dei giudici più anziani e per questo meglio pagati e la loro sostituzione con altri più giovani, che quindi non hanno ancora maturato degli scatti. È questo che ha fatto in modo che il valore medio degli stipendi risultasse inferiore.
I dati sugli stipendi di Aran, si diceva, si fermano al 2019, ma l’Agenzia ci informa sugli aumenti intervenuti nei principali comparti fino al 2022. Quello in cui sono inquadrati i magistrati, la dirigenza in regime di diritto pubblico, ha visto un incremento, tra fine 2019 e settembre 2022, del 3,4%. Parte di questo è dovuto all’applicazione di due Dpcm, del gennaio e dell’agosto 2021, titolati infatti “Adeguamento triennale degli stipendi e delle indennità del personale di magistratura ed equiparati“.
L’una tantum della Legge di Bilancio 2023
I giudici, inoltre, nei prossimi mesi godranno dell’aumento una tantum deciso dal Governo nell’ultima Legge di Bilancio. Per contrastare l’inflazione che colpisce soprattutto chi ha un reddito fisso l’esecutivo ha deciso lo stanziamento di un miliardo da destinare ai dipendenti pubblici, molti dei quali sono ancora in attesa del rinnovo del contratto. Si tratta, nello specifico, di una rivalutazione dell’1,5% dell’indennità, calcolata su 13 mensilità. Nel caso dei magistrati si tratta di 1812,2 euro, ovvero l’1,5% di 120.812 euro, che è il loro stipendio escluse le voci accessorie. In sostanza sono 139,4 euro al mese.
Questo aumento per i giudici rappresenterà un incremento superiore a quello di cui godranno gli altri dipendenti pubblici, non solo in valore assoluto, cosa comprensibile visto che guadagnano molto più dello statale medio, ma anche in proporzione alle entrate complessive.
I metodi di calcolo dell’una tantum favoriscono i giudici
Il motivo è che è calcolato sulle voci stipendiali, non su tutto lo stipendio di un magistrato. Questa, infatti, include solitamente anche la remunerazione legata all’incarico di responsabilità, in base al livello raggiunto, e i premi di risultato, anche se questi poi nello Stato sono spesso concessi quasi a tutti i lavoratori.
Ebbene, nel caso dei magistrati queste voci accessorie sono limitate, rappresentano, come abbiamo già visto, solo il 12,3% del loro salario, visto che non sono sottoposti a valutazioni e sistemi premiali come altri, mentre lo stipendio effettivo, quello su cui viene calcolata l’una tantum, compone ben l’87,7% della retribuzione totale.
Al contrario, nel caso di chi lavora nelle Funzioni Centrali dello Stato, per esempio, la parte (in teoria) variabile è ben il 30,8%, 11.308 euro annui lordi su 36.731, mentre quella fissa è solo il 69,2%, 25.424 euro. Per questi il bonus complessivo sarà limitato a 381,4 euro, ovvero l’1,5% di questa seconda componente.
L’una tantum, comunque, in realtà sarà probabilmente un po’ più elevata in virtù degli aumenti degli ultimi due anni che hanno beneficiato un po’ tutti i comparti.
Quanti sono i magistrati in Italia
È sempre Aran nell’ultimo rapporto sulle retribuzioni dei dipendenti pubblici a illustrare come è cambiata nel tempo la pubblica amministrazione dal punto di vista quantitativo. Complessivamente gli statali, o perlomeno quelli con un contratto a tempo indeterminato, sono passati da 3 milioni 437 mila a 3 milioni e 353 mila tra il 2010 e il 2020. Il calo è stato del 2,4%, naturalmente distribuito in modo molto diseguale tra i vari comparti.
Quanti sono i giudici in Italia
Quello della magistratura è andato controcorrente. I giudici sono cresciuti nello stesso lasso di tempo da 10.195 a 11.011, ovvero dell’8%. E, anzi, è stato soprattutto negli ultimi anni che vi sono stati i maggiori incrementi, visto che tra 2010 e 2015 in realtà si era visto un aumento di solo 75 unità. Questo dato è contrastante per esempio con quello delle Funzioni Centrali dello Stato, in cui invece il numero dei dipendenti è sceso del 24,8%. Giù anche il personale degli enti locali, del 23,5%. Solo nella scuola e negli enti di ricerca si ritrova il segno più.
Il 19,5% dei magistrati in Italia ha 60 anni o più
Nonostante l’assunzione di nuovi giudici negli ultimi anni, la loro età media nel nostro Paese rimane decisamente alta, e certamente questo contribuisce a portare lo stipendio di un magistrato ai valori molto elevati che abbiamo visto.
Basti pensare che il 19,5% di essi ha 60 anni o più. Si tratta di 2.116 su 10.850 (dati 2019). Nel complesso della Pubblica Amministrazione tale percentuale è più bassa, del 16,3%, nella scuola per esempio del 18,5% e nella sanità del 16,2%. Vuol dire che i magistrati sono mediamente più vecchi degli altri dipendenti pubblici oltre che dei lavoratori del privato.
Solo il 20,9% dei magistrati italiani ha meno di 40 anni
Più di metà poi, 6.092, ne ha 50 o più, e sono solo 2.271 i magistrati con meno di 40 anni, il 20,9%. Cifra che però aumenta oltre il 25% se consideriamo solo le donne, che, in particolare tra le nuove generazioni di giudici, sono larga maggioranza, 1438 contro 833, sempre tra gli under 40. È comunque da circa 25 anni che anche complessivamente i magistrati di genere femminile sono più del 50%. Gli uomini rimangono più numerosi ormai solo tra quelli che hanno 55 anni o più.
Perlomeno da questo punto di vista il comparto della magistratura appare seguire una tendenza molto simile a quella del resto della Pubblica Amministrazione, dove le donne acquistano sempre più peso. Per quanto riguarda gli stipendi, invece, le differenze con gli altri settori rimangono e con tutta probabilità rimarranno sempre enormi.
I dati si riferiscono al: 2019-2022
Fonte: Aran