Stamane SKY Italia ha presentato la sua nuova veste: la trasformazione in un operatore Triple Play, in condizione di offrire TV, Rete fissa e internet. Lo ha fatto dando una grande prova di modernità nei servizi della società dell’informazione, in un Paese come il nostro che rischia di essere sempre più fermo e, quel che più pesa, a corto di idee sul futuro.
Un’offerta, quella di SKY Italia, semplice, potente e spettacolare, per usare le parole del suo AD Maximo Ibarra che ha fatto da grande intrattenitore dei nuovi servizi. E non poteva essere che così, se si considera il mix fenomenale di questa offerta: della qualità dell’intrattenimento di SKY Italia, alle performance di reti potenti come quelle di Open Fiber e Fastweb (coinvolta, quest’ultima, in tutte quelle aree del Paese dove non arriva Open Fiber), completata infine dalle soluzioni di user experience che SKY Italia stessa assicura all’ambiente domestico e di cui avete i dettagli in altri nostri articoli odierni.
Tuttavia, al di là della presentazione della nuova offerta, ciò che colpisce in chiave strategica è l’offerta dei programmi di SKY Italia attraverso la rete in fibra ottica.
Il che sollecita due considerazioni.
La prima ci riporta indietro negli anni. L’Italia, come si sa, sconta la sua arretratezza infrastrutturale a causa del mancato sviluppo delle reti di tv via cavo degli anni ’70, ’80 e ’90. Allora si diceva che la TV era la killer application per lo sviluppo delle reti cavo. Successivamente, ed in anni più recenti, si è adottato lo stesso paradigma al lancio delle reti in fibra, indicando ancora una volta nella TV la killer application dell’infrastruttura ottica. Speriamo che ciò accada ai giorni nostri per l’Italia, avendo noi una arretratezza infrastrutturale cronica, condizionata dalla scarsezza di servizi della Pubblica Amministrazione e dalla difficoltà parallela e in parte conseguente di far crescere la domanda.
La seconda ci proietta avanti di qualche anno. Perché? Perché SKY Italia che distribuisce i suoi contenuti pregiati attraverso Open Fiber avvalora lo schema operativo di due soggetti, il primo soggetto (Open Fiber) che vende la rete (e fa solo quello), il secondo soggetto (SKY Italia) che la compra per distribuire i propri servizi (e fa solo quello).
In questo secondo caso c’è da chiedersi se SKY Italia, per la forza che ha, dal punto di vista della penetrazione di pubblico e della qualità dei contenuti, non rappresenti la killer application del modello Wholesale only che in Italia gioca la partita più rilevante a livello continentale.
In ambedue i casi si avverte un dato di fatto: che lo sblocco dello stallo italiano sulla rete, un dibattito senza fine e senza costrutto, che si sta protraendo dal lontano 2008, non può essere solo nelle mani di una classe politica che si è dimostrata incapace di assumere una-decisione-una a riguardo e di operatori di tlc incartati tra loro.
E magari a risolvere la partita potrebbe essere il contesto creato da soggetti terzi, che hanno le proprie strategie, ma che pur perseguendo i propri obiettivi sono in condizione, magari loro malgrado, di sbloccare una situazione incancrenita come quella relativa al futuro della rete.
Forse non accadrà nulla a breve, ma stamane si è avuta la sensazione che una ventata di freschezza può portare solo beneficio ad una situazione di stallo che non potrà essere risolta solo dalle parti tradizionalmente in commedia.