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Lo spegnimento del rame in Francia preoccupa

Lo spegnimento della rete in rame di Orange in Francia entro il 2030 suscita non poche preoccupazioni. Lo scrive Le Monde, descrivendo le scene sempre più diffuse in giro per il paese di tecnici di rete impegnati nell’operazione di scavo e smantellamento della vecchia rete in rame. Il piano di switch off della rete in rame è stato annunciato nel 2022. La Francia non è l’unico paese impegnato in questo processo di sostituzione tecnologica. In Spagna ad esempio Telefonica si è impegnata a spegnere il r<me addirittura entro il 2024, anno del centenario.   

Il tema ci interessa da vicino, visto che, secondo Repubblica, anche KKR in Italia sarà impegnata nei prossimi 5 o 6 anni nello smantellamento della rete in rame di NetCo e nella sua sostituzione con la fibra. Che questa sarà la sua principale attività nei prossimi 5 o 6 anni, prima di uscire dal capitale. Che, anzi, KKR uscirà soltanto quando la rete in rame sarà stata totalmente sostituita.

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Manutenzione troppo cara

Troppo cara da mantenere (500 milioni di euro all’anno) per Orange, difficile da interconnettere con le tecnologie recenti e sensibile all’umidità, la rete in rame è stata soppiantata dalla fibra ottica in Francia.

Al 30 giugno, secondo l’Arcep la Francia contava 19,8 milioni di abbonati in fibra contro 8,5 milioni in rame (Adsl).

Tra l’altro, il numero di abbonati al telefono fisso continua a diminuire, ed è passato da 9,2 milioni nel 2018 a 4,9 milioni nel 2022.

Ed è anche per questo che il cantiere per switch off del rame in Francia accelera: 162 città taglieranno il filo entro il 2025. Poi saranno altri 829 comuni nel 2026. Il resto del paese entro il 2030.

Attenzione alla concorrenza

Ma lo spegnimento del rame porta con sé diversi problemi. I concorrenti di Orange sono preoccupati. Temono che l’ex incumbent approfitti di questo progetto per guadagnare quote di mercato nella fibra ottica. L’operatore smentisce, ma l’Autorità garante della concorrenza è mette le mani avanti. In una nota del 26 ottobre Arcep “invita ad assicurare la corretta attuazione di questo piano e ad intervenire quando le scelte o l’applicazione dei criteri seguiti da Orange non garantiscano le condizioni di dinamica competitiva durante la transizione” alla fibra. Questa domanda è ancora più forte per le imprese, un mercato in cui gli operatori alternativi già faticano a sfondare.

Molti utenti refrattari

Di certo, fra gli abbonati molti non vorranno fare il salto dal rame alla fibra. Alcuni ritenendo di non averne bisogno, altri temendo un aumento dell’abbonamento, visto che la fibra costa di più.  

Secondo le stime, a livello nazionale il tasso di refrattari al rinnovo in fibra è pari al 10%-15%.

Servizio universale

Orange ha reso noto che con la fibra è possibile avere un semplice abbonamento di telefonia. Nonostante la fine dell’obbligo del servizio universale, Orange si è impregnata a garantirlo fino alla fine del 2023. Cosa succede dopo? La questione non è risolta.

Altri abbonati saranno invece dissuasi dal costo dell’impianto: i lavori nella parte privata (sentieri, vialetti, giardini, ecc.) è a loro carico. Il finanziamento di questi collegamenti cosiddetti “complessi” non è stato del tutto risolto, nonostante la costituzione, nel 2022, di una dotazione speciale di 150 milioni di euro distribuibili sotto forma di sussidi, ma solo nelle aree rurali.

È proprio tutta questa complessità a preoccupare

Jean-Noël Barrot, ministro responsabile degli affari digitali, ha annunciato il lancio, il 7 novembre, di un sito per informare i francesi. Sarà sufficiente? Molti sindaci di piccoli comuni chiedono una grande campagna di comunicazione del governo, come quella portata avanti con successo per lo switch off della televisione analogica negli anni 2000.

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