“È incredibile ma vero” è ormai divenuto – su queste colonne della rubrica dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale IsICult “ilprincipenudo” per il quotidiano online “Key4biz” – quasi un… ritornello, ma come commentare altrimenti la totale assenza di ricaduta mediatica (e politica!) di una inchiesta, veramente inquietante, realizzata dalla trasmissione guidata da Sigfrido Ranucci, il pugnace “Report”, andata in onda domenica scorsa 26 maggio alle ore 20:55 su Rai3, dedicato alla grande truffa (perché questa è) dei sondaggi elettorali?
Da cittadini che ancora credono nelle capacità e potenzialità del servizio pubblico radiotelevisivo, non possiamo che complimentarci, in questo caso, con chi amministra la Rai, perché è evidente che “Report” si pone come trasmissione televisiva oggettivamente indipendente dai poteri forti (politici ed economici, partitici e imprenditoriali) e, paradossalmente, anche da Viale Mazzini…
Un raro caso di palestra di giornalismo investigativo, documentato quanto critico, libero da condizionamenti.
L’indagine è stata intitolata “I Signori dei Sondaggi” ed è firmata da Lorenzo Vendemiale e Carlo Tecce (entrambi giornalisti de “il Fatto”): si tratta di un’inchiesta esclusiva di “Report” sul mercato dei sondaggi in Italia. Chi sono i padroni, quali rapporti hanno con i partiti, quali segreti nascondono, con quali conflitti di interessi lavorano…
Per la prima volta in Italia, un servizio giornalistico dimostra con documenti inediti come funzionano i sondaggi in Italia e come, spesso, diventano strumento di propaganda e di manipolazione della pubblica opinione.
In estrema sintesi: in Italia, esiste un “mercato dei sondaggi” che non brilla né per accuratezza metodologica né per trasparenza procedurale, ed il tutto avviene sotto gli occhi non esattamente vigili dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom)…
In sostanza, esiste sì l’obbligo di pubblicare alcune indicazioni di metodo su come vengono realizzati i sondaggi, ma questa dichiarazione è generica e non è sottoposta ad alcun controllo.
In particolare, non vige l’obbligo di rendere nota la cosiddetta “matrice” dei sondaggi, ovvero la strutturazione del campione, che quindi viene dato sempre per “rappresentativo” della popolazione italiana, allorquando così verosimilmente assai spesso… non è.
Il problema è molto grave e tocca le fondamenta del sistema della comunicazione e della democrazia stessa.
Dagospia: “sondaggi politici meno attendibili dei tarocchi”?
Che la questione fosse scottante emerge anche da uno dei pochi (pochissimi) commenti giornalistici: con la sua abituale “vis polemica” ha scritto Dagospia, domenica scorsa, prima della messa in onda del programma, “Panico fra i sondaggisti italiani per il servizio di ‘Report’ che andrà in onda questa sera”.
Commenta Roberto D’Agostino: “la trasmissione di Sigfrido Ranucci fornirà le prove di quello che gli italiani da molto tempo sospettavano: la gran parte dei sondaggi politici sono meno attendibili dei tarocchi”.
Impressiona (positivamente) anche la posizione critica che “Report” ha assunto nei confronti del suo stesso editore (la Rai): a chiare lettere, manifesta notevoli perplessità sul consorzio cui Viale Mazzini affida le previsioni elettorali, ovvero Opinio Italia (vedi infra).
Caso questo – più unico che raro – di giornalismo investigativo veramente indipendente!
Quel che stupisce è piuttosto la totale assenza di reattività, l’indomani e nei giorni successivi (siamo a mercoledì 29 maggio), da parte sia del sistema dei media stessi, sia da parte del sistema politico e delle istituzioni.
Le accuse di “Report” sono veramente pesanti e gravi, oltre che ben documentate.
Ricaduta mediatica, dopo la messa in onda di domenica sera?! Tendente a zero.
La “sondaggite”, malattia senile di una politica debole…
A livello di quotidiani, si registra soltanto un articolo di Mario Rodriguez (consulente, politologo e docente di comunicazione) su “il Riformista”, nell’edizione di ieri 28 maggio, intitolato efficacemente “La lente di Report sulla sondaggite, malattia senile di una politica debole”. Scrive Rodriguez che “l’affidabilità dei sondaggi che si diffondono in Italia è un problema politico-sociale importante che va regolato. A dettare la linea non può essere la logica mediatica che produce la fibrillazione sulle intenzioni di voto (…) Credo che i sondaggi predittivi sulle intenzioni di voto acquistino rilevanza in Italia negli ultimi anni per due congiunture particolari. Prima di tutto sono “merce” pregiata del “mercato dell’attenzione”, cioè qualcosa che i media producono nella loro competizione vitale per aumentare l’audience e i “like””. E precisa: “oggi non sono tanto i partiti a commissionare sondaggi che vengono ripresi dai media, ma sono i media che commissionano direttamente i sondaggi e che scandiscono i tempi del dibattito dei partiti. Casomai in un combinato disposto tra partiti e orientamento editoriale pieno di ambiguità”.
Nessun altro commento da parte di testate giornalistiche edite anche su carta. Ma anche rispetto ad altre testate giornalistiche, pubblicate soltanto sul web, si registra un assoluto silenzio, una totale rimozione, fatta salva l’eccezione di “Affari Italiani” nell’edizione di lunedì 27, che intitola “Alessandra Ghisleri, detronizzata la regina dei sondaggi” e commenta “sgretolata l’immagine di “santona” dopo il servizio di Report che mette in dubbio la scientificità dei sondaggi effettuati dagli istituti demoscopici”.
Il servizio di “Report” affronta anche il bando Rai per gli “exit poll”.
La trasmissione di Rai 3 ha messo nel mirino tutti i più grandi istituti di sondaggio, ed avanza dei dubbi anche sulla scientificità delle interviste fatte da Euromedia Research, di cui Alessandra Ghisleri è direttrice. “La bontà di un sondaggio dipende dalla consistenza del campione. Ma come vengono fatti quelli che finiscono sul servizio pubblico?”, si è chiesto Sigfrido Ranucci, guardandosi in casa. Si ricordi che Alessandra Ghisleri, in passato storica collaboratrice di Berlusconi, è attualmente la sondaggista di riferimento di “Porta a Porta” di Bruno Vespa. Dai documenti pubblicati sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri (Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria, così come sul sito web dell’Agcom), risulta che il numero dei contatti nei suoi sondaggi è praticamente sempre identico a se stesso, con un altissimo tasso di risposta, pari a uno su due, quasi impossibile da mantenere… Quindi, con una platea di intervistati che resta curiosamente immutata.
Si tratta – per dirla elegantemente, con un eufemismo – di una… “anomalia”, secondo quel che ha sostenuto Giovanni Di Franco, Professore di Scienze Sociali dell’Università “Sapienza” di Roma, interpellato da “Report”…
Sondaggi svenduti: per “Porta a Porta”, un sondaggio a… 2.000 euro!
E che dire della risposta fornita da Rai stessa a “Report”, in relazione ai sondaggi di Ghisleri, che conferma budget semplicemente… ridicoli? Scrive infatti Viale Mazzini: “Rai ha in essere un contratto con la società Only Numbers S.r.l., titolare del marchio “Euromedia Research”, per lo svolgimento di sondaggi demoscopici per l’edizione 2023-2024 del programma “Porta a Porta” (Cig YB73C6E77B). Il contratto ha durata dal 12/09/2023 al 13/06/2024 e non prevede un numero minimo di sondaggi da effettuare, bensì un numero massimo/stimato, pari a 18 per l’intera durata contrattuale. Il corrispettivo unitario per ciascun sondaggio è pari a 1.700 euro, Iva esclusa, da cui discende un importo massimo contrattuale pari a 30.600 euro, Iva esclusa”.
Trattasi di 1.700 euro, che, Iva inclusa, si traduce in 2.074 euro per 1 sondaggio uno!
Non si deve essere né sondaggisti né statistici né ricercatori sociali, per comprendere che si tratta di un budget che è incompatibile con un lavoro di qualità, che si caratterizzi per una metodologia minimamente accurata (un “mix mode” che preveda interviste in presenza, telefoniche – fisso e mobile – e via web, per addivenire realmente ad un “campione” probabilistico… decente), come ha confermato polemicamente a “Report” l’ex sondaggista di fiducia di Silvio Berlusconi, Luigi Crespi… E Nando Pagnoncelli, Presidente della filiale italiana della multinazionale francese Ipsos, ha dichiarato che, a fronte di budget inadeguati per realizzare sondaggi seri, la sua società ha rinunciato a lavorare per Rai…
Comunque “Report” non risparmia nessuna sigla, delle “premiate ditte” di sondaggi italici… Dall’Istituto Piepoli, del decano Nicola Piepoli, alla Swg di Biagio De Carolis… E poi segnala i conflitti di interessi di Fabrizio Masia di Emg di≠erent… i guai societari di Antonio Noto… i super-profitti del presunto nuovo “guru” dei sondaggi Lorenzo Pregliasco di Quorum YouTrend…
Si ricordi che la triade Piepoli + Noto + Masia ha dato vita al consorzio Opinio Italia, che lavora soprattutto per la Rai. Opinio Italia registrava un fatturato 2020 di 1,4 milioni di euro, scesi a 774mila euro nel 2021, e schizzato a ben 2,4 milioni di euro nel 2022…
E che dire di Tecné di Carlo Buttaroni, che lavora soprattutto per Mediaset e “casualmente” stravede per il futuro di Forza Italia?!
Nella miglior tradizione di trasparenza documentativa, “Report” riporta sul proprio sito web anche le “risposte” alle “domande” che ha posto alla direzione aziendale: si tratta di un corposo documento, che reca il nome di Marco Catena come “autore”, tra le proprietà del file (che è datato 23 maggio 2024). Marco Catena è un funzionario della Direzione Marketing di Viale Mazzini (guidata da Roberta Lucca) e risulta essere dal 2017 Responsabile della struttura attualmente denominata “Marketing del Servizio Pubblico”, che cura sia il coordinamento della partecipazione aziendale alle associazioni di categoria ed agli organismi collettivi di misurazione delle audience, sia la progettazione e realizzazione delle ricerche sui contenuti e sulla percezione del pubblico prescritte dal “contratto di servizio” Rai-Mimit (e specificamente, su questo tema del “contratto di servizio”, non possiamo che rimandare al nostro intervento su queste colonne, vedi “Key4biz” del 28 maggio 2024, “Rai, errori (alcuni marchiani) nel nuovo contratto di servizio”).
E, sull’inchiesta di “Report”, silenzio totale da parte dell’Agcom: è evidente che quel che pure prevede il suo regolamento è insufficiente per validare la correttezza metodologica dei sondaggi.
Torneremo presto su queste tematiche, anche perché l’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (che cura questa rubrica “ilprincipenudo” per il quotidiano online “Key4biz”) ha collaborato per molti anni per la Direzione Marketing Rai, e – come dire?! – ha qualcosa da aggiungere…
A proposito di… trasparenza e dialettica e democrazia, sarebbe veramente stimolante se Sigfrido Ranucci, “abusando” (per così dire…) della apprezzabile grande libertà che Viale Mazzini gli accorda, volesse affrontare su “Report” il tema “contratto di servizio”, che riguarda il futuro di breve e medio periodo della sua stessa Rai: questa sarebbe un’altra commendevole e preziosa provocazione!
A proposito di “fonti” e… di evanescenza metodologica, va segnalato (denunciato) che anche una “istituzione” come il Censis, nel suo “Rapporto Annuale sulla situazione sociale del Paese” (l’ultimo, il 57°, presentato il 1° dicembre 2023), che pure viene ormai considerato un “testo di riferimento” della sociologia e della politologia italica, non rivela le caratteristiche del suo campione, né le metodologie utilizzate! Apprezzabile che invece il concorrente Eurispes (che ha presentato venerdì scorso 24 maggio 2024 il suo 36° “Rapporto Italia”) specifichi almeno che si tratta di un “campione probabilistico stratificato”, con “somministrazione face to face e online di un questionario” al quale hanno risposto 2.009 persone (tra marzo e aprile 2024). Anche in questo caso, comunque, nessuna traccia della “matrice” del sondaggio…
Nelle more, consigliamo ai lettori anzitutto la visione (per chi l’avesse persa) della trasmissione di Rai3, sia la visione della videoregistrazione dell’interessante convegno tenutosi ieri martedì 28 maggio a Roma, intitolato “Statistica elettorale. La sfida del votare”, nell’ambito della Riunione Scientifica del Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche di Sapienza Università di Roma (“Master in Scienze Elettorali e del Governo”), promossa dai professori Daniela Marella, Augusto Cerqua e Federica Ricca. Particolarmente interessante – equilibrata e pacata – la relazione di Nando Pagnoncelli, Presidente Ipsos Italia (vedi supra)… Pagnoncelli ha iniziato il suo intervento di ieri in università sostenendo che “finalmente ‘Report’ ha fatto un po’ di luce sugli aspetti critici di questo settore (…) i sondaggi possono essere uno strumento di democrazia ma possono anche divenire un rischio per la democrazia”…
Clicca qui, per il servizio “I Signori dei Sondaggi”, a cura di Lorenzo Vendemiale e Carlo Tecce, andato in onda il 26 maggio 2024, nell’ambito della trasmissione “Report” su Rai3, condotta da Sigfrido Ranucci
Clicca qui, per le risposte che Rai ha inviato alla redazione di “Report” in relazione al servizio “I Signori dei Sondaggi”, andato in onda il 26 maggio 2024 su Rai 3
Clicca qui, per la videoregistrazione (a cura di Radio Radicale) del convegno “La sfida del votare”, Università di Roma “Sapienza”, Sala Lauree dell’Edificio di Scienze Politiche, Roma, 28 maggio 2024
[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. Ha collaborato Luca Baldazzi. ]
(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.