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L’Italia sempre lontana dal cuore digitale dell’Europa: quint’ultimi per innovazione e competenze

La trasformazione digitale ha un indice a livello europeo, il Digital economy and society index, o più semplicemente conosciuto con l’acronimo Desi, cioè dell’indice di digitalizzazione dell’economia e della società. La Commissione europea ha diffuso oggi l’edizione 2019 dell’indexper rendere pubbliche le prestazioni digitali globali dell’Unione europea (Ue) e misurare i progressi compiuti dai singoli Paesi in termini di competitività digitale.

Ne è uscito fuori che i partner Ue che hanno fissato obiettivi ambiziosi in linea con la strategia per il mercato unico digitale dell’UE e li hanno sostenuti con investimenti adeguati, “hanno conseguito risultati migliori in un periodo di tempo relativamente breve”.
Tuttavia, hanno spiegato da Bruxelles, il fatto che le più grandi economie dell’Unione non siano all’avanguardia nel settore digitale, indica che “il processo di trasformazione digitale deve accelerare per consentire all’Ue di rimanere competitiva a livello mondiale”.

Il nostro Paese, in un contesto di generale crescita, occupa nella classifica dell’Indice Desi 2019 la poco invidiabile quint’ultima posizione. Peggio di noi solo Polonia, Grecia, Romania e Bulgaria.
L’Italia si classifica male praticamente in tutti e cinque i settori di misurazione: per capitale umano e digital skills (26° posto); per uso di internet da parte della popolazione (25° posto); per l’utilizzo delle tecnologie digitali da parte delle aziende (23° posto); un poco meglio invece per l’offerta di servizi pubblici digitali e per connettività.

Nonostante questo, il nostro punteggio è migliorato rispetto agli ultimi due anni, 43,9 punti (media Ue di 52,5 punti) contro rispettivamente i 38,9 dell’anno passato e i 36,5 del 2017.
Gli elementi migliori evidenziabili per l’Italia sono l’assegnazione dello spettro 5G e la copertura a banda larga e il suo utilizzo, che sono in crescita su base annua.
I problemi sono però diversi e i principali sono legati allo scarso utilizzo del web da parte degli italiani (tre su dieci non sanno cosa sia), alle scarse competenze digitali (il 50% della popolazione non le possiede proprio) e quindi al conseguente mancato utilizzo di servizi online.

L’indice Desi per la connettività ci vede poco sotto la media Ue (59,3), ma sempre al 19° posto, con un punteggio di 57,6. Hanno giocato a nostro favore l’impegno in fase di preparazione al 5G e la diffusione delle reti di accesso di nuova generazione (NGA) in fibra.
I servizi pubblici digitali ci regalano un 18° posto, miglior prestazione del Paese nel Desi 2019, con un punteggio di 58,7 contro la media Ue di 62,9.
Qui i buoni risultati sono arrivati dagli open data e dai servizi di sanità digitale.

A commento dei risultati per tutti i Pesi europei, il vide presidente per il Digital Single Market, Andrus Ansip, ha dichiarato: “Alla fine del 2014, quando abbiamo iniziato ad elaborare un piano per il mercato unico digitale, volevamo costruire una strategia a lungo termine per stimolare l’ambiente digitale europeo, ridurre al minimo l’incertezza giuridica e creare condizioni eque per tutti. Ora che l’UE ha concordato 28 proposte legislative su 30, creando 35 tra nuovi diritti e nuove libertà digitali, l’efficace attuazione del mercato unico digitale può contribuire in modo significativo a migliorare ulteriormente i risultati di ogni Stato. È urgente, a questo punto, attuare nuove regole per potenziare la connettività, l’economia dei dati e i servizi pubblici digitali, nonché aiutare gli Stati membri a dotare i cittadini di competenze digitali adeguate al moderno mercato del lavoro”.

Nella Top 5 Desi 2019 troviamo come al solito la Finlandia al primo posto, seguita sul podio da Svezia e Olanda, con la Danimarca al quarto posto e il Regno Unito al quinto.
Tra le prime quindici posizioni ci sono poi la Spagna, la Germania e la Francia.

I dati Desi degli ultimi 5 anni, hanno mostrato che investimenti mirati e politiche digitali più concrete possono avere un impatto significativo sulle prestazioni dei singoli Paesi. “Questo è il caso della Spagna, ad esempio, con la diffusione della banda larga ultraveloce”, si legge nella nota della Commissione ai risultati, “ma anche di Cipro, con la connettività a banda larga, come dell’Irlanda per la digitalizzazione delle imprese e della Lettonia e della Lituania nei servizi pubblici digitali”.

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