Il progetto di lavoro partirà da tre casi di studio: le sentenze in materia di separazione e divorzio; quelle che quantificano i risarcimenti dei danni non patrimoniali; tra queste, nello specifico, quelle di risarcimento del danno da stress e da mobbing lavorativo.
Obiettivo della convenzione firmata dal Tribunale di Genova e dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa è mettere a disposizione dell’ufficio giudiziario i risultati di un’indagine tecnologica progressiva e arrivare a potere prevedere, grazie all’uso dell’intelligenza artificiale, come il giudice deciderà in presenza di situazioni identiche o analoghe a quelle analizzate.
Esaminando la massa delle decisioni dei giudici genovesi, la Sant’Anna di Pisa eseguirà una prima analisi delle tendenze in un periodo dato per estrarre gli orientamenti giurisprudenziali che emergono nelle materie indagate.
Si avvarrà a tale scopo, si legge in una nota ufficiale, della metodologia applicata alle ricerche già condotte su materiale giurisprudenziale nell’Osservatorio sul danno alla persona, istituito presso il laboratorio LIDER-Lab dell’Istituto Dirpolis (Diritto, Politica, Sviluppo) della Scuola Superiore Sant’Anna.
Enrico Ravera, presidente Tribunale Genova ha commentato: “Questo progetto è innovativo, in quanto non mira ad estrarre statistiche dall’analisi casistica, ma ad utilizzare tecniche di intelligenza artificiale alla giurisprudenza”.
La coordinatrice dell’Osservatorio sul danno alla persona, LIDER Lab, Istituto Dirpolis (Diritto, Politica Sviluppo) della Scuola Sant’Anna di Pisa, Denise Amram, ha affermato: “L’analisi della giurisprudenza consente di contribuire al dibattito nazionale (e non soltanto), stimolando il legislatore attraverso un approccio interdisciplinare”.
“Si potranno così stabilire, al termine della ricognizione e della rielaborazione dei dati – si legge nel comunicato – quali siano le soluzioni prevalenti e quali quelle minoritarie, in presenza di presupposti di fatto comuni e determinati”.
Questo risultato iniziale dell’indagine “sarà d’interesse soprattutto per i giudici, che avranno così a disposizione dati sintetici ed analitici per valutare la correttezza delle proprie decisioni, l’esistenza o meno di orientamenti dominanti e di pronunce dissonanti, anche per comprendere la ragione e l’eventuale incoerenza di queste ultime”.
Più le decisioni dei giudici sono coerenti tra loro – col margine di opinabilità insito nelle questioni che implicano l’interpretazione d’una norma – più risultano prevedibili gli esiti delle cause intraprese dai cittadini.
“La figura del giudice non potrà mai essere sostituita da un algoritmo. Ma la tecnologia potrà aiutare i cittadini a litigare meno e ad accettare con più consapevolezza le decisioni dei tribunali”, è specificato nel documento.
Diverse le ricadute in termini di riduzione del contenzioso e possibilità di soluzioni concordate tra le parti in causa. I vantaggi, infatti, non saranno solo per il comune cittadino, ma anche per le aziende, che ad esempio vogliono regolarsi per futuri accordi conciliativi relativi a lavoratori danneggiati o mettere a bilancio poste in previsione di esborsi economici determinati dai contenziosi in essere.
Il 4 dicembre 2018, si legge in un articolo su altalex.com, la Commissione europea per l’Efficacia della Giustizia (CEPEJ) del Consiglio d’Europa ha emanato la “Carta etica europea per l’uso dell’intelligenza artificiale nei sistemi di giustizia penale e nei relativi ambienti”. Un documento di grande rilevanza, “poiché è la prima volta che a livello europeo, preso atto della crescente importanza della intelligenza artificiale nelle nostre moderne società e dei benefici attesi quando questa sarà pienamente utilizzata al servizio della efficienza e qualità della giustizia, vengono individuate alcune fondamentali linee guida, alle quali dovranno attenersi i soggetti pubblici e privati responsabili del progetto e sviluppo degli strumenti e dei servizi della IA”.
In particolare, è spiegato sul sito, la Carta etica enuncia i seguenti principi: 1) principio del rispetto dei diritti fondamentali; 2) principio di non discriminazione; 3) principio di qualità e sicurezza; 4) principio di trasparenza; 5) principio di garanzia dell’intervento umano.