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L’intelligenza artificiale privata come risposta europea a Stati Uniti e Cina

Abituati a pensare all’approccio tecnologico, dove cloud, datacenter e software si fondono per creare nuove aspettative di vantaggio, emerge un interrogativo cruciale: come possiamo garantire che un’azienda italiana adotti sistemi di AI in modo etico, sicuro e conforme alla legge? La risposta risiede nello stack normativo dell’AI, un complesso sistema di regole, standard e principi che guida lo sviluppo e l’implementazione dell’AI in Europa al netto delle recenti pressioni operate da Stati Uniti e Cina.

In un’economia sempre più guidata dai dati, dove la capacità di rischio è fondamentale, solo un sistema di garanzie e protezioni può creare la fiducia necessaria per investire e prosperare con l’intelligenza artificiale. Un approccio che combina il rispetto delle regole esterne con il controllo sui dati personali e non personali, rappresenta la via migliore per garantire che l’AI sia sviluppata e utilizzata in modo responsabile e conforme alla legge. L’importanza di un’intelligenza artificiale privata diventa quindi cruciale nel contesto aziendale moderno, soprattutto in relazione alla necessità di proteggere i dati sensibili e di aderire allo stack normativo dell’AI in cui si opera. L’intelligenza artificiale privata è un elemento di analisi nuovo e ancora poco esplorato ma da tenere in considerazione, in quanto si riferisce all’implementazione e all’uso di sistemi di AI all’interno di un’organizzazione che voglia mantenere il controllo completo sui dati e sugli algoritmi utilizzati.

Ma cosa succede quando questo stack normativo è assente o incompleto?

Ci troviamo di fronte a tre scenari distinti:

La scelta tra questi scenari non è solo una questione legale, ma anche una decisione strategica che influenza la capacità di un’azienda di proteggere i propri dati, mantenere un vantaggio competitivo e guadagnare la fiducia dei clienti. E’ a questo punto, che l’intelligenza artificiale privata diventa essenziale per le aziende che desiderano proteggere i propri dati messi a rischio anche da scenari geopolitici in forte mutamento, senza condividere il proprio patrimonio di conoscenza con sistemi pubblici di AI offerti da operatori globali in sistemi giuridici non garantiti.

In quale sistema giuridico è preferibile investire?

Abbiamo detto che l’anomia è l’assenza del diritto. Negli Stati Uniti – dopo la cancellazione dell’executive order di Biden, c’è oggi una sostanziale anomia. Non che prima ci fosse un sistema giuridico complesso per il settore dell’AI, ma il tentativo della precedente amministrazione USA, era quello di non lasciare che l’executive order rimanesse orfano di coordinamento internazionale, perché altrimenti avrebbe inciso in maniera povera sul sistema globale dell’AI. In assenza di una regolamentazione specifica, lo ricordiamo, c’è anomia e adikia, non c’è regola e non c’è giudice, di conseguenza non c’è giustizia. In un sistema senza regole come quello immaginato da Trump, i mercati a rete prosperano indisturbati, cogliendo i vantaggi prodigiosi di economie di scala e di scopo, effetti rete diretti e indiretti e incrociati potentissimi. I rischi conseguenti sono concreti scenari di insicurezza e di crescenti conflitti internazionali.

L’autonomia invece, c’è quando le parti si danno le regole da sole. Questa è una tensione ricorrente nell’innovazione e si realizza quando la regolazione privata del rapporto è fatta delle parti. In questo caso, vige la legge del più forte. Le parti si scelgono le regole ed anche il giudice che quindi diventa arbitro, non è terzo, e così come è stato imposto può essere rimosso. L’autonomia dei sistemi di AI, segna la resa del privato al sistema di intelligenza artificiale dominante che ha vantaggio ad autoregolarsi, ma solo per limitare a se stesso e per i propri stretti interessi i rischi conseguenti.

Da ultimo ma non per importanza, c’è l’ortonomia dell’Intelligenza Artificiale che si realizza dove ci sono certamente le regole, ma anche un giudice terzo riconosciuto dalle parti. Terzietà e riconoscimento sono il collante dello stack normativo dell’Intelligenza Artificiale. Ad esempio, se Deepseek risponde al Garante Privacy italiano che non lo riconosce, non c’è ortonomia, c’è anomia. Se il Vice Presidente J.D. Vance durante il vertice di Parigi dichiara di non riconoscere la giurisdizione europea, non c’è ortonomia. Il riconoscimento delle regole e la terzietà del giudice creano un unico stack giuridico di garanzia per i privati, perchè se mancasse ci ritroveremmo in un contesto di autonomia (arbitro+autoregolamentazione) oppure di anomia (che è anche adichia, ovvero ingiustizia dovuta ad assenza di regole e di giudice terzo).

Quali sono le conseguenze?

L’anomia ha un vantaggio territoriale, è la legge del più forte, e porta spesso alla guerra. E’ una tentazione che vediamo ricorrere nelle dichiarazioni del Presidente Trump quando minaccia di non riconoscere le giurisdizioni, i popoli, gli Stati, i patti. Ed è lo scenario in assoluto meno desiderabile che infatti preoccupa non poco le democrazie europee.

L’autonomia pure è la legge del più forte ma non porta da sola alla guerra, porta sicuramente all’ingiustizia, all’adikia. Quindi in un sistema di autonomia ci può essere l’ipotesi di un accordo bilaterale tra Stati che “vale finché vale”. È un reale consolidato in mille opzioni possibili, di convenienza. Non garantisce il benessere uniforme e distribuito dei vantaggi tecnologici legati all’intelligenza artificiale.

L’ortonomia dell’intelligenza artificiale si realizza solo con un sistema di regole che si avvantaggia di riconoscimento e diritto, e del giudice-terzo non-arbitro. Ed è un vantaggio decisivo che ha portato prosperità e benessere al nostro continente, pace e prosperità ai popoli. Rappresenta da ultimo anche la nostra culla giuridica per tradizione, seppur oggi minacciata da spinte sovraniste.

L’intelligenza artificiale privata come risposta europea a Stati Uniti e Cina

In un’economia data-driven – che non ha sostituito l’economia della conoscenza ma l’ha ampliata e amplificata – diversi fattori ci portano tuttora a ritenere che le migliori condizioni possibili per investire in AI, si danno solo quando c’è un sistema di garanzie e di protezioni che sono alla base della capacità di rischio degli Stati e dei privati. Essere capaci di rischio crea la fiducia dei mercati solo se questi possono contare su regole certe e giudici in grado di farle rispettare.

Come evidenziato in premessa, è fondamentale riconoscere che, parallelamente allo stack tecnologico dell’AI, è necessario uno stack giuridico che comprenda il riconoscimento delle regole e la terzietà del giudice. Quando tutto questo manca, ci sono evidenti distorsioni ed un livello di rischio inaccettabile per i privati. In Europa lo stack giuridico c’è e si manifesta attraverso una serie di normative e principi che mirano a garantire un approccio etico e responsabile all’AI.

L’Europa però, si trova oggi ad affrontare la sfida di mantenere un quadro normativo per l’AI che sia in grado di promuovere l’innovazione, tutelare i diritti fondamentali e garantire un utilizzo responsabile delle tecnologie legate all’AI. L’approccio europeo, basato sull’ortonomia è ora seriamente minacciato dalle spinte delle superpotenze che nel XX secolo hanno guadagnato un primato tecnologico estremamente avanzato.

I dati sono un asset fondamentale per qualsiasi azienda. Condividerli con fornitori extraeuropei di AI comporta rischi significativi per la sicurezza e la privacy. L’intelligenza artificiale privata ci consente di mantenere i dati all’interno del perimetro aziendale, riducendo il rischio di violazioni, accessi non autorizzati e utilizzi impropri. È fondamentale per questo, che le imprese comprendano l’importanza dello stack normativo dell’AI e che adottino l’intelligenza artificiale privata per proteggere i propri dati aziendali e garantire la privacy dei propri clienti. Questo approccio rappresenta la migliore alternativa all’utilizzo diretto di servizi AI pubblici globali, oggi dominanti, dove tutti i dati vengono condivisi con terze parti. Solo in questo modo sarà possibile sfruttare appieno il potenziale dell’AI, evitando rischi legali, di sicurezza e reputazionali di non poco momento.

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