Tra gli eventi del Salone Internazionale del Libro di Torino, non si poteva non affrontare un tema così attuale come quello dell’intelligenza artificiale applicata all’editoria.
L’evento in questione è stato organizzato in collaborazione con il progetto europeo LIT-UP, che si pone l’obiettivo di creare una forte rete di editori che lavorano con lingue poco utilizzate nel settore editoriale, capace di concorrere con il mercato delle grandi aziende competitor.
All’intervento “L’intelligenza artificiale incontra l’editoria”, ho sentire il parere di Mario Petruccelli e Nicola Mastidoro, rispettivamente ingegnere e filosofo. Il primo è il fondatore di Zulla, una piattaforma AI che crea contenuti ottimizzati, il secondo è il fondatore di Corrige.it, un sistema AI che controlla i testi individuando errori, refusi e problemi di leggibilità che sfuggono ai normali strumenti di controllo.
L’utilizzo dell’intelligenza artificiale sta sicuramente creando nuove sfide per scrittori e editori. Indubbiamente questo strumento ci offre la possibilità di velocizzare alcune attività come la creazione di articoli, la correzione di testi scritti e l’identificazione del plagio.
Non sono però poche le sfide a cui devono fare fronte scrittori e editori, infatti, Mastidoro non ha nascosto una futura possibilità di scomparsa di alcune case editrici, principalmente quelle che propongo attualmente contenuti di bassa qualità.
Ciò che però è stato confermato da entrambi gli esperti è il fatto che non è di certo l’IA ad essere intelligente, ma è l’essere umano che con le proprie conoscenze e competenze, passa tutte le informazioni alla macchina, che a sua volta le rielabora e le ripropone con grande stupore e ammirazione di tutti.
Quindi, la sfida per noi editori e scrittori sta proprio nell’utilizzare l’IA come supporto e non come sostituto del nostro lavoro e delle nostre competenze ed è importante acquisire la piena consapevolezza della necessità di adattarsi ai tempi e all’utilizzo dell’IA, seppur mediato, anche in ambito editoriale, altrimenti si rischia di rimanere poco aggiornati rispetto a chi invece sperimenta l’insieme delle innovazioni tecnologiche al fine di ottimizzare la propria attività.