Non solo umani che temono l’AI generativa per paura che prenda il loro posto di lavoro. Tra le persone che vogliono un chatbot per farsi supportare a lavoro ci sono (anche) i professionisti della scuola. È il caso del preside dell’istituto privato Cottesmore School nel West Sussex a sud di Londra, che ha lavorato con uno sviluppatore di intelligenza artificiale generativa per farsi creare un “collega”: Abigail Bailey, il primo preside con IA generativa.
Ma le nuove tecnologie possono (e devono) supportare in primis gli studenti: lo stesso istituto – riporta ancora la Bbc – ha avviato il progetto “La mia scuola futura”, in cui i bambini progettano il loro istituto ideale utilizzando l’intelligenza artificiale. E ancora, l’AI viene fruita durante le lezioni della Turner Schools di Folkestone – nella contea del Kent, sullo stretto di Dover – per insegnare ai giovanissimi come usarla in modo responsabile.
Docenti digitali per sfruttare l’AI nell’istruzione
Come spiega Euronews, l’azienda di intelligenza artificiale 21st Century Digital Teaching sta compiendo rilevanti passi in avanti per ovviare alla (cronica) mancanza di insegnanti nel Regno Unito (dal report 2024 di Tes Schools Wellbeing emerge infatti che il 74% del personale scolastico ha pensato, durante l’ultimo anno, di abbandonare completamente gli istituti scolastici). Una criticità condivisa con l’Europa.
Ragione per cui la stessa società (“21C”) ha lanciato sia un’app di insegnamento digitale sia una piattaforma di apprendimento per le scuole. Una nuova modalità, per gli studenti, di svolgere i compiti; ed essendo più interattiva permette ai docenti di monitorare, in modo semplice e immediato, i progressi dei propri ragazzi attraverso una serie di strumenti di analisi di AI. La piattaforma online di “21st Century Digital Teaching” converte le lezioni di matematica tenute da insegnanti in formati brevi e “scattanti” realizzati con l’AI. Pochi minuti ciascuno – sono video di quattro o cinque minuti –, i cui contenuti possono essere acquisiti in maniera più efficiente dagli studenti, considerando la soglia dell’attenzione sempre più bassa.
Intelligenza artificiale e diritti dei minori
Non è possibile, però, tralasciare un aspetto fondante: stiamo parlando dell’impiego dell’AI in un contesto delicato e unico come quello scolastico. Anche da qui, l’importanza del documento “The future of education and skills: education 2030” realizzato dall’Ocse. Nella fattispecie, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico rammenta che “gli studenti devono, obbligatoriamente, essere educati a vivere in maniera conscia l’uso dell’AI per consentire loro di sfruttarla al meglio e a proprio vantaggio”.
E ancora, prosegue l’Ocse, “l’intelligenza artificiale è divenuta – per molti di noi e, ancor di più, per tanti nostri studenti – uno strumento di produzione consapevole e voluta (specie per ragioni collegate, talvolta, a verifiche in classe) di contenuti digitali, tra cui testi e immagini”. Sulla stessa scia, il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara: “L’AI deve essere sempre a servizio della persona – ha affermato –, per valorizzare ogni individuo e fornire un supporto rilevante alla didattica”. E il presidente di Telefono Azzurro, Ernesto Caffo, ammonisce: “Forse non ce ne siamo accorti, ma l’intelligenza artificiale è giunta prima ai ragazzi che a noi adulti”.