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L’insuccesso di Spid è sotto gli occhi di tutti. Intervento di Fulvio Sarzana

Il Sistema pubblico di identità digitale (SPID) promosso dall’Agenzia per l’Italia Digitale e quindi dal Governo, partito il 15 marzo 2016, non decolla.

Per avere chiara la portata dell’insuccesso basta dare un’occhiata alle previsioni sensazionalistiche diramate da AGID in occasione del lancio del progetto. Come obiettivo si puntava, infatti, ad avere 6 milioni di utenti entro fine 2016, ma ad oggi un numero ancora esiguo di cittadini è dotato di Pin unico (circa 1,3 milioni).

Su questi dati scoraggianti influiscono, senza dubbio, le notevoli problematiche giuridiche evidenziate anche da diverse pronunce del Tar e del Consiglio di Stato.

Infatti, in mancanza di modifiche normative, il sistema Spid appare essere un walled garden a beneficio di poche imprese a causa del modello utilizzato per la gestione delle attività di identificazione.

Oltre all’impegno diretto dello Stato, il legislatore italiano ha scelto di utilizzare un sistema privato di identificazione, che impone però forti parametri economici escludenti – come la richiesta di un capitale sociale minimo che si aggira intorno ai 5 milioni di euro –, estromettendo di fatto le piccole e medie imprese.

Questo contrasta con la funzione pubblica dell’identificazione rappresentata dall’identità di ogni cittadino.

Va inoltre sottolineato come i dubbi sulla gratuità del servizio rispetto al livello più elevato di SPID (livello 3) potrebbero diventare un autogol laddove il cittadino dovesse poi pagare di tasca propria per l’acquisto di qualcosa che in realtà, ad oggi, gli dovrebbe spettare gratuitamente di diritto.

In altre parole, se per i livelli più semplici di SPID l’utilizzo di una ID e di una password sembrano essere sufficienti a fornire un servizio utile al cittadino questo non si può dire per i livelli più elevati. Infatti, per quanto riguarda i livelli 2 e 3 di Spid l’utilizzo di sistemi maggiormente performanti di attribuzione delle identità sembrano garantire al meglio i criteri di identificazione previsti dalle norme attualmente in vigore. È l’esempio della carta di identità elettronica che permette di accedere anche a diversi servizi utili al cittadino.

Cosa devono fare Agid e il legislatore per evitare di dichiarare definitivamente fallito il progetto SPID? Su questo ci si confronterà durante il DIG.Eat 2017, evento nazionale sul digitale organizzato da ANORC che si terrà a Roma il 23 marzo prossimo e al quale è possibile iscriversi gratuitamente.  L’auspicio è che si metta rapidamente mano al Codice dell’Amministrazione Digitale modificando nel più breve tempo possibile le disposizioni già considerate illegittime dalle sentenze definitive del Consiglio di Stato e del Tar.

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