Il Coronavirus ha lasciato sicuramente un segno indelebile rivoluzionando la nostra vita lavorativa oltre che quella sociale. Le tecnologie, internet per primo, hanno così ottenuto un ruolo primario all’interno della nostra vita di tutti i giorni.
Lo smart working, la didattica a distanza, gli incontri online tramite webcam e opportunità di comunicazione tecnologica, in alcuni casi persino la telemedicina, ci hanno messo davanti alla scoperta improvvisa che “certe cose” possono essere fatte anche senza raggiungere l’ufficio e/o la scuola, cosa che prima d’ora fosse vista come impensabile e infattibile.
Sembra ci fosse il bisogno di un virus per capire che certe attività potessero essere svolte “comodamente seduti a casa nostra”, come citava un vecchio slogan pubblicitario. Come sorpresa al virus, ci si è affacciati quindi al cosiddetto “lavoro agile”. Un sistema che sarebbe potuto già essere la normalità e che invece è stato venduto addirittura come soluzione innovativa.
Infatti, l’attuale emergenza ha costretto in poche settimane le organizzazioni a un cambiamento atteso da decenni: l’abolizione delle tradizionali distanze tra luoghi di vita e luoghi di lavoro, con tutto ciò che comporta in termini di riduzione dei costi delle utenze lavorative, dei tempi di spostamento, del traffico, delle emissioni di Co2. Tutto questo ha portato vantaggi generali in linea con gli obiettivi ONU per lo sviluppo sostenibile che si attendevano da tempo.
Così facendo, tutti coloro che hanno avuto incarichi lavorativi compatibili con il lavoro a distanza, lo hanno fatto in regime di smart working. Si può senz’altro dire, quindi, che durante questo lasso di tempo l’esperienza, insieme alla preoccupazione per gli effetti della pandemia, ha dato dei risultati inaspettati. Infatti, nonostante la preoccupazione iniziale, alla fine, la produzione all’interno delle aziende si è svolta serenamente ed efficacemente, e dopo qualche smarrimento iniziale, la qualità e le quantità dei prodotti non hanno subito grossi cambiamenti, e in alcuni settori sono anche migliorate.
Coloro che hanno avuto l’opportunità di lavorare online, hanno potuto scoprire molti vantaggi inattesi dovuti al fatto che, tempo e spazio sono stati trasformati. Hanno guadagnato qualche ora in più per il tempo libero in famiglia, hanno prodotto di più ma senza stress, e smaltito i carichi di lavoro nelle ore più impensabili.
Insieme alla paura di un possibile contagio e alle restrizioni sociali la pandemia ha portato un cambiamento significativo all’uso dei social media, portando alla ricerca di una maggiore creatività, connessione e intrattenimento ispirativo.
Adesso i social hanno l’esigenza di rispondere attivamente ai nuovi bisogni dell’audience tramite la creazione di contenuti divertenti, diversivi e positivi che portano a creatività e senso di comunità.
Riuscendo a fare ciò, si può trarre engagement da parte del consumatore e sentimenti verso il brand, nonostante il periodo difficile che stiamo vivendo per poter fare del contenuto marketing.
Tra i vari social quello che è stato più al centro di cambiamenti in questo periodo è LinkedIn, il social network i cui numeri sono in costante ascesa, proprio “grazie” alla situazione e al cambiamento del mercato del lavoro. Gli iscritti in Italia, ad esempio, sono più di 12 milioni, su una base mondiale che supera i 700 milioni.
Ma a cosa serve realmente Linkedin?
Inizialmente era concepito per essere un social esclusivamente business: nient’altro che un social dove domanda e offerta di posti di lavoro potessero incontrarsi. Con il crescere della sua notorietà e soprattutto dopo l‘acquisizione da parte di Microsoft, avvenuta nel 2016, la proposta di questo social è diventata sempre più strutturata. Oltre ai servizi professionali di recruiting, sempre più spazio è stato dato alle notizie con fonti verificate, così che un imprenditore che utilizzi LinkedIn, oggi, può farlo sia per far crescere la sua azienda, sia per trovare personale o semplicemente per informarsi selezionando il flusso di notizie in base ai settori di suo interesse.
Il Covid-19 ha fatto sì che, per lo meno temporaneamente, vivere in una grande città non sia così fondamentale come lo era nel passato. Con poche persone che vanno in ufficio, nei bar e nei luoghi pubblici, la possibilità di creare connessioni locali è diminuita. Allo stesso tempo, le persone stanno trascorrendo molto più tempo comunicando online e quindi, la posizione geografica è diventata praticamente irrilevante.
Proprio per questo motivo, dall’inizio della pandemia LinkedIn riporta un enorme aumento di creazione di contenuto al suo interno oltre comportamenti differenti da parte degli utenti rispetto al 2019.
Uno di questi, ad esempio, è che nel 2019 LinkedIn aveva iniziato a promuovere il collegamento sul social network fra persone che si conoscessero davvero di persona, generalmente colleghi o ex colleghi. Ciò favoriva il collegamento fra persone più o meno della stessa città. Nonostante questa nuova policy del social, con l’avvento della pandemia, questa cosa è cambiata repentinamente, si è infatti iniziato a favorire il collegamento fra persone dello stesso settore a prescindere dalla conoscenza e dalla posizione geografica.
Questa nuova realtà che ha forzato la chiusura degli uffici e ha aumentato il lavoro da remoto, non solo ha dato opportunità di ridurre i movimenti, come detto prima, ma ha anche dato la possibilità a molti di lavorare da un luogo diverso da quello in cui si vive.
Questo ha anche portato all’aumento, pari a oltre il doppio del passato, di posizioni lavorative da remoto aperte su LinkedIn, così la piattaforma si è conformata sempre di più alle nuove esigenze del mercato e dei proprio utenti, per rendere il social media sempre più rapido ed efficiente.
Con la riapertura di alcuni business, anche i processi di assunzione, sono stati modificati. Le risorse umane ormai non assumono possibili dipendenti tramite sistemi tradizionali, in quanto la maggior parte delle fasi del recruiting avvengono online. Adesso, persino il processo di introduzione al lavoro, ove possibile, avviene virtualmente, ovvero che, oltre allo smart working anche il materiale lavorativo viene mandato online e/o via posta.
L’editor delle Notizie LinkedIn, Lynn Chouman, ha affermato che c’è stato un aumento del 50% nella creazione e condivisione di contenuto sul social negli ultimi tempi. Questo mostra che le persone vogliono connettersi di più e parlare di più per due motivazioni principali, ovvero per manovrare meglio le loro vite professionali e per capire cosa sta succedendo nel mondo, dati i grossi cambiamenti che stanno avvenendo.
Visto che la pandemia ha causato un aumento del rate di inoccupazione a livello mondiale, è stato un anno molto impegnativo per LinkedIn. Questa è stata la ragione principale per cui, il social network ha introdotto una serie di feature per aiutare i suoi utenti, sia coloro che hanno perso il lavoro a causa della crisi sia i proprietari di un business.
Open To Work
Una di queste è il tag “open to work” che permette agli utenti di promuovere il fatto che stiano attivamente cercando un lavoro. Un altro, è uno strumento di preparazione virtuale a un possibile colloquio di lavoro, effettuato da un’intelligenza artificiale, che permette agli utenti di registrare delle risposte a delle domande e poi ricevere un feedback tramite dei consigli su come migliorare le proprie risposte.
Con molti che stanno cercando lavoro e che lavorano da casa, ormai da mesi, le videochiamate per colloqui, tra colleghi e con i clienti sono incrementate. Nella prospettiva del costante miglioramento della piattaforma social per offrire ai propri utenti soluzioni sempre più business oriented, Linkedin ha recentemente introdotto una grande novità oltre le feature sopracitate, ovvero la possibilità di fare videochiamate.
L’ascesa delle videochiamate
A partire dall’inizio di ottobre 2020, è infatti possibile effettuare delle videochiamate direttamente attraverso la messaggistica interna del social. Come è possibile farlo? Molto più semplice di quanto si pensi. È necessario semplicemente inviare un messaggio all’utente con il quale si desidera iniziare una conversazione. In basso al messaggio sarà visibile l’icona del video, che cliccando aprirà una finestra che chiederà di scegliere la modalità di videochiamata desiderata. Le opzioni ora disponibili sono Microsoft Teams, Zoom e Blue Jeans. Dopo aver effettuato una scelta, Linkedin si connetterà automaticamente al servizio e sarà possibile iniziare subito una videochiamata o addirittura pianificarne una. Se non si possiede un account per uno di questi tre programmi bisognerà crearlo. Tra le opzioni possibili ci sarà anche la possibilità di generare, senza uscire da Linkedin, un messaggio di promemoria per la videochiamata da inviare a tutti i partecipanti.
La videochiamata va ad arricchire un insieme di servizi che rendono Linkedin la piattaforma ideale per chi vuole promuovere il proprio business e cercare lavoro. Esserci significa entrare in contatto molto facilmente con gli altri imprenditori del proprio settore, fare delle efficaci PR e ottenere della visibilità mirata presso target di pubblico ben selezionati. Può rivelarsi molto utile, anche per l’organizzazione dei colloqui di lavoro in caso il dirigente e il candidato si trovino lontani geograficamente o costretti in casa per motivi sanitari.
Al pratico strumento della videochiamata, LinkedIn ha creato molti altri aggiornamenti sul modo di inviare i messaggi. Non solo si può modificare ed eliminare i messaggi una volta inviati, ma si può anche avere un’interazione ai messaggi, modificarli in blocco e invitare altri utenti alla conversazione.
Se sei interessato a sapere di più riguardo a LinkedIn e su come fare marketing all’interno di questo social media in ascesa, il corso della scuola digitale Digital Coach in LinkedIn Marketing, può fare al caso tuo.