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L’inflazione galoppa e la perdita del demanio pubblico impedisce l’utilizzo di beni nazionali e le riconversioni industriali

Dalla stampa odierna emerge che l’immaginario collettivo, in genere di memoria breve, ha presto dimenticato il problema cruciale e fondamentale del surriscaldamento terrestre e ora è spaventato dalla riemersione dell’inflazione che aumenta a pieno ritmo.

Quello che non entra nella mente dei politici, e in genere quasi di tutti gli italiani, è che l’aver distrutto le fonti di produzione di ricchezza del patrimonio pubblico, donandole, con cifre irrisorie a singoli privati, i nostri politici, a partire dall’assassinio di Moro in poi, non hanno tenuto conto che il nostro Stato comunità, ha bisogno di mezzi propri per soddisfare le esigenze della popolazione e la sua stessa conservazione, evitando di disperdere il proprio demanio (che è inalienabile, inusucapibile e inespropriabile), per questo costituito, con concessioni quasi gratuite a privati, spesso stranieri.

Non sfugge che in questo ultimo improvviso e forte rimbalzo dell’inflazione il nostro governo si trova in grande difficoltà proprio perché l’Italia, che potrebbe sopravvivere con le proprie riserve di gas e metano, ha avuto nel passato la brillante idea, attuata soprattutto da Renzi, di svendere a compagnie straniere tutto il petrolio che giace nel mare territoriale Adriatico, mentre già prima, e cioè con Decreto legge del 1992, il Governo Amato aveva privatizzato, oltre l’INA e l’IRI, anche l’ENI e l’ENEL, le cui sorti ora sono decise da singoli privati.

Il feroce mostro da abbattere, il nostro più grande nemico, come più volte ho detto, è la privatizzazione, cioè il trasferimento illecito dei beni appartenenti in proprietà pubblica a tutti (art. 42 Cost., comma uno, primo alinea), a singoli cittadini, soprattutto a stranieri.

Fortemente errata, a mio sommesso avviso, è anche la politica di sostegno che, con denari presi a prestito, il governo effettua per aiutare l’edilizia e altri settori, facendo in modo che privati spregiudicati, e spesso della malavita, si siano avventati su tali somme, producendo scandali di ogni tipo e soprattutto un numero enorme di morti sul lavoro.

È possibile indebitarsi, ma solo per spese di investimento, capaci di coprire il debito in limitati periodi di tempo , ma se il denaro pubblico (ripeto, preso a prestito) viene speso da una serie indecifrabile di soggetti economici legati solo ai loro personali interessi, è ovvio che vien meno il guadagno necessario per ripagare il debito medesimo, e tutto cade sulle spalle del Popolo in un precipitare senza fine.

Problema importante è anche quello della riconversione industriale, la quale richiede un intervento massiccio del governo, cui spetta, ai sensi dell’articolo 41, comma 3, il coordinamento delle attività economiche pubbliche e private, un coordinamento che non può più esistere per la semplice ragione che il pubblico, e cioè l’intervento dello Stato nell’economia da imprenditore, è stato ceduto ai privati e senza l’attività economica pubblica è impossibile coordinare a fini pubblici le libere scelte dell’iniziativa economica solo privata.

Ripartire dal demanio costituzionale

Quanto detto vale per l’aumento delle bollette gas/luce, ma vale anche per tutti gli altri beni di prima necessità che l’aumento di queste fonti energetiche comporta.

Ribadisco dunque l’assoluta necessità di ricostruire il nostro demanio costituzionale, che riguarda gli interessi del Popolo sovrano, soggetto plurimo, e non gli interessi dello Stato-persona, soggetto singolo (maschera dietro cui si nasconde il reale potere), dando risalto alla fondamentale distinzione fra beni che devono essere fuori commercio per la costituzione e il mantenimento della Comunità , ai quali fanno riferimento i novellati articoli 9 e 41 della Costituzione (modifica costituzionale dell’8 febbraio 2022), che pongono tra i principi inderogabili anche la salute e l’ambiente, facendo capire che è solo il demanio pubblico lo strumento adatto per l’attuazione di un lavoro non precario e per il progresso materiale e spirituale della società.

Ma il governo continua a tenere gli occhi bendati su questa verità costituzionale e ne è prova il fatto che, come previsto, il nostro trasporto aereo, già ridotto dalla grande Alitalia alla piccola ITA, passa definitivamente agli imprenditori stranieri, svizzeri (MSC crociere) e tedeschi (Lufthansa).

Purtroppo siamo dominati da una comunicazione radiotelevisiva che predica errori e impedisce di veder chiaro all’immaginario collettivo.

Invito pertanto come al solito tutti a leggere e studiare gli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

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