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L’industria culturale e creativa in Italia vale 92 miliardi: in crescita comunicazione, videogiochi e software

Campare con la cultura non solo è possibile, ma è una realtà per migliaia di imprese e di lavoratori italiani. Solo per comprendere a pieno quali leve economiche straordinarie siano la cultura e la creatività, basta sapere che nel nostro Paese queste due industrie valgono il 6,1% della ricchezza prodotta in Italia, nel 2017, pari a oltre 92 miliardi di euro.

Il dato è tratto dal Rapporto “Io sono cultura – L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi, elaborato da Symbola e Unioncamere, presentato la scorsa settimana e dedicato al tema della “cultura motore trainante dell’economia italiana, uno dei fattori che più esaltano la qualità e la competitività del made in Italy”.

All’interno del documento, troviamo che il sistema produttivo culturale si articola in 5 macro settori: industrie creative (architettura, comunicazione, design), industrie culturali propriamente dette (cinema, editoria, videogiochi, software, musica e stampa), patrimonio storico-artistico (musei, biblioteche, archivi, siti archeologici e monumenti storici), performing arts e arti visive a cui si aggiungono le imprese creative-driven (imprese non direttamente riconducibili al settore ma che impiegano in maniera strutturale professioni culturali e creative, come la manifattura evoluta e l’artigianato artistico).

Il “Sistema Produttivo Culturale e Creativo” (SPCC), fatto da imprese, Pubblica Amminsitrazione e realtà no profit, genera più di 92 miliardi di euro e ‘attiva’ altri settori dell’economia, arrivando a muovere 255,5 miliardi, equivalenti al 16,6% del valore aggiunto nazionale.

Cultura e creatività fanno rima con “qualità”, soprattutto abbinata al brand “Made in Italy”, e certamente “bellezza”, quella che si rivela nelle opere artistiche ed architettoniche del passato remoto e più vicino a noi, ma anche nelle nuove opere culturali e creative frutto dell’integrazione crescente delle tecnologie digitali e ICT.

Un documento, quello di Symbola, che quantifica il peso della cultura e della creatività nell’economia nazionale: “I numeri dimostrano senza ombra di dubbio che la cultura è uno dei motori della nostra economia e della ripresa – ha dichiarato in un commento al Rapporto Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola – e questo intreccio caratteristico dell’Italia, tra cultura e manifattura, coesione sociale e innovazione, competitività e sostenibilità, rappresenta un’eredità del passato ma anche una chiave per il futuro”.

Una ricchezza che si riflette in positivo anche sull’occupazione: il Sistema Produttivo Culturale e Creativo dà lavoro a 1,5 milioni di persone, che rappresentano il 6,1% del totale degli occupati in Italia.

Nel complesso, quello produttivo culturale e creativo è un sistema che cresce: nel 2017 ha prodotto un valore aggiunto del 2,0% superiore, mentre gli occupati sono aumentati dell’1,6%, superiore a quella del complesso dell’economia (+1,1%).

Le industrie culturali producono, da sole, 33,6 miliardi di euro di valore aggiunto (il 2,2% del complessivo nazionale), dando lavoro a 488 mila persone (1,9% degli addetti totali). Contributo importante anche dalle industrie creative, capaci di produrre 13,4 miliardi di valore aggiunto, grazie all’impiego di quasi 261mila addetti.

Le performing arts generano, invece, 7,9 miliardi di euro di ricchezza e 141 mila posti di lavoro; a conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico si devono 2,8 miliardi di euro di valore aggiunto e 51mila addetti.

A questi quattro ambiti, che rappresentano il cuore delle attività culturali e creative, si aggiungono i rilevanti risultati delle attività creative-driven: 34,5 miliardi di euro di valore aggiunto (il 2,2% del complessivo nazionale) e più di 579mila addetti (2,3% del totale nazionale).

Le performance più rilevanti, all’interno delle industrie creative, appartengono al sottosettore del design (che produce 8,6 miliardi di euro di valore aggiunto insieme all’architettura; lo 0,6% del valore complessivo) e della comunicazione (4,8 miliardi di euro, lo 0,3%).

Ad alimentare la ricchezza prodotta dalle industrie culturali, invece, vi sono il comparto dell’editoria e stampa (da cui deriva lo 0,9% del valore aggiunto nazionale, corrispondente a 13,8 miliardi di euro) e quello dei videogiochi e software (0,8%, pari a 12 miliardi di euro).

Due filiere che, insieme, fruttano 25,8 miliardi di euro all’economia italiana.

L’SPCC conta, a fine 2017, 414.701 imprese, che incidono per il 6,7% sul totale delle attività economiche del Paese.

In particolare, le imprese direttamente collegate alle attività culturali e creative, sono 289.792, a cui va ad aggiungersi la stima relativa alla componente creative driven, dove confluiscono tutte le attività economiche non strettamente riconducibili alla dimensione culturale ma caratterizzate da strette sinergie con il settore (124.909 imprese).

Più del 95% delle imprese operanti nel settore Core Cultura appartiene a due soli ambiti: culturale (148mila imprese, pari al 51,1% del totale) e creativo (127.849 imprese, pari al 44,1% del totale).

Le imprese femminili sono in aumento nella filiera: sono, infatti, ben 52.297, pari al 18% delle imprese del Core Cultura, in crescita dello 0,3% rispetto al 2016. Più di una impresa femminile su due si concentra nell’editoria (il 53,9%), cui segue, a distanza, il comparto della comunicazione (18,8%).

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