Elon Musk finalmente ce l’ha fatta. Ha raggiunto un accordo per comprare il suo giocattolo preferito, Twitter, per la modica cifra di 44 miliardi di dollari.
Ieri Musk si era presentato di persona nella sede di Twitter con un lavandino di ceramica in mano, apparentemente soltanto per fare un gioco di parole con l’espressione in inglese “let that sink in”, traducibile con “pensateci un attimo” o “digerite questa notizia”, ma che letteralmente significa anche “fate entrare quel lavandino”.
Entering Twitter HQ – let that sink in! pic.twitter.com/D68z4K2wq7
— Elon Musk (@elonmusk) October 26, 2022
La prima mossa: licenziare i dirigenti subito dopo l’acquisizione
Subito dopo aver concluso l’acquisizione ha licenziato in tronco quattro top manager, tra cui il ceo Parag Agrawal. Gli altri silurati sono il chief financial officer Ned Segal, il general counsel Sean Edgett e il responsabile degli affari legali e della ‘policiy’ Vijaya Gadde, avvocato che era a capo del team legale di Twitter, nonché della divisone “trust and safety”, che si occupa tra le altre cose di prendere decisioni rispetto alla moderazione dei contenuti, alla disinformazione, all’hate speech e alle molestie sulla piattaforma.
“Acquisto Twitter perché è importante per il futuro della civilizzazione avere una piazza comune digitale dove un’ampia gamma di idee può essere discussa in modo salutare senza ricorrere alla violenza”, ha detto mettendo in guardia dal pericolo corrente che il social media si divida in “camere di risonanza della destra o della sinistra che generano più odio e dividono il paese. Nel cercare senza sosta click, i media tradizionali hanno alimentato gli estremi. E’ per questo che compro Twitter. Non perché è facile, non perché fa soldi. Lo faccio per cercare di aiutare l’umanità che amo. E lo faccio con umiltà, riconoscendo che, nonostante i migliori forzi, c’è una reale possibilità di fallire” nel cercare di centrare gli obiettivi, aggiunge.
La seconda mossa: riammettere Trump su Twitter per la libertà d’espressione
Ma il tema che più ha fatto discutere in questi mesi è stato l’approccio alla moderazione dei contenuti che Twitter potrebbe assumere sotto Musk, che si considera un “assolutista della libertà d’espressione” e a maggio aveva detto di voler riportare l’ex presidente americano Donald Trump sulla piattaforma: ne era stato rimosso in seguito ad alcuni suoi tweet che legittimavano l’attacco al Congresso del 6 gennaio 2021, compiuto dai suoi sostenitori per impedire l’insediamento del suo successore, Joe Biden.
Agli inserzionisti preoccupati da possibili minori controlli sui contenuti ha detto: “Non diventerà un inferno aperto a tutti”, di tutti contro tutti e “dove si può dire qualsiasi cosa senza conseguenze”. Il messaggio ai dipendenti della società che cinguetta è altrettanto chiaro: non c’è alcuna intenzione di tagliare la forza lavoro del 75%, come ventilato da indiscrezioni stampa.
La terza mossa: creare X, una super app in grado di fare tutto
A giugno, in un incontro con i dipendenti di Twitter, Musk aveva lasciato intendere di voler creare una “super app” che fosse in grado di racchiudere altre app e numerose funzioni, sullo stile di WeChat, la piattaforma mobile creata dalla multinazionale cinese Tencent che offre ‘tutto’, appunto, a un miliardo di utenti attivi mensili: instant messaging, social network, videogiochi, scambio di denaro e transazioni finanziarie.
Il nome ‘X’ non è una novità per Elon Musk. Nel 1999, quando aveva 28 anni e una piccola fortuna in tasca – 22 milioni di dollari ricavati dalla vendita della sua prima startup – ha creato X.com, una delle prime banche online. In appena due mesi, l’imprenditore fu in grado di attirare circa 100mila clienti. Poi X.com è confluita in Confinity, rendendo Musk ancora più ricco: quando eBay nel 2002 ha comprato per un miliardo e mezzo di dollari PayPal, giovane servizio per le transazioni finanziarie controllato proprio da Confinity, l’imprenditore ha guadagnato 180 milioni di dollari.
Twitter: per Musk il modello da seguire sono le app cinesi come Weibo e WeChat
Le “everything app” sono prodotti che forniscono una vasta gamma di servizi, dalla messaggistica istantanea ai pagamenti digitali, e che soddisfano anche le esigenze legate ai social media. In Cina sono una realtà consolidata come nel caso di WeChat, un’applicazione usata da 1,2 miliardi di persone in tutto il mondo, gli utenti possono ordinare cibo, scambiarsi messaggi, richiedere un mutuo, noleggiare una bicicletta in bike sharing e accedere al proprio home banking.
L’app è stata fondata nel 2011 ed è di proprietà di Tencent, enorme società cinese con stretti rapporti con il governo. Proprio a causa del legame tra WeChat e il Partito comunista cinese, negli ultimi anni la società è stata al centro di diverse denunce e inchieste giornalistiche, che hanno portato alla luce il suo ruolo nel controllare, monitorare e intimorire i cittadini cinesi, anche all’estero.
Non sarà facile per Twitter trasformarsi in una “super app” dato che da anni registra perdite economiche e deludenti risultati in termini di nuovi utenti iscritti. Ciononostante Musk, che da tempo critica la gestione del social network, ha annunciato che l’acquisto di “Twitter accelera probabilmente X di 3 o 5 anni, ma potrei sbagliarmi”.
Le istituzioni dovranno vigilare sul nuovo piano di Musk, un piano audace ma molto pericoloso. Quel che sappiamo e che in realtà conquista l’unica cosa che mancava al suo impero: una platea mediatica globale che lo rende l’uomo più ricco del pianeta ancora più potente e influente.