Presentato in settimana a Milano, a Palazzo Marino, il “Libro bianco sull’Innovazione sociale”, progetto sviluppato dal Comune in collaborazione con la Fondazione Brodolini. Uno studio nato a seguito della partecipazione dell’amministrazione cittadina al progetto “Boosting Social Innovation”, all’interno del programma europeo URBACT III (a cui hanno aderito, oltre Milano, diverse città europee tra cui Danzica, Barcellona, Torino e Parigi).
“La ricerca che presentiamo – ha commentato l’assessore alle Politiche per il lavoro del Comune di Milano, Cristina Tajani – dimostra che Milano ha assunto negli ultimi anni il ruolo di leader per quanto riguarda l’innovazione sociale e che gli sforzi fatti in questa direzione dall’Amministrazione sono stati giustamente indirizzati. Abbiamo promosso le buone pratiche della sharing economy, agevolato nuovi percorsi di autoimprenditorialità, finanziando la nascita di più di 600 startup e incentivando il lavoro agile”.
L’iniziativa ha anche l’obiettivo di avviare un confronto tra Comune, cittadini, associazioni e imprese sul tema dell’innovazione sociale, per favorire la creazione di nuovi modelli e nuove forme organizzative in grado di affrontare le nuove sfide sociali (tra cui la partecipazione dal basso e il crowdfunding civico)
Partendo dagli otto incubatori nati con il supporto dell’Amministrazione, sino ai circa 50 coworking dislocati in tutta la città, passando dai fablab che stanno ridisegnando la manifattura digitale, oltre all’impatto in termini di nuove imprese e occupazione, questi spazi collaborativi svolgono un’altra importante funzione sociale, perché offrono l’occasione di recuperare luoghi della città inutilizzati. A tal proposito, l’amministrazione ha investito circa 1,5 milioni di euro per la riqualificazione di alcuni edifici, come nel caso di Base Milano.