L’IA per studiare e comprendere il linguaggio dei polli
No, non è una battuta o un insulto rivolto agli utenti di rete. I ricercatori canadesi della Dalhousie University hanno messo a punto un sistema di intelligenza artificiale (IA) che sta cercando di decodificare il linguaggio dei polli.
Chi vive in campagna lo sa bene, polli e galline hanno un linguaggio molto articolato e complesso, con diversi suoni e versi, ognuno dei quali esprime gioia, piacere, tristezza e dolore, ma anche ansia e preoccupazione.
Un linguaggio articolato, quindi, che è tipico di organizzazioni sociali animali strutturate, che necessitano di cure e relazioni tra individui e che si caratterizzano per un’ampia gamma di segnali vocali e corporei.
L’IA aiuta i ricercatori a decodificare queste comunicazioni animali elaborando tutti i dati che abbiamo a disposizione sui polli, il loro ambiente, le condizioni di vita, la crescita e le relazioni. Sembra un lavoro di difficile esecuzione e i dubbi non sono pochi, ma si stanno addestrando algoritmi e modelli a riconoscere per davvero sfumature a orecchio impercettibili nel linguaggio dei polli.
Il ruolo dei modelli di elaborazione del linguaggio naturale
Obiettivo non secondario, è anche cercare di comprendere il contenuto emotivo di queste comunicazioni e lo si sta facendo impiegando modelli di elaborazione del linguaggio naturale (Natural Language Processing). Se hanno funzionato per il linguaggio umano, potrebbero essere molto utili anche per quello dei polli e animale in generale.
La ricerca comunque non riguarda solo il linguaggio vocale, ma anche quello comportamentale ed emotivo. Grazie alle nuove tecnologie e tecniche di analisi dei dati raccolti, oggi abbiamo imparato a riconoscere i cambiamenti di temperatura attorno agli occhi dei polli, o della testa, nonché variazioni nelle risposte fisiche a condizioni di stress, come segnali emotivi profondi dell’animale.
Un progetto simile è in corso all’Università di Tokyo, con l’impiego di soluzioni IA e di teniche di “Deep Emotional Analysis Learning“.
In questo modo, ricercatori e animalisti offrono un punto di vista diverso sul rapporto tra uomo e animali, che non può più, come in passato, esaurirsi con l’uccisione di questi ultimi a scopi alimentari.
Una questione etica
Comprendere per davvero cosa pensa e come sta un animale non è utile solo per migliorare le sue condizioni di vita e quindi arrivare ad offrire un prodotto alimentare più sano, ma a stabilire con esso un tipo di rapporto nuovo, fondato su comprensione ed empatia.
La ricerca di un’etica dell’IA potrebbe, inaspettatamente, dare il via ad una nuova etica ecosistemica ed aprire un varco emotivo tra noi e le altre specie di viventi su questo pianeta. Chissà quante cose avranno da dirci.