analisi

Lezioni da Immuni per la Sanità digitale del futuro

di Fulvio Ananasso, Presidente di Stati Generali dell’Innovazione e Consigliere CDTI |

La carenza di interazione/follow-on attuativo tra Immuni e la catena istituzionale di tracciamento dei contagi ci insegna che è arrivato il momento di mettere mano ad un piano nazionale strutturato e armonico di e-health per la Trasformazione Digitale della Sanità.

In questo periodo di forte ritorno di contagi Covid-19 si è assistito e si assiste ad un rinnovato appello delle Autorità a scaricare l’app Immuni come imperativo morale per il contrasto alla pandemia, stigmatizzando la circostanza che sia stata scaricata da poco più di 9 milioni di utenti. Ci si appella al senso civico della popolazione, affinché scarichi l’app, la utilizzi e condivida le informazioni della soluzione tecnologica, che solo se diffusa su almeno il 60% degli utenti dispiegherebbe tutta la sua efficacia e il suo potenziale di supporto al tracciamento dei contatti.

A fronte dei risultati non incoraggianti (∼20.000 notifiche e codici di alert a potenziali contatti caricati da ∼1.000 utenti positivi, irrisori rispetto agli attuali contagi) dovuti anche alla citata scarsa diffusione (non distante peraltro dal resto del Mondo), è utile sottolineare come siamo comunque di fronte ad un fenomeno da affrontare con procedure di contact tracing “umano”. La tecnologia è auspicabilmente impiegabile come decision support system (DSS) in accordo alle “3T” — tracciamento, test e terapia. Essa risulterebbe estremamente utile (ad iniziare da Immuni, ora funzionante anche all’estero) nel contrasto ad una pandemia che ha causato sinora oltre 1.100.000 morti e danni al sistemo socio-economico secondi solo alla crisi del 29 ottobre 1929. 

CRITICITÀ OPERATIVE 

Sono (in parte) comprensibili le varie criticità tecnico-operative che hanno limitato l’efficacia di Immuni. Esse sono dovute alla difficoltà di evitare falsi positivi / negativi attraverso la stima dell’attenuazione del segnale bluetooth, ai pericoli di accesso non autorizzato ai nostri dati personali sensibili dal sistema Apple-Google – nella fase 2 i sistemi operativi degli smartphone non hanno più bisogno delle app -, agli inconvenienti tecnici di malfunzionamento segnalati dagli utenti (con smartphone non recenti) e bug più o meno gravi, alle rilevazioni parziali delle notifiche (solo un terzo dei device Android utilizza la tecnologia di hardware attestation necessaria per la registrazione dei dati sul server), ecc. Si è agito in condizioni di emergenza planetaria, e le Istituzioni hanno dovuto affrontare una fase pandemica senza precedenti.

Purtuttavia, dopo nove mesi di esperienza sul campo e auspicabili piani operativi sulla gestione autunnale della pandemia con i vari Comitati Tecnico Scientifici, si assiste da qualche tempo a disposizioni discutibili se non in contrasto con altri interventi, indecisioni, mancanza di programmazione con sufficiente anticipo, ecc. Tutte “ingenuità” comprensibili sei (o anche tre) mesi fa, molto meno oggi, quando il tempo e l’esperienza avrebbero dovuto fornirci maggiore padronanza e suggerirci una migliore pianificazione degli strumenti e procedure da porre in atto.

E’ sin troppo irriguardoso infierire sulla riapertura delle scuole con le incognite logistiche, operative e di personale difficilmente risolvibili a breve, alla sensazione di “liberi tutti” (colpevolmente cavalcata da taluni settori), ai centri di svago e socialità riaperti e poi richiusi a “buoi fuggiti”, al distanziamento “sociale” di fatto inesistente nei sistemi di trasporto, alle opposte posizioni di ASL e Federazioni sportive per la tenuta o meno di incontri calcistici, …

Non è stato agevole sinora effettuare autonomamente tamponi o controlli sierologici. Anche quando si riusciva a farli (oggi è meno arduo, ancorché con inaccettabili file di ore in auto ai “drive in”), i risultati arrivavano sovente con molto ritardo, obbligando a rimanere nel limbo di non sapere cosa fare se non auto-isolarsi. I medici di famiglia indicavano esplicitamente di non recarsi presso gli ambulatori. E una volta decisi azioni e test “drive in” per chi rientrava dai Paesi a rischio, persistevano differenze operative tra Regione e Regione. Per non parlare delle ordinanze regionali in ordine sparso, che ravvivano le note polemiche e differenti interpretazioni sulle competenze Stato-Regioni definite dal Titolo V della Costituzione.

Per finire, stanti i tempi di produzione del vaccino anti-Covid che lo renderanno realisticamente disponibile non prima del 2021, molte Regioni sono in ritardo con ordini sufficienti di vaccini anti-influenzali, onde poter filtrare da eventuali patologie febbrili il “rumore di fondo” di quelle collegate all’influenza stagionale (diagnosi differenziali), con il risultato di una loro piena disponibilità ad autunno inoltrato – a rischio quindi di scarsa efficacia e protezione.

PROBLEMI ORGANIZZATIVI

Senza voler assolutamente sottovalutare la complessità e difficoltà di organizzare e gestire quanto sopra, tutti o quasi gli inconvenienti citati rispondono a questioni di tipo organizzativo. Le interminabili file uniche ai “drive in”, con possibili blocchi se un singolo utente avesse qualsiasi tipo di problema, non si potrebbero far confluire su varie postazioni parallele? Certo, servirebbe più personale specializzato con adeguata formazione, ma non è squisitamente un problema organizzativo (tra l’altro, a costo irrisorio rispetto agli esborsi in atto)? 

E acquistando macchinari (ancora, a costi “irrisori”) a risposta più rapida per il processamento dei tamponi, non si riuscirebbero a farne molti di più, passando dai – pur molto aumentati – ∼150.000 giornalieri ai 400-500.000 che gli esperti segnalano come necessari per un testing a tappeto della popolazione? Non è anche questo essenzialmente un problema organizzativo?

E sarebbe così arduo autorizzare tamponi e test privati presso i normali laboratori di analisi? La medicina territoriale è purtroppo sempre più frequentemente lasciata a medici di famiglia con troppi pazienti, spesso condividendo con altri medici appartamenti poco adatti ai requisiti sanitari di distanziamento, corsie preferenziali, ecc. Non è anche questo essenzialmente un problema organizzativo? In Germania, dove non a caso la Corona-Warn-App è stata scaricata da oltre il doppio di utenti rispetto all’app Immuni e la situazione sanitaria è la meno degradata in Europa, la medicina territoriale è molto sviluppata, con i medici di base che gestiscono laboratori di analisi ed effettuano direttamente (anche a domicilio) tamponi e test a risposta online estremamente rapida. La cosa sembra imminente anche da noi (ad es. nella Regione Lazio), ma al momento, in caso di alert dall’app Immuni su un possibile rischio di essere stati contagiati, si dovrebbe auto-isolarsi in attesa di comunicazioni mediche (ASL o medico di base), non di rado carenti se non imprecise o contraddittorie. 

RIORGANIZZAZIONE DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE (SSN)

Dopo varie raccomandazioni più o meno ignorate (tra cui la nostra) sulla cruciale necessità di protocolli sanitari chiari e condivisi per il successo di Immuni, è ormai acclarato come il “back office” di tracciamento sia alquanto carente se non inesistente in taluni territori – anche per le testimonianze dirette di persone note al grande pubblico. Sono stati acquisiti pochissimi “tracciatori umani” rispetto alle necessità e non è stato attivato un collegamento efficace tra le procedure di notifica dell’app Immuni e i processi operativi delle strutture sanitarie – che in molti casi non sanno cosa fare delle notifiche di Immuni e agiscono indipendentemente. Ciò rende un buon approccio tecnologico, potenzialmente molto utile in una situazione così preoccupante, sostanzialmente un corpo estraneo al sistema sanitario, ancora (troppo) ancorato ad un approccio “analogico” – spostare “atomi” (persone) rispetto ai “bit” (ICT).

D’altro canto, il periodo pandemico che stiamo vivendo ha accelerato la consapevolezza della necessità di un cambio di paradigmanella trasformazione digitale dei servizi sanitari, con enfasi su tele-monitoraggio / medicina, medicina territoriale di base come 1° livello di assistenza e screening della popolazione, accessi agli Ospedali e visite di persona solo nei casi necessari,…

Occorre pertanto mettere mano ad una riorganizzazione complessiva del Servizio Sanitario Nazionale (in particolare la medicina territoriale di base) con processi e protocolli sanitari chiari, efficaci e uniformi sul territorio nazionale, concordati tra tutti i vari attori — operatori sanitari, medicina territoriale di base, Istituzioni, servizi logistici, … Ciò conferirebbe credibilità alle Istituzioni preposte, convincendo la popolazione ad avere fiducia in esse e rispettare le relative disposizioni. Il tutto prendendo le mosse da ottimi strumenti già esistenti e quasi sconosciuti quali il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) – completamente ignorato in varie Regioni del Paese, mentre dovrebbe essere uno dei pilastri di una strategia sanitaria -, infrastrutture e tool di tele-monitoraggio / -medicina, strumenti e procedure di prevenzione ICT-assisted, …

SANITÀ (ELETTRONICA) DEL FUTURO

In breve, occorre finalmente attuare un deciso processo di Trasformazione Digitale della Sanità, che non consideri la tecnologia come una sorta di inutile orpello di immagine, bensì un sostanziale “building block” di supporto alle decisioni (DSS). Il dispiegamento di efficaci soluzioni tecnologiche deve partire da un rigoroso processo di approfondimento di tutti gli aspetti del problemasanitari, organizzativi, giuridici, socio-economici e soprattutto umani.

Gli ingenti stanziamenti “Next Generation EU” rappresentano una enorme opportunità per la Trasformazione Digitale e Sostenibile della Sanità, ponendo le basi per processi sanitari innovativi ICT-assisted che ne migliorino le prestazioni al contempo limitando i costi operativi, privilegiando investimenti in infrastrutture e processi (disruptive) efficienti ed efficaci e nella formazione del capitale umano, rispetto ad interventi sanitari meramente correttivi, di efficacia sub-ottima e in perenne emergenza.

Con tale obiettivo, Stati Generali dell’Innovazione sta consolidando un team multi-stakeholder (esperti sanitari, tecnologi, informatici, giuristi, protezione dei dati, … ) di approfondimento della questione, che analizzi i vari aspetti e produca raccomandazioni e suggerimenti sui Processi Organizzativi e Soluzioni Tecnologiche da adottare per la Sanità (elettronica) del Futuro – progetto “POST-SaF”. Il team intende promuovere la collaborazione con Istituzioni, Enti e stakeholder vari, inclusi ASviS (Strategic Development Goal 3 “Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età”) e il team OMS dell’ex premier Mario Monti. Chiunque sia interessato può partecipare al gruppo di lavoro e contribuire agli obiettivi citati.

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