È stato presentato ieri, presso lo Studio legale E-Lex Scorza, Belisario, Riccio & Partners, il secondo “Report annuale sullo stato del diritto e della politica dell’innovazione in Italia”.
Il documento racconta gli eventi principali registratisi nel corso del 2014, a livello legislativo e giurisprudenziale, nel mondo di internet, della privacy e della proprietà intellettuale.
Si parte dall’ormai celebre sentenza della Corte di Giustizia del 13 maggio scorso, con cui la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha stabilito che chiunque ha diritto di chiedere ai gestori dei motori di ricerca di disindicizzare qualsivoglia contenuto che lo riguardi rompendo il link tra i suoi dati personali ed il contenuto in questione.
Si è trattato di una decisione che ha fatto letteralmente il giro del mondo nello spazio di un battito di ali di farfalla e che si è abbattuta con l’irruenza di un ciclone sulle dinamiche di circolazione dell’informazione in Rete, aprendo un dibattito con pochi precedenti nella storia del diritto delle nuove tecnologie tra quanti hanno condiviso la Sentenza dei Giudici europei e quanti l’hanno – talvolta anche severamente – criticata.
Ogni valutazione giuridica sulla decisione è, infatti, inestricabilmente intrecciata a doppio filo a considerazioni politiche importanti che ne suggeriscono una lettura complessa come complessi sono gli effetti che la sentenza sta producendo.
La sensazione diffusa – ma non universalmente condivisa – è che la decisione possa aver rappresentato, almeno politicamente parlando, un pericoloso autogol dell’Unione Europea che muovendo dall’ambizione di imporre alle grandi corporation americane di Internet il rispetto delle proprie regole ha, di fatto, finito con il consegnare a queste ultime un potere straordinario: quello di condizionare in modo determinante l’accesso alle informazioni da parte dei cittadini di tutta Europa, semplicemente decidendo se e quali contenuti disindicizzare dietro richiesta degli interessati e quali, invece, continuare ad indicizzare salvo diversa decisione delle Autorità garanti per la privacy nazionali.
Ma se il diritto all’oblio è stato l’innegabile protagonista del 2014, un ruolo, almeno di co-protagonista deve – e non è certo il primo anno – essere riconosciuto al diritto d’autore che, tanto, anzi, tantissimo ha fatto discutere addetti ai lavori.
Due tra le molte, le vicende al centro dei dibattiti più stimolanti nel corso dell’anno.
La prima è la stessa con la quale si era concluso anche il 2013: ovvero l’entrata in vigore del Regolamento varato dall’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni sulla tutela e promozione del diritto d’autore online.
Ma, nel corso dell’anno, più che degli effetti – per la verità non eclatanti e modesti – dell’applicazione delle nuove norme che, nella più parte dei casi, l’AGCOM ha applicato con innegabile prudenza e ponderazione, si è discusso della decisione con la quale il TAR Lazio, il 26 settembre – accogliendo l’eccezione sollevata da quanti hanno impugnato il Regolamento – ha chiesto alla Corte Costituzionale di pronunciarsi sulla legittimità delle disposizioni di legge sulle quali il provvedimento riposa.
La decisione della Consulta, che potrebbe intervenire nel corso dell’anno appena iniziato, se di accoglimento dell’eccezione di illegittimità sollevata, minaccia di travolgere l’intero provvedimento e di imporre all’AGCOM di ricominciare dal punto di partenza o quasi, varando nuove norme che contemperino meglio la tutela del diritto d’autore e la libertà di informazione nel nostro Paese.
La seconda vicenda, sempre in materia di diritto d’autore, che pure ha tenuto banco tra l’estate e l’autunno del 2014, è stata rappresentata da una duplice decisione con la quale – sebbene in sede cautelare – il Tribunale di Milano ha suggerito un’interpretazione restrittiva dell’esclusiva nel mercato dell’intermediazione dei diritti che la legge sul diritto d’autore riconosce alla SIAE, la Società italiana autori ed editori.
Ma di diritto d’autore, nel corso del 2014, si è discusso – come inesorabilmente accadrà negli anni che verranno – tanto anche in direzioni diverse.
Procedendo per tag e rinviando al report per maggiori approfondimenti, dibattiti stimolanti, si sono registrati attorno al tema delle opere orfane, a quello della modifica della disciplina europea sul diritto d’autore alla quale si sta lavorando febbrilmente a Bruxelles, alla complessa questione dei rapporti tra diritto d’autore e parodia e, per quanto riguarda più da vicino le cose di Internet, alla annosa questione relativa all’embedding di contenuti protetti da copyright ed alla possibilità o meno di considerare responsabile chi si limita ad “embeddare” nel proprio sito un’opera già pubblicata altrove.
Il 2014, però, potrebbe essere ricordato anche come l’anno nel quale, nel nostro Parlamento, da una Commissione mista istituita dalla Presidente della Camera dei Deputati, è nata la prima bozza di una dichiarazione di principi sui diritti fondamentali in Internet, già ribattezzata – nel solco di una tradizione che viene da lontano ed è intrisa di uno straordinario carico democratico – Internet Bill of rights.
Quello appena iniziato dovrebbe essere l’anno nel quale, a valle di una lunga consultazione pubblica, l’embrione, dovrebbe trasformarsi in un atto maturo sul governo democratico della Rete: un passo importante perché compiuto in un Paese come il nostro nel quale, per la verità, sin qui, il rapporto tra Internet e democrazia non è stato entusiasmante.
Il Report è gratuitamente scaricabile sul sito www.e-lex.it in formato ebook, con link ai principali testi normativi e giurisprudenziali che hanno caratterizzato l’anno appena trascorso.