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L’ex CTO di OpenAI Mira Murati raccoglie capitali per una nuova startup AI

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Mira Murati, ex Chief Technology Officer di OpenAI, sta raccogliendo fondi per lanciare una nuova startup dedicata allo sviluppo di prodotti basati su modelli AI proprietari.

Generative AI Insights è la rubrica curata da Recomb, il think tank dedicato all’esplorazione dell’impatto e del potenziale dell’AI generativa in vari aspetti della vita umana. Recomb studia l’AI generativa da tutte le angolazioni: professionale, etica, tecnica, legale, economica, ambientale, sociale, educativa e culturale. Per leggere tutti gli articoli della rubrica Generative AI Insights su Key4biz clicca qui..

Mira Murati, ex Chief Technology Officer di OpenAI, sta raccogliendo fondi per lanciare una nuova startup dedicata allo sviluppo di prodotti basati su modelli AI proprietari. Secondo fonti vicine alla vicenda, la startup potrebbe raccogliere oltre 100 milioni di dollari, considerando la reputazione di Murati e le risorse necessarie per addestrare modelli AI.

Murati, che ha lasciato OpenAI a settembre 2024 dopo oltre sei anni di leadership su progetti chiave come ChatGPT e DALL-E, si è affermata come una delle figure più influenti nel campo dell’intelligenza artificiale. Non è ancora chiaro se Murati assumerà il ruolo di CEO nel nuovo progetto, e si vocifera che Barret Zoph, un altro ex dipendente di OpenAI, potrebbe essere coinvolto nell’iniziativa.

Questo nuovo venture si inserisce in un panorama in cui molti ex dirigenti di OpenAI stanno avviando proprie aziende, come Anthropic e Safe Superintelligence. L’impatto potenziale di questa nuova startup AI, data l’esperienza e le collaborazioni di Murati, potrebbe rappresentare un passo avanti significativo nello sviluppo e nell’applicazione di tecnologie AI all’avanguardia.

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I cineasti sono preoccupati per l’AI. Le grandi aziende tecnologiche vogliono mostrare loro cosa è possibile

Il mondo del cinema è diviso sull’uso dell’intelligenza artificiale (AI) nelle produzioni cinematografiche. Da un lato, cineasti e attori di Hollywood temono che l’AI possa minacciare il loro lavoro, ad esempio utilizzando i volti degli attori senza permesso o sostituendo gli sceneggiatori. Dall’altro lato, grandi aziende tecnologiche come Amazon e Meta stanno cercando di dimostrare come l’AI possa essere uno strumento utile per il settore.

Durante un recente evento a Los Angeles, il ‘Culver Cup’, cineasti hanno avuto l’opportunità di competere in un concorso di cortometraggi generati con AI. L’evento ha mostrato le potenzialità dell’AI per ridurre i costi e semplificare la produzione di film indipendenti, ma anche i suoi limiti, come errori visivi e mancanza di continuità nelle immagini.

Mentre molti registi sono cauti riguardo a questo cambiamento tecnologico, vedono anche un’opportunità per ampliare la creatività e rendere accessibile la produzione cinematografica a un maggior numero di persone. Tuttavia, rimangono incertezze sull’impatto a lungo termine, sia in termini di qualità che di occupazione, con molte preoccupazioni legate alla perdita di posti di lavoro nel settore a causa dell’automazione e dell’uso crescente dell’AI.

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Il Pentagono vuole usare l’AI per creare utenti Internet deepfake

Il Comando per le Operazioni Speciali degli Stati Uniti (JSOC) sta cercando aziende in grado di sviluppare utenti internet deepfake così realistici da essere indistinguibili da persone reali.

Questo progetto fa parte di una lista di tecnologie avanzate richieste dal Dipartimento della Difesa per missioni militari segrete. L’obiettivo è creare profili online falsi con foto di alta qualità, video deepfake e contesti virtuali realistici. Questi utenti artificiali sarebbero impiegati per raccogliere informazioni dai forum pubblici e potrebbero essere utilizzati in operazioni di influenza e disinformazione.

Questo approccio solleva preoccupazioni, dato che il governo americano ha spesso denunciato l’uso di deepfake da parte di avversari stranieri come Russia e Cina.

La proliferazione di questa tecnologia, già identificata come una minaccia per la sicurezza nazionale, potrebbe generare contraddizioni con le stesse posizioni espresse dal governo. L’adozione di deepfake da parte delle forze armate statunitensi potrebbe infatti legittimare il loro utilizzo da parte di altri Paesi, contribuendo a un futuro in cui la verità e la falsità saranno sempre più difficili da distinguere.

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