Ieri abbiamo pubblicato l’articolo ‘TIM e il paradosso della cura Cattaneo: tagliati maxi-sprechi e subappalti, ma si protesta per il buono pasto’ sulle vicende relative alle agitazioni sindacali ed alle iniziative del top management di TIM tese a mettere ordine contro gli sprechi e le dispersioni che fanno evaporare risorse importanti dell’azienda.
Abbiamo ricevuto molti messaggi da lavoratori di TIM, le cosiddette “giubbe rosse”, i tecnici che lavorano in tutta Italia alle connessioni di rete e tra queste ne abbiamo scelto una, firmata, che ci è stata inviata da una gentile signora, una giubba rossa, a cui abbiamo dato il nome convenzionale di Francesca. La mail era molto lunga e, vorremmo aggiungere, scritta con sentimento e con il cuore rivolto al proprio lavoro, ai colleghi, all’azienda. Ecco cosa “Francesca” ha scritto a Key4biz.
Mi chiamo Francesca e sono una “giubba rossa”.
Ho sentito la necessità di scriverle il mio pensiero dopo aver letto l’articolo che riguarda Tim.
La prima cosa che tengo a specificare è che non sono una sindacalista né tanto meno sono iscritta ad alcun sindacato perché ho visioni divergenti dalle varie sigle, per mia estrazione e conoscenza personale.
In virtù di queste mie idee ho preso parte ad un solo sciopero durante i miei 12 anni e mezzo circa di servizio ma il 13 dicembre sarò accanto alle altre giubbe rosse nonostante io non ritenga lo sciopero “istituzionalizzato” la miglior arma dalla parte dei lavoratori.
Io il 13 dicembre ci sarò perché ogni giorno quei colleghi mi offrono il loro prezioso aiuto e la loro collaborazione, perché da sempre mi hanno fatta sentire parte di una bella squadra e il minimo che io possa fare è stare al loro fianco in una forma di protesta nella quale loro credono, io decisamente meno.
Fatta questa premessa, le scrivo per dirle che ho trovato semplicistico l’articolo che lei ha scritto e che riguardava noi, non solo come professionisti ma anche come persone.
Ho 36 anni, una laurea in tasca, da sola con due figli, un mutuo e lo stipendio della giubba rossa, e sono fra quelle giubbe fortunate perché io ho il quinto livello, altri il quarto o il terzo, con uno stipendio decisamente inferiore al mio.
Questo mese ho guadagnato 1.600 euro circa comprensivi di tre domeniche lavorate (con relativa maggiorazione), ore guida che vengono retribuite se si termina un intervento lontani da casa e si rientra intorno ai 15/30 minuti oltre il proprio orario, 200 euro di “mancati rientri” , quelli che lei chiama buoni pasto e che a noi, fortunate giubbe rosse, corrisponde a 10 euro al giorno se e solo se in pausa pranzo non si lavora nella propria sede di appartenenza e viene erogato in sostituzione al classico ticket.
Come rimborso va più che bene anche perché, nella zona in cui lavoro, il primo locale che accetta il “blue ticket” (che sono i buoni che dà la nostra Azienda ai dipendenti) si trova a 35km di distanza e lo stesso vale per tanti altri colleghi. Capirà bene che in 30 minuti di pausa pranzo non è possibile percorrere 70km, tra andata e ritorno, e mangiare.
Ora, nel caso in cui ci togliessero anche questo rimborso il mio stipendio calerebbe netto di 200 euro al mese, per un totale di circa 2400 euro l’anno, da aggiungere ai circa 2000 di premio di risultato (quest’anno verrà riconosciuto?) che non abbiamo ancora percepito e che veniva normalmente erogato in 2 diverse mensilità nel corso dell’anno. Tutto ciò potrebbe portare alla perdita di circa 4400 euro l’anno per ogni famiglia delle giubbe rosse.
Per me 4400 euro l’anno di stipendio sono una cifra enorme, circa 360 euro al mese, praticamente la quota del mio mutuo che è di 410 euro al mese.
Inoltre, gli straordinari non sono più pagati ma “restituiti” come ore di permesso delle quali poter usufruire entro un certo lasso di tempo.
Per tirare avanti, non mi vergogno a dirlo, faccio altri 2 lavori: do lezioni di latino e matematica ai ragazzini dei licei e, quando non sono troppo stanca, canto in qualche locale che mi dà l’ingaggio.
Eppure io amo la mia Azienda, ho sempre cercato pur senza straordinari, di terminare le attività che avevo in carico, ma non sempre ora ci riesco perché, quel paio d’ore che Tim non mi paga, posso impiegarlo per dare supporto ai ragazzini…
Vorrei aggiungere che anche se non ci fosse un’esigenza di carattere economico come la mia, una persona sarebbe comunque libera di decidere come passare il suo tempo libero: se lavorando, senza essere pagato, oppure passare del tempo in famiglia.
(…omissis…)
Noi giubbe rosse, insieme a tanti altri colleghi di altri settori, siamo “gli operativi”, quelle “braccia” che non stanno certo dietro ad una scrivania, quelle braccia che sono sempre state lige al dovere e al volere di qualsiasi dirigenza si sia succeduta.
(…omissis…)
Vede, mentre a noi si chiede di rinunciare al premio di risultato (che però quadri e dirigenti hanno preso seppur sotto un altro nome), mentre a noi si chiede di lavorare gratis e ora di rinunciare anche a pranzare, riducendo molti stipendi a 900euro al mese netti, dall’altra parte ci sono sempre stipendi grassi che non verranno mai toccati e il bonus di 40 milioni di euro che Cattaneo prenderà se riuscirà a raggiungere il suo obiettivo.
È il tema della disuguaglianza sociale questo, esattamente lo specchio, seppur in piccolo, di quello che accade nel nostro amato paese, un tema da sempre esistito ma con una differenza sostanziale: se le persone le riduci alla fame possono davvero diventare “cattive” come insegnano le grandi rivoluzioni della storia.
Abbiamo visto negli anni diverse amministrazioni cambiare, tutte però tese al personale obiettivo che, una volta raggiunto, aveva però fondamenta talmente fragili da crollare poco dopo facendo restare solo macerie: agli operativi, ovviamente, l’onere dei vari tentativi di ricostruzione con situazioni lavorative e di salario di volta in volta peggiori, fino a quest’ultima.
Io non ho le competenze per valutare l’operato di Cattaneo anzi, ne ho letto la storia e, in virtù del suo curriculum, ha la mia stima, ma mi consenta comunque di esprimere la mia opinione.
Per dirla in modo più che banale: le leggi dei grandi numeri esistono, i bilanci, se fatti correttamente, non mentono e, una strategia matematica di efficientamento basata su produzione/risultato/entrate/uscite (sempre per essere estremamente banale ma “comprensibile”) potrebbe essere efficace ma non sempre e, soprattutto, non sempre efficace a lungo termine. Sa perché? Perché non tiene assolutamente conto della variabile costituita dalle persone, che per TIM sono circa 50.000.
Gli asset fondamentali di un’impresa sono i Clienti e le sue persone, a tutti e ben nota è anche l’importanza degli stakeholder esterni.
Se viene meno il senso di appartenenza che ci tiene uniti, il concetto di identità, la condivisione dei valori e di mission e vision, a lungo termine non si va lontano.
Le risorse, non possono essere messe indistintamente in un calderone dal quale ogni funzione pesca in base alla necessità (è questa che spesso al nostro interno viene chiamata “riqualificazione”) Certo, così è molto più semplice rispetto a tracciare una reale, chiamiamola mappatura delle competenze, delineata allo scopo di mettere davvero “la risorsa giusta al posto giusto”, quella che per percorso di studi, formazione aziendale etc., sarebbe idonea ad essere inserita in un determinato ambito risparmiando su costi esterni, investendo nelle competenze e ottenendo così un reale aumento della produzione e quindi un concreto aumento in termine di ricavo e il tutto, stando ovviamente nel budget. Sicuramente è complesso, ma è la strategia che a lungo termine può davvero pagare se unita al contenimento dei costi, la sola austerity abbiamo visto dove ci sta conducendo.
Laddove non possibile perché mancanti i titoli universitari etc., una corretta attuazione della Job rotation aiuterebbe ulteriormente al solo costo della sua corretta organizzazione, il resto ricavi.
Ma io non sono nessuno, ho solo qualche idea/opinione magari strampalata ma che viene dal cuore, e io questa Azienda la amo davvero.
(…omissis…)
Prendiamo il mio caso.
Io sono la persona che perfettamente incarna la capacità di cambiamento di chi positivamente e nonostante tutto, vive il cambiamento come opportunità. Tant’è che sono entrata in Azienda passando da un’agenzia interinale, par time 50% serale al 119, poi 75% poi ancora full time. Nel giro di pochissimo, sono stata impiegata sulla formazione di “neoassunti’, sia in sede che negli outsourcers, e di personale già impiegato in Azienda. Dopo alcuni anni felici vengo “passata” al 187, poi nasce il mio secondo figlio, tornata dalla maternità accetto di lavorare qualche mese in un negozio e poi mi viene proposto quello che viene chiamato assessment con la funzione HR. Passato con ottime valutazioni. Vengo quindi impiegata nel ruolo di venditrice e consulente sui Cliente BU. Ma sono 2 anni duri, di pratiche alle quali non mi sono mai voluta piegare: ma io sono ancora in Azienda tanti altri sono stati licenziati in tronco. Forse il mio non uniformarmi, per non subire conseguenze disciplinari che sarebbero state giuste, mi porta all’estromissione dal ruolo. Non importa: il cambiamento è sempre una nuova opportunità.
(…omissis…)
Ovviamente la mia escalation mi ha salvata da un lavoro su turni al 119 distante soltanto 97km da casa mia…ma ovviamente sono finita in altra destinazione altrettanto scomoda che mi ha costretta, per fini economici, a rispondere ad un bando per fare il tecnico e indossare la giubba rossa, della quale sono cmq orgogliosa perché mi permette di mantenere due bambini e la casa dove viviamo.
Sono allergica alle api che normalmente mi pungono in estate quando lavoro, mi fanno ribrezzo i serpenti che si trovano spesso nelle colonnine e nei permutatori, do il massimo e il meglio che posso e miei responsabili me lo riconoscono: impegno/energia/volontà …sempre. Ma ci sono i limiti ovviamente fisici e anche di estrazione che ho anche loro si domandano come diavolo sia possibile che nella nostra Azienda io non possa davvero essere sfruttata per le competenze forti che ho, essere collocata dove davvero potrei dare il 175% di me. Io non lo so, non so nemmeno a chi chiederlo, se lei conosce Cattaneo o Micheli lo chieda a loro e mi faccia sapere…
Ho divagato, questo lungo messaggio, sempre che lei sia arrivato alla fine, l’avrò sicuramente tediata.
Ma il mio non era un articolo con un numero di righe stabilito, ho iniziato a scrivere e a dettare era il mio cuore.
Dio solo sa come, anche allo stesso stipendio, mi piacerebbe affiancare chiunque ne sappia più di me in azienda per imparare più possibile, per crescere, per avere un vision davvero più ampia…
Ma non è possibile, per me che non ho alcuno sponsor è disponibile solo il “calderone” dal quale forse qualcuno di qualsiasi funzione mi pescherà. Ad altri basta invece la solita telefonatina, esattamente come capita, su scala maggiore, in Italia.
Resto comunque convinta di lavorare in TIM, di lavorare in un grande gruppo, per me il migliore, assolutamente strategico, che può e deve fare molto anche per il Paese, forse, come ho azzardato prima a scrivere, ad alcune strategie di contenimento andrebbero però affiancate quelle di valorizzazione, delle competenze e del merito.
La ringrazio per l’attenzione e la saluto cordialmente
Francesca