Se fosse un Paese occuperebbe il 47° posto al mondo per emissioni di CO2
Nel 2017 l’esercito americano ha acquistato 269.230 barili di petrolio al giorno, per un totale di oltre 25.000 kilotonnellate di CO2 emessa. L’aviazione militare ha acquistato carburante per 4,9 miliardi di dollari, la marina per 2,8 miliardi di dollari, seguita dai reparti di terra con 947 milioni di dollari. I soli Marines hanno speso 36 milioni di dollari.
A partire da questi dati, riportati in uno studio pubblicato su theconversation.com, i militari americani inquinano quanto una grande Stato, posizionandosi al 47° posto tra Perù e Portogallo per emissioni di CO2.
Un’organizzazione che travalica i confini nazionali e impone una diffusa catena di approvvigionamenti tra i vari reparti e corpi di armata, che si articola tra navi portacontainer, camion e aerei cargo, per un’infrastruttura di dimensioni globali che impatta notevolmente su ambiente e clima.
L’apparato militare USA inquina più di altri 144 Paesi di medie dimensioni
Ulteriori ricerche hanno dimostrato che l’esercito americano è senza dubbio uno dei maggiori inquinatori della storia, perché ha consumato nel tempo più carburanti di molti altri Paesi di medie dimensioni (posizionandosi prima di 144 nazioni), emettendo così anche un maggior volume di gas serra di tante altre economie mondiali.
Negli ultimi anni la politica militare americana ha progressivamente introdotto soluzioni green, soprattutto impiegando carburanti via via a più basso impatto ambientale ed energia elettrica generata da fonti rinnovabili, ma di fatto i suoi mezzi di trasporto, dalla logistica a quelli corazzati, di mare, terra e aria, continuano ad essere alimentati soprattutto con combustibili fossili.
Già nel protocollo di Kyoto del 1997 Washington era riuscita a tenere fuori dalla rendicontazione di CO2 emessa il suo enorme apparato militare, poi reinserito negli accordi di Parigi del 2015 (nuovamente escluso con Trump nel 2020).
Complessivamente, gli eserciti di tutto il mondo potrebbero essere responsabili del 5,5% di tutte le emissioni di CO2, più del trasporto aereo e marittimo civili messi assieme, ma i dati sono parziali per la reticenza da parte delle organizzazioni militari a fornire dati in tal senso.