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L’elettrico domina il mercato auto italiano, vale il 38% delle nuove immatricolazioni

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I malanni del mercato auto nazionale

Niente da fare per il mercato nazionale dell’automobile, il 2021 si è chiuso male, con 1.457.952 immatricolazioni, il 5,5% in più del 2020 e il 24% in meno del 2019.

Durante l’anno passato, le auto a benzina hanno ceduto il 16,4% e quelle diesel più del 22% delle quote di mercato. Il tutto a vantaggio dei vicoli ad alimentazione alternativa, soprattutto delle auto a motore elettrico.

Secondo i dati forniti dal ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, le immatricolazioni delle auto ad alimentazione alternativa hanno raggiunto il 48% del mercato nazionale (+71,6% su base annua).

Il successo delle auto elettriche

All’interno di questo settore domina l’auto elettrica, con il 44% circa delle nuove immatricolazioni registrate a dicembre 2021 e il 38,4% del totale dell’intero anno passato.

Entrando nel dettaglio dei dati relativi ai motori elettrici, a livello nazionale le auto ibride non ricaricabili mettono a segno un lieve aumento dello 0,2%, confrontando dicembre con novembre 2021, con il 30,1% delle immatricolazioni, mentre su base annua crescono sensibilmente, con un +90% nel cumulato gennaio-dicembre 2021, raggiungendo il 29% del mercato italiano.

Le ibride ricaricabili, invece, hanno perso per la prima volta, dopo molti mesi, il 10,9% delle unità a dicembre, con una quota del 14%, mentre nel cumulato rappresentano il 10% circa del mercato.

Nello specifico, le ibride plug-in rappresentano il 6,4% delle immatricolazioni nel mese di dicembre 2021 e il 4,7% del cumulato annuale, un dato che vale il doppio rispetto al 2020.

Bene, infine, anche il segmento delle auto 100% a batteria, che nel mese di dicembre 2021 arrivano al 7% delle nuove immatricolazioni, per un 4,6% del cumulato gennaio-dicembre 2021, anche qui con un raddoppio netto sul 2020.

La crisi dell’auto in Italia e l’ecobonus abbandonato

Un 2021 che per il mercato dell’auto si è chiuso esattamente come si era aperto: in piena crisi.

Il problema è che molto probabilmente la chiusura è stata peggiore dell’apertura, perché oltre all’emergenza sanitaria legata alla pandemia di Covid-19, si sono aggiunti nei mesi anche altri elementi di crisi: i seri problemi di approvvigionamento, i rincari dei prezzi delle materie prime, la crisi della logistica, i rialzi dei prezzi dell’energia, le tensioni politiche tra blocchi (soprattutto tra USA e Cina).

Non ultimo, ci si mette anche il Governo, con la discutibile scelta di non rifinanziare, almeno per il momento, l’ecobonus auto, che non aiuta il processo di svecchiamento del parco auto nazionale e non favorisce l’acquisto di nuove vetture a zero/basse emissioni.

Gli incentivi all’acquisto di auto elettriche e da alimentazione alternativa, per ridurre sensibilmente le emissioni di CO2 nel comparto della mobilità privata, hanno funzionato eccome, anche in chiave di supporto e accompagnamento della transizione ecologica del Paese.

Secondo stime Anfia: “Sono state prodotte negli stabilimenti italiani il 21% delle auto incentivate della fascia 61-135 g/km di CO2, il 23% delle auto BEV e PHEV e poco meno del 20% dei veicoli commerciali leggeri, con  un  fatturato generato dalla componentistica italiana di 280 milioni di  euro  —  su ogni  vettura realizzata in Italia, infatti, si contano circa 5.500 euro di componenti realizzati qui, mentre si arriva a 1.000  euro di impatto positivo a vettura, per l’indotto italiano, per le auto non prodotte in Italia”.

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