Accantonati tutti gli emendamenti della Legge di Stabilità a favore delle tv locali. Oggi il ddl è approdato in Aula a Montecitorio e in Commissione Bilancio della Camera è in corso l’esame degli emendamenti.
Tutti quelli che però riguardano le emittenti televisive locali sono stati accantonati per essere esaminati successivamente.
Le tv locali stanno attraverso un periodo di difficoltà. Secondo gli ultimi dati presentati dal Censis, devono fare i conti con l’esplosione dello streaming, che ha ampliato l’offerta di contenuti e spostato la domanda dalla tv a internet, con la grave flessione dei ricavi pubblicitari (287 milioni nel 2013), la consistente riduzione dei contributi pubblici (56,9 milioni di euro nel 2013, -20,4% rispetto all’anno precedente) e il rilevante calo degli ascolti.
I ricavi complessivi hanno subito un crollo: 409 milioni del 2013 con un calo del 15% rispetto all’esercizio precedente.
La situazione è problematica.
Va intanto avanti l’intera procedura prevista per la rottamazione volontaria delle frequenze interferenti. Il primo dicembre è scaduto, infatti, il termine per poter presentare al Ministero dello Sviluppo economico le domande per accedere ai compensi previsti.
Il MiSE deve però ancora emanare i bandi regionali per l’assegnazione delle frequenze dell’ex beauty-contest, pianificate dall’Agcom con la delibera n. 402/15/CONS la cui capacità trasmissiva dovrà essere interamente destinata alle tv locali.
In tutto questo, le emittenti sperano ancora in quegli emendamenti alla Legge di Stabilità di interesse per il comparto radiofonico e televisivo locale.
In particolare, numerose proposte emendative sono finalizzate al finanziamento dell’emittenza anche mediante il prelevamento di una quota-parte dell’extra gettito del Canone Rai.
Vi sono poi emendamenti finalizzati all’attribuzione al MiSE della potestà di determinare, mediante decreto, l’importo dei contributi per i diritti d’uso delle frequenze televisive in tecnica digitale, dovuto dagli operatori di rete in ambito nazionale o locale.
Sono, infatti, state presentate diverse proposte che chiedono l’istituzione presso il Ministero di un Fondo di sostegno economico dell’emittenza radiotv locale per il servizio svolto in ambito territoriale a cui andrebbe il 10% delle risorse derivanti dal pagamento del canone di abbonamento televisivo. Il 30% andrebbe alle emittenti radiofoniche locali i cui ricavi da pubblicità non superano 500 mila euro.
Ma c’è anche chi vorrebbe che i proventi del canone di abbonamento alla televisione per uso privato fossero versati per il 90% alle regioni e ripartiti poi tra le emittenti locali su base di un regolamento MiSE.
Al momento però queste proposte emendative sono state accantonate in Commissione Bilancio in attesa d’essere riesaminate.