Key4biz

Legge di Bilancio, dimenticato di nuovo il ‘2 per mille’ Irpef per le 58mila associazioni culturali italiane?

La vicenda che qui andiamo narrando sarebbe incredibile, se l’Italia fosse un Paese normale (ma notoriamente tale non è): lunedì della scorsa settimana, il Ministero della Cultura ha ri-pubblicato l’elenco – ovvero ha pubblicato un nuovo elenco – delle “associazioni culturali” che andranno a beneficiare del flusso del “2 per mille” dell’imposta sui redditi per l’anno 2021…

Il lettore non attento potrebbe sostenere: “una bella notizia, suvvia!”. Certamente non è una notizia negativa, ma il lettore (non attento) deve sapere che questa del “2 x 1.000” alle associazioni culturali è – tra teoria e prassi – una vicenda veramente tipica di un’Italia (politica) che predica bene e razzola male.

Riassumiamo la questione, alla quale abbiamo dedicato molta attenzione, anche su queste colonne di “Key4biz”, perché riteniamo che manchi ancora in Italia un sostegno adeguato, organico e strutturale, alle migliaia di “associazioni culturali” che animano il tessuto sociale del Paese: e questo strumento del “2 per mille” è semplicemente un piccolo aiuto che andrebbe gestito in modo più serio.

Si ricordi che, secondo Istat, le istituzioni “non profit” attive prevalentemente nel settore delle “attività culturali e artistiche” sarebbero, a fine anno 2020, quasi 58mila, ovvero, per l’esattezza 57.615, corrispondenti al 16 % del totale delle istituzioni senza fini di lucro italiane (che sarebbero 363.469, secondo l’ultima rilevazione dell’Istituto Nazionale di Statistica, pubblicata il 20 ottobre 2022).

A fine ottobre del 2020 (due anni fa!), si ebbe notizia che l’allora Ministro della Cultura Dario Franceschini aveva deciso di re-introdurre una misura che era stata sperimentata per l’anno 2016 rendendola ri-praticabile per le imposte dell’anno 2020 (grazie all’articolo 97-bis del Decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla Legge 13 ottobre 2020, n. 126): con riferimento al “periodo d’imposta” 2020 (ovvero le “dichiarazioni 2021”) sarebbe stato possibile destinare il “due per mille” della propria Irpef a favore delle associazioni culturali iscritte in un apposito “elenco”, istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri: i contribuenti avrebbero quindi avuto chance di effettuare la scelta di destinazione in sede di dichiarazione annuale dei redditi…

La disposizione non è stata però rinnovata per l’anno 2022, come abbiamo denunciato – tra i pochi – sia sul quotidiano “Key4biz” sia sul settimanale “The Post Internazionale” (vedi l’articolo di Angelo Zaccone Teodosi del 28 giugno 2022, “La politica s’è mangiata pure la cultura”): quest’anno è stata quindi eliminata all’interno del “modello 730/1” la possibilità di destinare il 2 per mille delle proprie tasse alle “associazioni culturali”, mentre è stata simpaticamente aggiornata la tabella dei “partiti politici” ammessi al beneficio…

Qualche mese fa, nell’economia della rubrica “ilprincipenudo” curata da IsICult – Istituto italiano per l’Industria Culturale per il quotidiano online “Key4biz”, affrontavamo la questione e chiedevamo all’allora Ministro Dario Franceschini un intervento urgente, che sarebbe stato possibile tecnicamente, se la dichiarazione di intenti fosse stata seguita da atti conseguenti: vedi “Key4biz” del 10 agosto 2022, “Qualcuno si ricorderà delle oltre 54.000 associazioni culturali italiane nei programmi elettorali?”, e, prima ancora, “Key4biz” del 17 giugno 2022, “Cultura, saltato il 2 x mille: a bocca asciutta oltre 3mila associazioni”.

Impegni politici e parole al vento: il “2×1000” sembra interessare assai poco alle istituzioni e resta sconosciuto ai cittadini

La richiesta indirizzata al Ministro Dario Franceschini era peraltro perfettamente coerente con quel che lui stesso aveva in verità annunciato l’11 maggio 2022, intervenendo al “question time” alla Camera per rispondere a un’interrogazione di Rosa Maria Di Giorgi (Pd) sulle iniziative volte a rendere strutturale la misura della destinazione del 2 per mille dell’Irpef a favore delle associazioni culturali. Il Ministro “pro tempore” sostenne allora che il 2 per mille dell’Irpef a favore delle associazioni culturali “è una misura molto apprezzabile che ha aiutato centinaia di associazioni. Condivido che è una misura importante che aiuta le associazioni a vivere e la proporrò in sede di predisposizione del Bilancio. Se non funzionasse nel primo passaggio, ma io lavorerò perché funzioni, sosterrò qualsiasi iniziativa nel corso del passaggio parlamentare per introdurlo in via strutturale”… E, ancora: “il 2×1000 dell’Irpef a favore delle associazioni culturali è una misura di assoluta giustizia sociale che, negli anni, ha aiutato migliaia di associazioni (3.021 nel 2021) che faticano a vivere. Perché hanno sempre meno risorse dai Comuni, per via delle difficoltà di bilancio degli enti locali. Condivido che sia importante e di assoluta utilità ed è giusto che diventi strutturale. È una decisione però che va presa a livello collegiale e per questo la proporrò in sede di predisposizione della Legge di Bilancio”.

Parole al vento, ahinoi, e forse non soltanto perché la Legge di Bilancio è passata in altre mani.

E Rosa Maria Di Giorgi, peraltro, non è stata rieletta in Parlamento… Ed era stata lei la prima firmataria della “interrogazione a risposta immediata” del 10 maggio 2022 a Franceschini (atto n. 02952). Va osservato che della gran parte degli altri co-firmatari dell’atto di sindacato ispettivo, nessuna traccia più in Parlamento: non sono deputati della XIX Legislatura né Di Giorgi, né Flavia Piccoli Nardelli (già Presidente della Commissione Cultura nella precedente legislatura), né Paolo Lattanzio, né Patrizia Prestipino, né Lucia Ciampi, né Marina Berlinghieri, Emanuele Fiano… E dei tre parlamentari “interroganti”, esponenti del Partito Democratico “sopravvissuti” alle elezioni – ovvero i deputati Andrea Rossi e Matteo Orfini e la senatrice Beatrice Lorenzin – non è proprio giunta voce, in queste settimane, di rinnovata sensibilità rispetto al “2 per mille” per le associazioni culturali… E l’unico a far parte della Commissione Cultura della Camera nella XIX Legislatura è Matteo Orfini. Nessuna voce, in argomento, nemmeno dal neo commissario (in Commissione Cultura) Nicola Zingaretti, che pure ha mostrato una qual certa sensibilità verso le “associazioni culturali”, durante il suo mandato di Presidente della Regione Lazio.

Ed il neo-eletto Dario Franceschini si è ben guardato dall’entrare nella Commissione Cultura del Senato, nella attuale XIX Legislatura…

Nel mentre – nelle more di interventi normativi auspicati ma non realizzati – ad inizio luglio 2022 viene pubblicato l’elenco dei beneficiari della pre-esistente norma (quella relativa al 2021, appunto).

Scrivevamo allora come, nel silenzio dei più (anzi di tutti, fatta salva questa testata giornalistica e l’agenzia stampa specializzata AgCult), il Ministero per la Cultura il 1° luglio 2022 aveva pubblicato sul proprio sito web l’elenco delle “associazioni culturali” beneficiarie del contributo “2 per mille” (ovvero l’“Avviso pubblicazione tabella di riparto – 2 x 1.000 alle associazioni culturali Anno 2021”).

Si trattava della fase finale di quanto previsto dallo strumento che è stato provvidamente riattivato nel 2021, dopo l’esperimento del 2016. Va dato atto – come abbiamo già segnalato – che è stato l’allora Ministro Dario Franceschini a voler re-introdurre questo strumento, nel giugno 2021 (vedi “Key4biz” del 28 giugno 2022, “Franceschini rispolvera il ‘2×1000’ Irpef per le associazioni culturali: perché nessuno ne parla?”).

Del prezioso provvedimento, non ne ha scritto veramente nessuno, se non la sempre attenta testata del terzo settore “Vita” (diretta da Stefano Arduini), in un articolo del 21 luglio 2022 efficacemente intitolato “2 per mille alla cultura, sconosciuto ai contribuenti”. Si legge nel sottotitolo dell’articolo, ben sintetizzato: “Uno strumento importante di sostegno che merita fiducia. Assif ha analizzato i risultati del 2 per mille alla cultura del 2021 da poco resi pubblici dal Mic. Per l’associazione italiana dei fundraiser, questo strumento merita di essere reso stabile, come già avvenuto per 5 per mille e Art Bonus. Dopo la sperimentazione del 2016 è riapparso lo scorso anno, ma le associazioni culturali hanno avuto solo 15 giorni per iscriversi all’elenco”.

In effetti, il 21 luglio 2022 l’Assif aveva promosso un “forum web” per annunciare alcuni risultati di un proprio studio sull’argomento. L’Assif, presieduta da Nicola Bedogni, è nata nel 2000 per diffondere la cultura e la conoscenza del “fundraising” in Italia, rappresentando e favorendo la crescita dei professionisti del settore.  

Il “2×1000” alle associazioni culturali: estemporanee sortite normative, nel 2016 e nel 2021, e chance ben poco promossa, ignota alla gran parte dei contribuenti

Si ricordi che il 2×1000 alle “associazioni culturali” è stato introdotto in via sperimentale nel 2016, quale ulteriore strumento di “sussidiarietà fiscale” da affiancare all’“8×1000” destinato alle Confessioni religiose e allo Stato (introdotto nel 1985), al “5×1000” alle Organizzazioni Non Profit – Onp ed alla Ricerca (introdotto nel 2006, su iniziativa dell’allora Ministro nonché Vice Presidente del Consiglio Giulio Tremonti), ed al “2×1000” ai Partiti Politici (introdotto nel 2014).

Sono tutti strumenti cosiddetti di “sussidiarietà fiscale” preziosi per il Terzo Settore in generale, e sicuramente anche per il variegato mondo della cultura.

Purtroppo, nei fatti, la saltuarietà con cui è stato proposto lo strumento – sommata alle difficoltà iniziali nella definizione di criteri chiari di accesso e al ritardo reiterato con cui è stato attivato nelle sue uniche 2 edizioni (2016 e 2021, giustappunto) – non ha consentito di evidenziare a pieno la complessità e numerosità di un settore assolutamente ancora poco censito, ed ancor meno sociologicamente conosciuto.

L’Assif presentò alcune elaborazioni interessanti (clicca qui, per accedere al suo “Osservatorio 2×1000 Cultura”, dati relativi al 2021 a cura di Davide Moro). Dati essenziali: 3.021 associazioni beneficiate, circa 1,1 milioni di firme dei contribuenti, poco meno di 12 milioni di euro assegnati…

Dalla utile analisi realizzata da Assif, mettendo a confronto i dati del 2016 con quelli del 2021 pubblicati il 1° luglio 2022, emergevano alcuni dati interessanti:

È evidente che il “2 x 1000” per la cultura è ancora uno strumento poco conosciuto dai cittadini italiani che fanno la dichiarazione dei redditi, oltre che scarsamente promosso dai soggetti coinvolti quali dottori commercialisti e caf.

È interessante osservare anche la ripartizione geografica delle 3.021 associazioni (quelle ammesse secondo la tabella Mic del 1° luglio 2022), perché ripropone quel “divario culturale” tra Regioni, che abbiamo affrontato recentemente anche su queste colonne (vedi, da ultimo, “Key4biz” di venerdì 2 dicembre 2022, “L’Italia divisa in due: cresce il divario culturale tra Nord e Sud”). Va anche osservato che, in questo caso, la distribuzione territoriale è co-determinata da più fattori: la capacità di intercettare l’esistenza di questo meccanismo (a fronte di un evidente deficit comunicazionale nel promuovere l’iniziativa da parte del Ministero) e la vocazione o meno a bussare alla porta dello Stato – nei suoi diversi livelli: Ministero, Regioni, Comuni – per il sostegno delle proprie attività.

Ripartizione per Regione delle 3.021 associazioni culturali che accedono al “2×1000” per il 2021

Associazioni  Regione                                 Quota % su Totale Italia

3.021               Totale Italia                            (100 %)

Fonte: elaborazioni IsICult (Istituto italiano per l’Industria Culturale) su dati Ministero della Cultura – Mic.

Si osservi come le Regioni del Nord vantino ben 1.705 associazioni, corrispondenti al 56,4 % del totale delle associazioni culturali ammesse al beneficio. Il Sud, invece, conta soltanto 689 associazioni, corrispondenti al 22,8 % del totale. Il Centro 627 associazioni, corrispondenti al 20,8 % del totale nazionale. Si ricordi che la popolazione italiana è così suddivisa: al Nord 46,5 % degli abitanti, al Centro 19,9 %, al Sud 33,6 %.

Riteniamo sia interessante anche osservare (dal punto di vista di quella che potremmo definire “sociologia delle associazioni culturali” italiane, terra incognita per l’accademia italiana) che il 18 agosto 2021 era stato pubblicato dal Ministero della Cultura un elenco di “associazioni cancellate”: delle 1.130 associazioni che erano state iscritte nell’elenco del 2016, una parte consistente – quasi la metà, circa 500 associazioni – non hanno presentato entro il termine del 26 aprile 2021 la dichiarazione di sussistenza dei requisiti… Cosa è successo a queste centinaia di associazioni, tra il 2016 ed il 2021?! Sarebbe veramente molto interessante avviare uno studio in materia…

A fine luglio 2022, “stop” dell’Agenzia delle Entrate! “Fermi tutti”: la tabella degli ammessi al beneficio deve essere rivista e corretta, si procede al “ricalcolo”

A distanza di un mese dalla pubblicazione dell’elenco delle 3.029 associazioni beneficiarie (1° luglio 2022), si registra un improvviso “stop” da parte dell’Agenzia delle Entrate, e tutto entra in una misteriosa stagnazione per ben 4 mesi.

Ciò premesso, le 3.027 associazioni beneficiarie dei fondi 2021 sono quindi rimaste in attesa 4 mesi quattro prima di poter ricevere effettivamente questi fondi, sulla base degli elenchi pubblicati il 1° luglio.

Il “caso italiano” riemerge in tutta la sua paradossale evidenza: a fine mese, per la precisione il 29 luglio 2022, il Ministero della Cultura pubblica un “avviso”, a firma del Direttore Generale competente (la Dg Bilancio) Paolo D’Angeli, nel quale si legge che “l’Agenzia delle Entrate ha comunicato di dover procedere al ricalcolo delle quote del 2×1000 in favore delle Associazioni culturali ammesse, pertanto sarà pubblicata sul sito web di questo Ministero la Tabella di riparto con gli importi aggiornati. In attesa della pubblicazione della Tabella aggiornata si prega di interrompere l’invio della modulistica”.

Da non crederci. Qualcuno volle credere che si trattasse di “fake news” o finanche di una barzelletta, ma purtroppo così non è stato.

Sembra che l’Agenzia delle Entrate (AdE) abbia riscontrato dei non meglio precisati “errori” nelle tabelle, e quindi nelle proprie elaborazioni.

Passa agosto, passa settembre, passa ottobre, passa novembre… Le più pessimiste tra le associazioni temevano che questi contributi potessero “passare in cavalleria”, nonostante le leggi dello Stato e le sue simpatiche regolamentazioni…

Ed invece, quest’anno – udite udite !!! – riceveranno il contributo… verosimilmente sotto l’albero di Natale.

In effetti, il 28 novembre 2022 (lunedì della scorsa settimana) è stata pubblicata la novella tabella, con il “ricalcolo”.

Sono stati necessari all’AdE… 4 mesi quattro per questo “ricalcolo”?!

Da non crederci, in epoca di digitalizzazione (anche) della Pubblica Amministrazione.

Se volessimo essere precisi, anzi maniacali, potremmo mettere a confronto la tabella Mic del 1° luglio 2022 con quella del 28 novembre 2022, ma francamente ci sembra esercizio inutile (almeno qui ed ora)

Nuovo elenco dei beneficiari del “2×1000”: 3.021 associazioni culturali, per un totale 11,8 milioni di euro

Il numero totale ammesse al “rinnovato” riparto è attualmente di 3.021 associazioni, ed il totale ripartito è stato di 11,8 milioni di euro.

Per l’esattezza, si tratta di 11.754.606,61 euro, di cui 7.118.099,91 euro derivanti da “scelte espresse” (60,5 % del totale) e 4.636.507,51 euro da contribuenti che non hanno designato un ente (39,5 % del totale), e quindi questi fondi sono stati ripartiti proporzionalmente ai primi.

La prima associazione per gettito dell’elenco delle “elette” 3.021 è l’Associazione Amici del Fai (Fondo Ambiente Italiano) – Restauro Monumenti e Paesaggio odv-ets (sede a Milano), con 825.511 euro, assegnati a fronte di 37.695 “scelte”.

L’ultima, la n° 3021, è Media Salles (sede a Roma), che ha registrato uno sconfortante 0,00 euro, insieme ad altre 10 associazioni (ognuna con 0 – zero! – scelte).

Quella che riceverà veramente spiccioli (nel senso letterale del termine) è la n° 3.010, ovvero 11,13 euro (undici euro e tredici centesimi) è l’Associazione Internazionale Studi di Canto Gregoriano Sezione Italia.

Da osservare che, delle 3.021 associazioni, soltanto 6 registrano più di 100.000 euro, e soltanto 181 oltre 10.000 euro.

Il nuovo avviso del Ministero della Cultura del 28 novembre 2022 è intitolato “Pubblicata la tabella di riparto aggiornata del due per mille 2021 per le associazioni culturali”, e recita: “Con riferimento al procedimento di assegnazione del contributo del due per mille (anno finanziario 2021) in favore delle associazioni culturali, il Ministero della Cultura ha pubblicato la tabella con il riparto aggiornato. Si ricorda che, ai fini della liquidazione degli importi, le associazioni ammesse al riparto devono seguire la procedura indicata utilizzando la nuova modulistica presente nella pagina del sito, trasmettendola poi esclusivamente a mezzo mail, all’indirizzo duepermille@cultura.gov.it, indicando il numero progressivo della propria associazione così come risulta dalla tabella aggiornata”.

Fin qui, la surreale vicenda, con il suo “stop & go”, tipico di uno Stato burocratico non propriamente moderno ed evoluto.

Esiste anche il “5 per mille”, ma è circoscritto, nel 2021, a soltanto 146 “enti dei beni culturali e paesaggistici”, che hanno beneficiato di poco più di 2 milioni di euro

Va anche segnalato che esiste un parallelo sostegno rappresentato dal “5 x 1000”, di cui beneficia un ristretto novero di “istituzioni non profit” del settore “attività culturali e artistiche”: ne beneficiano, secondo il rapporto Istat pubblicato il 20 ottobre 2022 (i dati qui utilizzati sono relativi alle dichiarazioni dei redditi effettuate nel 2020 e si riferiscono al periodo d’imposta 2019), ben 6.914 soggetti, che avrebbero beneficiato di un flusso di 16,8 milioni di euro, a fronte di 417.069 “scelte” dei contribuenti. Questi 6.914 soggetti rappresentano oltre il 10 % del totale di 65.439 le istituzioni non profit iscritte nell’elenco degli enti destinatari del “cinque per mille”. Se questi soggetti rappresentano il 10,6 % dei soggetti potenzialmente beneficiari, va osservato come riescano ad acquisire soltanto un 3,3 % del totale del flusso delle scelte dei contribuenti, ed anche su questa asimmetria sarebbe necessaria una adeguata riflessione.

Si ricordi che il “5 per mille” si pone come “istituto fiscale” introdotto a partire dalla Legge Finanziaria per l’anno 2006 (Legge n. 266/2005, articolo 1, commi 337 e ss.), che prevede la possibilità per il contribuente di devolvere il “cinque per mille della propria imposta sul reddito delle persone fisiche a soggetti che operano in settori di riconosciuto interesse pubblico per finalità di utilità sociale. L’istituto del “cinque per mille”, riformato dal D.lgs n. 111/2017, prevede la destinazione del contributo per: sostenere gli enti del terzo settore; finanziare la ricerca scientifica e dell’università; finanziarie la ricerca sanitaria; sostenere le attività sociali svolte dal comune di residenza; sostenere le associazioni sportive dilettantistiche

In verità, il “5 per mille” destinato a soggetti attivi nel settore culturale è ben più circoscritto: in effetti, secondo la tabella pubblicata dal Ministero della Cultura per l’anno 2021, i soggetti ammessi alla ripartizione di 2,1 milioni di euro sono stati soltanto 146, a fronte di 32.270 “scelte” (di cui 24.365 espresse). La tabella è stata pubblicata il 21 giugno 2022 sul sito del Mic ed è relativa al riparto, per l’anno finanziario 2021, trasmesso al Mic dall’Agenzia delle Entrate relativo alla distribuzione delle scelte e degli importi per gli enti ammessi al beneficio della quota del “5×1000” dell’imposta sui redditi delle persone fisiche destinate al finanziamento delle attività di tutela, promozione e valorizzazione dei beni culturali. Da segnalare che, quest’anno, le “associazioni riconosciute” e le “fondazioni” che non hanno deciso di entrare nel Registro Unico del Terzo Settore (il famigerato “Runts”), si sono trovate escluse – come scrivevano il 2 marzo 2022 Marianna Martinoni e Carlo Mazzini sul confindustriale “Il Sole 24 Ore” –  in relazione all’edizione di quest’anno del “cinque per mille” dell’Irpef… Il 9 giugno del 2022, l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato l’elenco degli ammessi, che comprende in totale 72.738 enti. Anche quest’anno in cima alla classifica si trovano gli enti del volontariato (52.162), seguiti da associazioni sportive dilettantistiche (11.854), enti impegnati nella ricerca scientifica (528), enti che operano nel settore della sanità (106), enti dei beni culturali e paesaggistici (146), ed infine enti gestori delle aree protette (24). Nell’elenco figurano anche 7.918 Comuni, a cui sono destinati 14,9 milioni di euro. In base alle scelte espresse dai cittadini, il “5per mille” 2021 distribuirà nel complesso quasi 507 milioni di euro agli oltre 72mila enti ammessi. In testa, come settore, si conferma il volontariato, destinatario di oltre 331 milioni; il secondo settore è la ricerca sanitaria, premiata con oltre 76milioni di euro, mentre al terzo posto si trova un altro settore collegato alla ricerca, quella scientifica, al quale saranno destinati nel complesso 66,2 milioni di euro; seguono i Comuni (14,9 milioni di euro), le associazioni sportive dilettantistiche (15,4 milioni), gli enti per la tutela dei beni culturali e paesaggistici (con oltre 2milioni) e gli enti gestori delle aree protette (609mila euro)…

Si ritiene che la misura del 5 per mille potrebbe essere estesa anche alle associazioni culturali tout-court (non soltanto quelle riconosciute e le fondazioni ovvero quelle organizzate in veste di “organizzazione di volontariato” o “onlus”, e certamente non soltanto circoscritte alla tutela dei beni culturali), ma è evidente l’esigenza di una razionalizzazione nel rapporto tra le due misure (“2 per mille” e “5 per mille”), a seguito di un ragionamento serio ed organico su come lo Stato intende sostenere l’associazionismo culturale e le sue attività.

La misura del “2 per mille” verrà re-introdotta per l’anno 2023?! Ad oggi, nessuna traccia nella Legge di Bilancio, ma si confida nel Ministro

La questione di fondo è però, qui ed ora, un’altra, ben essenziale: la misura del “2 per mille” verrà finalmente re-introdotta per l’anno 2023, magari stabilizzandola ovvero rendendola – come s’usa dire – “strutturale”?!

Si auspica la concreta re-introduzione (e la stabilizzazione nel lungo periodo), anche perché la norma veniva prospettata come auspicabile sia nel programma elettorale – capitolo “cultura” – di Fratelli d’Italia (testualmente: “reintroduzione del “2 per mille” per gli enti del Terzo settore che si occupano di cultura”) sia che del Partito Democratico (testualmente: “reintroduzione strutturale del 2×1000 all’associazionismo culturale”).

Da segnalare che il Responsabile Cultura di FdI, nonché neo Presidente della Commissione Cultura della Camera Federico Mollicone l’ha richiamata più volte, nei suoi interventi anche recenti.

Il parlamentare del Partito Democratico che aveva cercato di farla reintrodurre, mesi fa, Michele Nitti, non è invece rientrato in Parlamento; e, con lui, nemmeno il collega del Movimento 5 Stelle Paolo Lattanzio, poi passato al Pd: entrambi erano co-firmatari giustappunto di una proposta di legge di stabilizzazione del “2 per mille” (vedi l’Atto Camera n. 3196 presentato il 6 luglio 2021)…

Ma nel testo della Legge di Bilancio, qui ed ora, la “re-introduzione” per il 2023 non c’è.

Bastano poche righe, appunto, nella cosiddetta “Legge di Bilancio”.

E si tratta di spiccioli veramente, nella complessiva economia dello Stato italiano e finanche del Ministero della Cultura: 12 milioni di euro per il 2021, allorquando si dovrebbe prevedere una dotazione di almeno 50 milioni, se si volesse dare realmente respiro a questo meccanismo.

È opportuno ricordare che la norma che prevedeva il “2 per mille” per l’anno 2016 (la Legge di Stabilità 2016) era stata dotata di un budget di 100 milioni di euro, ovvero di un “tetto di spesa” significativo.

A causa di una serie di fattori – tra i quali i ritardi del decreto di attuazione – gli importi destinati dai contribuenti si fermarono soltanto a quota 11,4 milioni di euro (per la precisione 11.469.954,78 euro), e ne andarono a beneficiare soltanto 1.130 associazioni.

Nel 2021, gli importi dei contribuenti sono stati – come abbiamo visto – di 11,8 milioni di euro, a favore di 3.021 associazioni. Stesso budget del 2016, in sostanza, ma con partecipanti triplicati in quantità: si è passati dalle 1.130 associazioni beneficiarie del 2016 alle 3.021 associazioni del 2021, con un incremento del 167 % tra il dato del 2016 e quello del 2021…

Si potrebbe ragionare su una previsione di almeno 50 milioni di euro per il 2023, di 75 milioni di euro per il 2024, per arrivare per il 2025 a quello stesso livello di 100 milioni di euro che era stato previsto inizialmente.

E si dovrebbe consentire una campagna di informazione e promozione adeguata, altrimenti resterà uno strumento di modestissima portata.

Come abbiamo segnalato, i contribuenti che hanno mostrato sensibilità in materia sono stati soltanto 871.949 nel 2016 e 1.095.502 nel 2021), quindi soltanto un 3 % degli italiani. Una quota bassissima, se si osserva che la percentuale sale al 40 %, se ci si riferisce al “5 per mille”, ed al 43 % per quanto riguarda l’“8 per mille”…

Il disegno di legge per il bilancio annuale dello Stato per il 2023 (approvato dal Consiglio dei Ministri nella riunione del 21 novembre 20229) è stato “bollinato” dal Ministero dell’Economia ed ha iniziato il suo percorso alla Camera. Venerdì scorso 2 dicembre, c’è infatti stata l’audizione del Ministro Giancarlo Giorgetti presso le Commissioni riunite di Camera e Senato. Nei primi giorni dell’iter, la Commissione Bilancio si limiterà ad alcune audizioni (Cnel, Banca d’Italia e Istat), mentre l’esame vero e proprio del provvedimento decollerà sabato 10 dicembre…

Nelle centinaia e centinaia di pagine di questo testo, non abbiamo rintracciato alcun articolo ovvero comma che prevede la re-introduzione del “2 per mille” per le associazioni culturali nel 2023.

Non resta quindi che appellarsi al titolare del Ministero della Cultura.

Potrebbe esserci sfuggita, ma non ci sembra che la questione sia stata nemmeno oggetto di citazione en passant nel testo delle “linee programmatiche” presentate da Gennaro Sangiuliano il 1° dicembre scorso.

Preso da questioni di maggiore rilevanza e ritenute più prioritaria, questa “piccola” ma importante norma deve essere stata rimossa per distrazione. Ma si auspica venga presto e bene reintrodotta, nell’iter della Legge di Bilancio.

Attendiamo fiduciosi.

Si tratterebbe di un segnale, piccolo ma significativo, di attenzione verso un “universo” plurale e ricco, quelle delle decine di migliaia di “associazioni culturali”, finora mal trattato dalle istituzioni italiane.

Si tratta di “imprese” culturali e creative che sono finora sfuggite ad una misurazione economica puntuale, ma che certamente producono occupazione qualificata per quanto spesso purtroppo precaria, e soprattutto provocano una significativa riduzione dei costi sociali derivanti dall’emarginazione e dall’inaccessibilità, stimolano educazione informale e socialità e identità territoriale, e quindi anche coesione sociale.

Cultura” – quindi – nel senso più fecondo del termine.

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