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Legge di Bilancio 2022: in ballo 2 miliardi per la mobilità sostenibile e 4 miliardi per il clima

Governo pronto ad incassare il sì definitivo dal Parlamento italiano alla manovra (nonostante le proteste di molti parlamentari per il poco tempo a disposizione per l’esame del testo e la blindatura dello stesso da parte di palazzo Chigi che chiederà la fiducia). Almeno per le risorse stanziate, la Legge di Bilancio 2022 sarà ricordata come una tra le più orientate all’ambiente e ad al clima degli ultimi decenni.

Stando a quanto riportato dall’Ansa, tra i tanti articoli dedicati ad ambiente, salute e clima, ben quindici, tutti punti chiave del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), troviamo il Fondo per la mobilità sostenibile, il Fondo italiano per il clima e il controllo dell’inquinamento e il Fondo per il sostegno alla transizione industriale.

Fondo per il clima

Partiamo dal Fondo italiano per il clima, che potrà contare complessivamente su più di 4,2 miliardi di euro fino al 2027.

Le risorse dovranno servire all’Italia per raggiungere tutti gli obiettivi di sviluppo sostenibile e di abbattimento delle emissioni inquinanti stabiliti nei diversi accordi europei firmati dal nostro Governo.

La dotazione sarà così ripartita: 840 milioni di euro all’anno per gli anni dal 2022 al 2026, con altri 40 milioni di euro per il 2027.

Per il contrasto all’inquinamento atmosferico, invece, la dotazione sarà di 50 milioni di euro per il 2024, 100 milioni per il 2025, 150 milioni di euro per il 2025 e 200 milioni di euro all’anno per gli anni dal 2026 al 2035.

Complessivamente, entro i prossimi 15 anni saranno quindi desinati a quest’obiettivo circa 2,3 miliardi di euro.

Fondo per la mobilità sostenibile ed i trasporti

Per la mobilità sostenibile, alternativa e dolce, invece, il Governo ha stanziato in manovra circa 2 miliardi di euro per gli anni che vanno dal 2023 al 2034.

Tali risorse serviranno, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa, al rinnovo del parco autobus locale, all’acquisto di treni ad idrogeno, alla realizzazione di ciclovie, allo sviluppo del trasporto merci su ferro, all’adozione di carburanti alternativi per navi ed aerei e al rinnovo dei mezzi per l’autotrasporto.

Qui viene subito da chiedersi quanto il trasporto pulito ed alternativo potrà contare in Italia domani e negli anni futuri su un’infrastruttura di sostegno capillare e in buono stato.

Oltre 1,5 miliardi di euro viene inoltre stanziato nei prossimi 15 anni per le metropolitane di Genova, Milano, Napoli, Roma e Torino, mentre 3,35 miliardi dal 2022 al 2036 sono destinati agli interventi di adeguamento delle strade.

Imprese tra innovazione e sostenibilità

Per le imprese nasce il Fondo a sostegno della transizione industriale, con 150 milioni di euro di dotazione nel 2022.

Collegato ad esso c’è il credito d’imposta al 15% per l’innovazione tecnologica finalizzata a favorire la transizione ecologica e l’innovazione digitale 4.0. Per questa misura sono stati stanziati 2 milioni di euro per il 2022.

Il credito d’imposta per gli anni successivi al 2022 sarà così declinato: per l’anno di imposta 2023 scenderà al 10% nel limite massimo annuo di 4 milioni di euro e, per i periodi d’imposta 2024 e 2025, al 5% sempre entro i 4 milioni.

Stabilita anche la garanzia green sui finanziamenti a favore di progetti per l’ambiente e il clima che potrà contare per il 2022 su una dotazione di 565 milioni di euro, per un impegno massimo della SACE (Sezione speciale per l’Assicurazione del Credito all’Esportazione del Gruppo CDP) che non supererà i 3 miliardi di euro.

L’approvazione definitiva della legge di Bilancio 2022 è attesa per il 30 dicembre prossimo, al massimo il 31, onde evitare il fatidico esercizio provvisorio.

Le insidie all’orizzonte

Basteranno queste risorse così ingenti ad affrontare le sfide e i costi della transizione ecologica ed energetica in corso nel nostro Paese e nel resto d’Europa?

La manovra in questione è molto probabilmente la più orientata all’ambiente e al clima che questo Paese ricordi, ma allo stesso tempo la situazione generale in cui ci troviamo è anch’essa tra le peggiori degli ultimi decenni.

L’emergenza sanitaria legata alla pandemia di Covid-19 ha determinato lunghi periodi di blocchi economici e di restrizioni sociali con forti ricadute anche sulle imprese di ogni ordine e grado (tranne quelle che rientrano nell’industria dei servizi e dei prodotti essenziali).

L’aumento del costo dell’energia elettrica, legato all’impennata dei prezzi del gas naturale, sta inoltre peggiorando le condizioni generali in cui famiglie e aziende stanno cercando di venire fuori dalla crisi determinata da questa emergenza.

Ci sono però diverse domande da porsi, tra cui: alla luce dei tempi stabiliti dalla manovra (con un ponte lungo anche fino a quindici anni), basteranno queste risorse a far fronte alla crisi economica alle porte? L’inflazione è sotto controllo? Come il Governo e l’Europa pensano di affrontare il caro prezzi? Riusciremo a tenere a bada l’instabilità dei prezzi dell’energia?

Riuscire a dare una risposta ad ognuna di queste domande farà la differenza per le famiglie italiane che dovranno fare i conti con un futuro lavorativo incerto e costi sempre più alti della vita; per le imprese che dovranno mantenere alto il livello di competitività e quindi dovranno innovare, a fronte non solo della crisi energetica, ma anche di quella degli approvvigionamenti, entrambe ancora lontane da una risoluzione rapida.

Non ultimo, il problema delle competenze, perché i dubbi sulle capacità delle aziende e anche delle amministrazioni pubbliche di riuscire a sfruttare questa leva progettuale e finanziaria sono forti e una o più mancanze su questo versante potrebbe a sua volta aumentare i costi complessivi della transizione.

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