Ieri giovedì 6 giugno è stata finalmente pubblicata sul sito web del Senato la Relazione al Parlamento sulla “valutazione di impatto” della Legge Cinema e Audiovisivo, ovvero il documento di analisi dell’intervento dello Stato nel settore, che il Ministro deve trasmettere a Montecitorio ed a Palazzo Madama, come previsto dalla stessa cosiddetta “Legge Franceschini”, la n. 220 del 2016.
Lunga è stata l’attesa: la pubblicazione avviene il 6 giugno 2024, e lo studio è relativo all’anno 2022(duemilaventidue).
Già questa tempistica vanifica in parte la funzione stessa della Relazione al Parlamento. Peraltro, è la stessa Legge Franceschini a prevedere che la Relazione sia inviata al Parlamento entro il 30 settembre (e sia riferita all’anno solare precedente). Questa cronologia prevista per legge, non è mai stata rispettata dal Ministero della Cultura, ma nell’ultimo anno il ritardo ha assunto caratteristiche patologiche.
E quindi una relazione che doveva essere trasmessa il 30 settembre del 2023, finisce per essere pubblicata il 6 giugno del 2024, con un incomprensibile ritardo di 8 (otto!) mesi…
A voler essere ancora più precisi, stupisce poi che formalmente la Relazione risulti trasmessa dal Ministro Gennaro Sangiuliano al Senato e precisamente al Presidente Ignazio La Russa, in data 9 aprile 2024, annunciata in Aula il 16 aprile, registrata tra i documenti acquisiti da Palazzo Madama, ma non resa di pubblico dominio fino ad ieri 6 giugno(quasi 2 mesi dopo la ricezione!): come dire?! Registrata nel protocollo in entrata, acquisita agli atti, ma non disponibile pubblicamente fino ad ieri. Misteri burocratici.
Soltanto da ieri, giovedì 6 giugno, infatti, essa è “scaricabile” dal sito web del Senato.
Quest’anno (2024) il ritardo è incomprensibilmente maggiore di quello dell’anno scorso, allorquando la Relazione per il 2021 era stata trasmessa dal Ministro Sangiuliano il 3 febbraio 2023 (annunciata in Aula il 14 febbraio 2023), ed era poi stata pubblicata (nel senso di resa pubblica) sul sito della Dgca il 10 marzo 2023.
Nel 2024, la Relazione al Parlamento (relativa all’anno 2022) è stata trasmessa con un ritardo di ulteriori 2 mesi rispetto al 2023: per quali imperscrutabili ragioni, non è dato sapere.
E curiosamente della pubblicazione avvenuta ieri sul sito del Senato non vi è traccia (non ancora almeno), né sul sito principale del Ministero della Cultura, né su quello della Direzione Generale Cinema e Audiovisivo. E nemmeno su quello della Camera.
Qualche settimana fa, denunciavamo l’inspiegabile gran ritardo con cui la relazione per l’anno 2022 non veniva ancora pubblicata: si veda il nostro intervento del 4 marzo 2024, “La misteriosa ‘valutazione di impatto’ sulla Legge Cinema e Audiovisivo”)…
Resa pubblica ieri, 6 giugno 2024.
Le dinamiche “semi-clandestine” della “valutazione di impatto” della Legge Franceschini
Tante volte – anche su queste colonne – abbiamo segnalato quanto mantenere così “low profile” la Relazione sulla Legge Franceschini sia stato (e sia) controproducente, sia per la Pubblica Amministrazione stessa, sia per l’intera comunità degli operatori del settore, la quasi totalità dei quali nemmeno è a conoscenza di questo strumento.
La Relazione dovrebbe essere invece oggetto di adeguata divulgazione, di pubblico dibattito, di opportuno confronto tra il Ministero e la comunità degli operatori, per comprendere se e come l’intervento dello Stato nel settore sta funzionando bene, sia in termini di rafforzamento del tessuto strutturale del sistema, sia in termini di estensione del pluralismo estetico-culturale, sia in termini di sviluppo di nuova audience.
Nessuno la conosce, se non pochi intimi.
Sembra quasi che venga considerata una sorta di burocratico “atto dovuto” (in effetti, è prevista per legge), e non è mai stata utilizzata per promuovere la necessaria analisi critica ed una discussione pubblica.
Risultato di questo “mood”?!
Per anni, la Legge Franceschini ha riprodotto processi e meccanismi che hanno determinato effetti patologici nel sistema: una overdose di produzione di opere, buona parte delle quali non hanno alcuno sbocco sul mercato; un incremento dei costi che è stato denunciato dagli stessi produttori, come effetto inflattivo perverso; un assetto prevalentemente assistenzialistico dell’intervento dello Stato; un crollo della quota del cinema italiano nelle sale cinematografiche…
Nessuna di queste criticità, peraltro evidenti, è mai stata segnalata dalla “valutazione di impatto”, nelle sette edizioni che si sono susseguite dal 2017.
Qualche settimana fa, come abbiamo già segnalato su “Key4biz”, è avvenuto qualcosa di assolutamente inatteso: il bando per la realizzazione della “valutazione di impatto” per l’anno 2023 (che era stato pubblicato l’8 febbraio 2024) è stato improvvisamente annullato (il 12 aprile 2024), ovvero revocato in base al criterio di “autotutela” della Pubblica Amministrazione, allorquando emergono impreviste esigenze. Si rimanda all’intervento su “Key4biz” del 15 aprile 2024: “Il Ministero della Cultura promuove (finalmente) una nuova ‘valutazione di impatto’ della Legge Cinema e Audiovisivo”.
Abbiamo manifestato il plauso per questa decisione, che è stata assunta dal Gabinetto del Ministro Gennaro Sangiuliano, perché, a distanza di qualche settimana (il 30 aprile 2024, e non si comprende perché siano state necessarie tre settimane) è stato pubblicato un nuovo bando, sostanzialmente simile al precedente, ma con l’innesto proprio di quel che l’Istituto italiano per l’Industria Culturale – da anni – suggeriva venisse apportato: un’analisi del percorso di ogni titolo cinematografico e audiovisivo prodotto con il sostegno dello Stato, non limitandosi al “box office” nei cinematografi, ma estendendo la ricognizione alle trasmissioni televisiva, all’offerta sulle piattaforme… e dedicando attenzione anche ai risultati “estetologici”, ovvero una verifica del parere dei critici cinematografici, ed anche dei risultati nella circolazione festivaliera in Italia e all’estero, ecc..
Dati, questi, di cui il Ministero non ha ad oggi alcuna cognizione, incredibilmente.
Ci si stupisce forse, quindi, che la “Legge Franceschini” abbia prodotto nel corso dei suoi primi 6 anni di applicazione (dal 2017 al 2023) anche derive e distorsioni, e finanche abusi nell’utilizzazione dello strumento del “tax credit”?!
La “sopravvenienza” (termine utilizzato per annullare il bando Mic Dgca di febbraio) è stata così descritta, dal Direttore Generale Nicola Borrelli: “sopravvenienza, scaturita dalle analisi preliminari per la riforma del sistema di sostegno pubblico attualmente in atto, e connessa all’esigenza di acquisire ed analizzare, con maggiore dettaglio, i risultati delle singole opere finanziate sia da un punto di vista economico, nelle diverse fasi della catena del valore dell’opera (dallo sviluppo, alla produzione, alla distribuzione in tutte le sue forme) a livello nazionale e internazionale, sia da un punto di vista artistico e culturale, relativamente alla circuitazione delle opere nei diversi festival di rilevanza nazionale e internazionale nonché ai premi da esse ricevuti”.
Questo saggio innesto richiesto dal Ministro è coerente con l’esigenza di procedere nella riforma complessiva della “Legge Franceschini” ed in particolare del “tax credit”.
Invero curioso – come coincidenza di date – però che la Direzione Generale Cinema e Audiovisivo abbia pubblicato proprio ieri l’altro, mercoledì 5 giugno, l’esito della gara per l’assegnazione dello studio per l’anno 2023, e che l’indomani, ovvero ieri giovedì 6 giugno, divenga finalmente accessibile a tutti la relazione per l’anno 2022.
E non meno curioso che la “valutazione di impatto” per l’anno 2023 venga riaffidata, il 5 giugno 2024, alla stessa associazione temporanea di impresa che ha vinto il bando negli ultimi 5 anni: l’ats Università Cattolica e Ptsclas spaha vinto il bando… per la sesta volta! E il principio generale della “rotazione degli incarichi” – previsto dal Testo Unico sugli Appalti (per stimolare il pluralismo e la concorrenza)?
Considerato che nelle precedenti cinque edizioni della “valutazione di impatto” non è mai emerso un cenno criticorispetto all’assetto della Legge ed alla sua applicazione, si ha ragione di prevedere (temere?!) che anche l’analisi dell’anno 2023 sarà certamente ricca di dati, numeri, tabelle e grafici, ma priva di quell’approccio critico e costruttivo che si ritiene dovrebbe caratterizzare la Relazione al Parlamento.
Di fatto l’Università Cattolica e Ptsclas hanno consentito ai Ministri che si sono avvicendati dal 2017 (primo anno di applicazione della Legge Franceschini) fino ad oggi di disporre di uno strumento… asettico, incolore, insapore, che nessun concreto contributo ha potuto apportare alla “correzione di rotta” della normativa.
Riteniamo che non fosse questo lo spirito del Legislatore, allorquando la previsione della “valutazione di impatto” è stata innestata nella Legge 220/2016, con l’obiettivo di produrre una trasparente fotografia/radiografia del settore, utile anzitutto al decisore politico ma anche alla comunità professionale tutta.
Al carattere “asettico” ovvero “neutro” ovvero “acritico” della “valutazione di impatto”, si associa la decisione assunta dalla Direzione Generale Cinema e Audiovisivo di non dare alcuna pubblicità allo studio, di non promuovere mai un pubblico dibattito.
Conseguenza di queste due convergenti dinamiche?!
La quasi totalità degli operatori del settore cinema e audiovisivo nemmeno conoscono l’esistenza della “valutazione di impatto” della Legge Franceschini
Conseguenza?! Che la Relazione al Parlamento sullo stato del cinema e dell’audiovisivo in Italia non è mai stata discussa, né presentata agli operatori, la quasi totalità dei quali non ne conosce nemmeno l’esistenza.
Un vero paradosso, in termini di trasparenza, e di vocazione all’efficienza ed efficacia degli interventi della “mano pubblica”.
Anche nel caso dell’edizione “2022”, pubblicata ieri giovedì 6 giugno 2024, nemmeno un comunicato da parte dell’Ufficio Stampa del Ministero della Cultura.
E – incredibilmente – la Relazione non è ancora stata, ad oggi (venerdì 7 giugno), pubblicata né sul sito generale del Mic, né su quello specifico della Dgca.
IsICult e “Key4biz” hanno segnalato tante volte quanto fosse (sarebbe) necessario dotare la “valutazione di impatto” di un approccio critico, perché altrimenti essa emerge come una fotografia sfuocata, imprecisa, approssimativa… Sostanzialmente inutile.
Aver determinato il low-profile della “valutazione di impatto” ha avuto come conseguenza che si è riprodotta nel corso degli anni, dal 2017, e fino a poco più di un anno fa, la grancassa istituzional-imprenditoriale sulla (presunta) grandiosità del sistema cinematografico e italiano: senza nemmeno leggere la Relazione annuale al Parlamento e senza promuovere una discussione libera, aperta, plurale, dialettica… Anno dopo si è riprodotto il coro di entusiasmo.
Riportiamo quel che scrivevamo su “Key4biz” il 15 aprile 2024: decine di volte, anche su queste colonne della rubrica IsICult (Istituto italiano per l’Industria Culturale) “ilprincipenudo” per “Key4biz”, abbiamo denunciato che non è possibile mettere in atto una sana “politica culturale”, senza disporre di dati accurati e completi e di analisi approfondite ed indipendenti: basti notare che, ad oggi, non esiste nemmeno un documento pubblico a cura del Ministero che consenta di disporre dell’elenco di tutti i film ed i prodotti audiovisivi realizzati in Italia ogni anno, sostenuti o meno dalla mano pubblica (abbiamo ironizzato sul titolo enfatico ma non rispondente a verità del dossier prodotto ogni anno dalla Direzione Cinema e Audiovisivo, ovvero “Tutti i numeri del cinema italiano”, la cui ultima edizione è stata pubblicata il 21 aprile 2023 sul sito web della Dgca, relativamente all’anno 2021 – duemilaventuno – ed anche l’evidente ritardo non può non essere oggetto di critica…).
Tutto ciò premesso… per contrastare questo andamento “low profile” assunto nel corso degli anni dalla Dgca del Mic, IsICult e Key4biz hanno deciso di rilanciare comunicazionalmente la “valutazione di impatto” per l’anno 2022, che è quindi acquisibile nel link web in calce al presente articolo.
Evitiamo commenti su come la relazione sia stata impaginata dagli uffici del Senato, ovvero sul “layout” grafico adottato da Cattolica e Pts: le pagine sono impostate in orizzontale (come se fossero slide) e la relazione viene pubblicata invece nel format tradizionale in verticale dei documenti del Senato. Un dettaglio, ma sintomatico quasi quasi della volontà di non stimolare il potenziale lettore…
Lasciamo ai lettori più curiosi ed agli operatori più interessati la “valutazione” sulla… “valutazione”: ci si perdoni il gioco di parole. Ovvero la valutazione se la relazione, così come è stata impostata negli ultimi cinque anni, sia (stata) realmente utile a consentire al decisore politico così come alla stessa amministrazione ed alla comunità professionale di comprendere realmente l’efficacia o meno dell’intervento dello Stato…
Nei prossimi giorni, andremo a proporre una… “lettura critica” della… “relazione acritica” (ci si passi, anche in questo caso, il gioco di parole), come pure abbiamo fatto nel corso degli anni.
Dallo Stato italiano 30 milioni di euro per la produzione del film “The Equalizer 3”: ha fatto la cosa giusta?!
Qui ci limitiamo a segnalare un dato che certamente non emerge dalla Relazione al Parlamento, cui dedicheremo presto un dossier specifico…
Quanti sanno (Ministro incluso?) che il film “The Equalizer 3 – Senza tregua”, per la regia di Antoine Fuqua, realizzato dalla Garbo Produzioni (fondata da Maite Bulgari) insieme alla californiana Juniper Productions Inc. Tf, ha avuto (rectius: ha dichiarato al Ministero) un costo di produzione di ben 76,1 milioni di euro, ed ha beneficiato di “Tax Credit Produzione” per l’impressionante cifra di 30 milioni di euro (corrispondente al 40 % del totale del budget)?
Si tratta specificamente della fattispecie “Tax Credit Produzione Esecutiva di Opere Straniere”.
Questi dati sono ufficiali, in quanto attinti dal “Database Opere” messo a disposizione dalla stessa Dgca. Il parallelo “Database Aiuti Opere” consente un dettaglio ulteriore, perché evidenzia che 18,8 milioni di euro sono stati assegnati alla Garbo Produzioni, mentre 11,2 milioni sono stati assegnati a Tf (per un totale che riporta appunto ai succitati 30 milioni di euro)… Il film, distribuito da Eagle Pictures, girato tra la Costiera Amalfitana e Cinecittà, ha incassato in sala 1,9 milioni di euro, registrando 266mila spettatori (fonte Cinetel).
Non entriamo qui nel merito dell’accoglienza del film da parte dei critici cinematografici… e nemmeno nel merito dell’immagine (assai stereotipata, camorra inclusa) che fornisce del nostro Paese e veicola in tutto il mondo. Anche questo sarebbe un discorso di (seria) “politica culturale” che meriterebbe essere affrontato… Si continui ancora ad alimentare la retorica sul grande “indotto” economico della produzione cinematografica e audiovisivo (giocando anche con “numeratori” più o meno fantasiosi), ma forse sarebbe anche necessario un discorso sul “sovranismo culturale” del nostro Paese (tema emerso nei primi mesi del Governo guidato da Giorgia Meloni, ma purtroppo poi scomparso dai radar)…
Naturale sorge la domanda: se nel 2023 il Fondo Cinema e Audiovisivo ha avuto una dotazione di 746 milioni di euro (ridotta a 696 milioni per l’anno 2024), ed il “tax credit” ha assorbito ben 541 milioni, è naturale che 1 titolo soltanto (peraltro straniero) abbia beneficiato del 6 % del totale degli incentivi fiscali nazionali, che pure – secondo logica – dovrebbero andare evidentemente a vantaggio anzitutto del cinema “made in Italy”, ma – sia consentito –… cinema cinema italiano?!
Siamo tutti convinti che sia saggio e sano che lo Stato italico regali 30 milioni di euro del danaro dei contribuenti a titoli come “The Equalizer 3”?! Quante opere prime, quante opere di ricerca e sperimentazione, quante iniziative di promozione… potrebbero essere realizzate con 30 milioni di euro???
Temiamo che la “valutazione di impatto” della Legge Franceschini per l’anno 2023, quando vedrà la luce (entro il 30 settembre 2024, magari, come previsto per legge?!), non aiuterà molto a dare una risposta al quesito, se lo studio ripercorrerà le orme delle relazioni degli anni precedenti… Ci auguriamo di essere smentiti, ma le premesse non sono delle migliori.
Cui prodest, questo andazzo, che purtroppo finora non è stato in alcun modo modificato dal Ministro Gennaro Sangiuliano?!
Clicca qui, per la “Relazione concernente lo stato di attuazione degli interventi di cui alla legge recante disciplina del cinema e dell’audiovisivo (anno 2022)”, Doc. CLXXI n. 2 XIX Legislatura) come previsto ex articolo 14, comma 6, della legge 14 novembre 2016, n. 220, trasmessa dal Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano al Presidente del Senato Ignazio La Russa il 9 aprile 2024, pubblicato sul sito web di Palazzo Madama il 6 giugno 2024 (in altri termini, si tratta della “valutazione di impatto” della Legge Franceschini per l’anno 2022).
[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]
(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.