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L’eCommerce sposa (ancora) l’editoria: Alibaba punta al South China Morning Post

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Il giornale sta avendo difficoltà ad adattarsi al cambiamento digitale. L’arrivo di Jack Ma e dei suoi capitali sarebbe dunque una manna, anche se non mancano le perplessità: indipendenza a rischio?

Una nuova acquisizione figlia dei tempi digitali, con un altro gigante dell’ecommerce pronto ad aprire il portafogli per comprare un quotidiano: si tratta, stavolta, di Jack Ma, patron del colosso cinese delle vendite online Alibaba, che punta a entrare nel capitale del South China Morning Post.

Prima di lui, un altro magnate dell’eCommerce, il numero uno di Amazon, Jeff Bezos, aveva fatto il suo ingresso nell’editoria, acquistando per 250 milioni di dollari il Washington Post, che nel frattempo ha superato il New York Times per numero di lettori online, raggiungendo quota 66,9 milioni di utenti unici complessivi, tra desktop e mobile, contro i 65,8 del rivale, grazie, dice Bezos, “al giornalismo di qualità”.

Jack Ma segue dunque le orme del suo collega americano e ha avviato le trattative per acquistare una quota del quotidiano anglofono di Hong Kong, dopo aver già sborsato circa 200 milioni di dollari per il  30% del gruppo media China Business News a giugno.

La quota di maggioranza del giornale fa capo al miliardario malese Robert Kuok, che è subentrato nel 1993 al magnate Rupert Murdoch. Ha una tiratura di 104 mila copie per l’edizione quotidiana e di 84 mila per quella domenicale. Il giornale, come molti altri, sta avendo difficoltà ad adattarsi al cambiamento innescato dal digitale. L’arrivo di Ma e dei suoi capitali sarebbe dunque una manna, anche se non mancano le perplessità: che fine farà l’indipendenza del giornale dopo l’arrivo di un imprenditore le cui fortune sono legate a doppio filo col governo di Pechino?

A differenza del resto della Cina, nota il New York Times, Hong Kong garantisce la libertà di stampa, un diritto sancito dalle leggi dell’ex colonia britannica dal suo ritorno alla Cina nel 1997.

Il giornale, di fatto, ha scritto ampiamente di argomenti off-limits per i giornali cinesi, fornendo ad esempio un’ampia copertura delle proteste del cosiddetto Movimento degli ombrelli, che aveva attirato le ire del governo centrale, e del 25esimo anniversario della repressione di piazza Tiananmen a Pechino.

“Ma – spiega l’ex reporter del quotidiano Andrew Collierha bisogno del sostegno di Pechino per continuare a dominare su Internet, e quindi deve stare  attento a quello che fa nel mondo dell’editoria”.

Le attività di Alibaba, fondata nel 1999 da Jack Ma, un insegnante d’inglese nella città orientale di Hangzhou, spaziano dallo shopping online, alle vendite B2B, dai pagamenti online, alla messaggistica istantanea, i servizi cloud, i trasporti, il commercio all’ingrosso e il microblogging. Un colosso, insomma, che impiega 21 mila persone e ha una valutazione stimata tra i 55 e 120 miliardi di dollari. Nel 2014, Ma ha acquistato anche una squadra di calcio.

Soltanto con le vendite al dettaglio sulla piattaforma TaoBao, il gruppo ha processato 11,3 miliardi di ordini da 231 milioni di utenti e per una spesa complessiva di 248 miliardi, superiore al volume di transazioni di eBay e Amazon messe insieme. Per rendere l’idea della potenza di Alibaba, basti pensare che circa l’80% degli acquisti online effettuati in Cina passa dal sito.

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