Telefonica ha confermato la scorsa settimana che ha presentato alle sue filiali un piano di esuberi in Spagna. La telco che incontra oggi i sindacati potrebbe fornire maggiori dettagli su questo adeguamento, che riguarderà tra 2.500 e 3mila dipendenti di Telefónica de España, Móviles e Soluciones, dei quasi 16mila che hanno attualmente, e ai quali si potrebbero aggiungere partenze in altre divisioni e nella società.
Lo scrive El Pais, che ricorda come dal 2015 nel quadro di un piano di sospensione dei contratti sono state portate a termine più di 11mila uscite da Telefonica Espana.
L’operatore spagnolo, con questo nuovo piano, si adegua ad un trend di tagli che nella industry dele Tlc tocca tutta Europa e che sta accelerando nel 2023.
Telco Ue, nel complesso 80mila tagli
Nel complesso, le telco Ue hanno annunciato 80mila licenziamenti a causa della crescente pressione competitiva in diversi mercati e dell’impatto sui ricavi. Nel contempo, la industry sta incontrando un periodo di trasformazioni, con l’accelerazione di un processo di automazione in settori come il customer care, il roll out delle reti in fibra, che richiede meno personale rispetto alle tradizionali infrastrutture in rame.
BT, 55mila persone toccate
Il maggior ridimensionamento nel settore riguarda BT, che toccherà 55mila persone, pari al 42% dei lavoratori, compresi fornitori, entro il 2030.
Si tratta del più grande taglio effettuato dall’operatore britannico dalla sua privatizzazione negli anni ’80. Con questo programma, il numero totale dei lavoratori del gruppo scenderà da 130mila a un range compreso tra 75mila e 90mila entro la fine del decennio. Il CEO di BT Philip Jansen, che sarà sostituito a gennaio da Allison Kirkby, ha detto che l’azienda deve digitalizzare il modo in cui lavora e semplificare la propria struttura. Ha affermato che BT aveva bisogno di una forza lavoro più piccola, con una base di costi significativamente ridotta.
5G e fibra, BT: serviranno 10mila ingegneri in meno che con il rame
Nell’ambito dell’adeguamento, BT ha affermato che, una volta completate le implementazioni della fibra e del 5G, sarebbero necessari 10mila ingegneri in meno per gestire le reti di nuova generazione, che sono più efficienti e richiedono meno costi di manutenzione rispetto al rame. La società ha inoltre osservato che l’implementazione delle tecnologie di automazione e intelligenza artificiale sostituirà altre 10mila persone.
Vodafone, 11mila tagli nei prossimi tre anni
In parallelo con BT, anche Vodafone ha annunciato la scorsa primavera l’uscita di 11mila persone nei prossimi tre anni, pari a circa l’11% del totale globale dopo il taglio delle stime. Pesa anche qui l’impatto dell’automazione e della digitalizzazione delle operations. Il mercato più impattato dai tagli di Vodafone sarà la Germania, a seguire Germania, Italia, Ungheria e Regno Unito.
Ora si apre un periodo di incertezza su Vodafone Spagna, che verrà acquisita dal gruppo Zegona per 5 miliardi di euro. La filiale spagnola conta più di 4mila dipendenti. Secondo fonti del settore, una delle opzioni di Zegona per ridurre i costi è quella di tagliare il personale, cosa che potrebbe concretizzarsi anche attraverso la vendita di asset.
Tra i gruppi britannici, Virgin Media O2, filiale di Telefónica e Liberty Global, ha annunciato nell’estate l’intenzione di ridurre il personale di 2mila persone, circa il 12% del totale, entro la fine dell’anno. Secondo l’azienda, queste misure miravano ad eliminare gli esuberi e a semplificare la struttura rispetto al nuovo modello operativo.
Telia, 1500 tagli
All’inizio dell’anno la svedese Telia ha annunciato la riduzione della sua forza lavoro di circa 1500 dipendenti, pari all’8% del totale, dopo aver mancato i suoi obiettivi finanziari a novembre. Maggiormente colpiti i mercati in Svezia, Finlandia e Danimarca.
Allo stesso tempo, Tim ha confermato di essere in trattative con i sindacati per tagliare 2mila posti di lavoro in Italia, dove impiega circa 40mila persone, attraverso accordi per partenze volontarie e prepensionamenti. L’azienda esclude ora ulteriori tagli di posti di lavoro legati alla vendita della rete fissa a KKR.
Deutsche Telekom resta per il momento immune ai tagli in Europa. La sua filiale americana, T-Mobile, ha annunciato alla fine di agosto il licenziamento di 5mila dipendenti, circa il 7% del totale, nell’ambito di un piano volto a ridurre le duplicazioni e migliorare l’efficienza.
Moody’s
Il settore delle telecomunicazioni in Europa si trova ad affrontare un momento difficile a causa della forte concorrenza sui vari mercati. Moody’s, ad esempio, prevede un aumento dell’1,5% dei ricavi per gli operatori europei, comprese le loro attività sui mercati internazionali, nel 2024.
Questa crescita in Europa, basata principalmente sugli aumenti tariffari, è inferiore al 2,5% nel Nord America o al 3% nei paesi del Sud-Est asiatico. Moody’s ritiene che il consolidamento porterebbe un grande cambiamento nel settore, anche se nutre dubbi sulla posizione delle autorità garanti della concorrenza e osserva che gli investimenti nelle reti rimarranno elevati.
Impatto dei tagli sui produttori
Nokia. Gli adeguamenti dell’organico si sono estesi ai principali produttori di apparecchiature per reti di telecomunicazioni, penalizzati dalla stagnazione o dal congelamento degli investimenti in infrastrutture. L’ultima è stata la finlandese Nokia che, a metà ottobre, ha annunciato la decisione di tagliare 14mila posti di lavoro, circa il 16% del totale. La decisione è arrivata dopo aver registrato un calo dei ricavi del 20% nel terzo trimestre, a seguito del rallentamento degli investimenti nelle reti cellulari 5G da parte degli operatori, soprattutto nel mercato nordamericano. Nokia punta a risparmiare tra 800 milioni e 1,2 miliardi di euro entro la fine del 2026.
Ericsson. All’inizio di febbraio, Ericsson aveva annunciato il licenziamento di 8.500 dipendenti in tutto il mondo, nell’ambito dei suoi piani di riduzione dei costi, dopo aver presentato risultati deludenti.
Altri gruppi. Cisco Systems ha annunciato alla fine del 2022 un programma per ridurre la propria forza lavoro mondiale di oltre 4.000 persone, circa il 5% della sua forza lavoro globale. Nel corso del 2023, il gruppo statunitense ha effettuato aggiustamenti in diversi mercati come gli Stati Uniti, dove lo scorso settembre ha registrato altre 350 partenze.