Le principali società europee di telecomunicazioni sembrano essere finalmente riuscite a invertire una tendenza che durava ormai da almeno 5 anni, finanziariamente parlando. Nell’ultimo lustro, gli operatori hanno subito attacchi su più fronti: dal punto di vista regolamentare – coi tagli alle tariffe di terminazione e di roaming – e da quello della concorrenza, con i servizi forniti gratuitamente dagli OTT che hanno prosciugato i ricavi.
Seppur lentamente, le telco hanno cominciato a reagire, avviando la trasformazione da operatori pure-play in fornitori integrati di servizi.
Una trasformazione che non necessariamente sta portando già a una crescita ma che almeno sta “fermando il declino” ha dichiarato l’analista di Credit Suisse Giuseppe Monarchi durante un congresso a Londra.
Una tesi che sembra confermata dagli ultimi dati finanziari presentati dai grandi operatori europei. Telecom Italia ha migliorato le previsioni per l’intero anno sulla scia delle performance sul mercato domestico. Telefonica ha registrato una crescita dei ricavi e degli utili nei primi sei mesi del 2016; Orange ha confermato le stime per l’intero anno, nonostante abbia registrato una crescita piatta sia del fatturato che degli utili nel secondo trimestre; nel primo trimestre fiscale, i ricavi da servizi Vodafone sono aumentati del 2,2% rispetto allo scorso anno; Deutsche Telekom ha registrato un aumento dell’8,6% del margine operativo lordo rettificato, anche se grazie soprattutto alla performance di T-Mobile USA.
“Il settore delle telecomunicazioni si sta rivelando abbastanza resistente”, ha sottolineato Benoit Tangu di Societe Generale.
“Vi è un chiaro miglioramento dei dati finanziari” e il settore, ha continuato, “può finanziare investimenti e acquisizioni”.
Su quest’ultimo versante non è che resti molto da fare, ha detto ancora Monarchi. Nei paesi in cui c’è stata possibilità, il consolidamento mobile-to-mobile è già avvenuto e parallelamente è cominciata la prima ondata di consolidamento fisso-mobile, guidato da Vodafone, Liberty Global e Altice, tra gli altri.
“Gli ostacoli di carattere normativo che impediscono le fusioni e acquisizioni sono sempre più elevati”, ha spiegato ancora l’analista. Il Commissario antitrust Margrethe Vestager ha dato prova di forte intransigenza, bocciando il merger tra 3 Uk e O2 nel Regno Unito e spingendo Telenor e TeliaSonera ad abbandonare il loro progetto di fusione in Danimarca attraverso l’imposizione di paletti talmente rigidi da inficiare i vantaggi dell’operazione.
Quanto al consolidamento tra operatori di paesi diversi, gli investitori restano abbastanza scettici: “non vi è certezza che le sinergie siano abbastanza forti da giustificare simili operazioni”, ha concluso Monarchi.