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Le navi del futuro? Guidate dall’intelligenza artificiale. Il Festival della Robotica fa tappa a Livorno

Sono tante le paure, legittime, che girano intorno al macrotema dell’intelligenza artificiale. Ruberà posti di lavoro, ci renderà meno liberi, imporrà tempi e metodi nella società del domani, fortemente incentrata sull’adozione dell’IA in tanti flussi e processi. Timori che, almeno ad oggi, non trovano corrispondenza nei fatti. Ci sono sicuramente delle problematiche scaturite dalla disponibilità, alla massa, di strumenti di IA ma, come per ogni innovazione tecnologica, i risvolti positivi sono spesso superiori. Andiamo nel concreto: quanto bene, o male, ha fatto sinora l’IA? ChatGpt, Copilot, Gemini e tutte le verticalizzazioni proposte da sviluppatoru e system integrator nei loro prodotti hanno un fine: ridurre il rischio di errore, velocizzando le operazioni. Fin qui siamo nella parte dei “servizi”, andiamo nell’operatività.

L’IA pervade, da decenni (non mesi o pochi anni), l’innovazione della logistica. Un esempio sono gli esoscheletri, come quelli prodotti da Comau, che già “potenziano” il lavoro di operai in cantieri e magazzini, dalla grande distribuzione organizzata ai porti. Mate-Xb e il Mate-Xt, gli esoscheletri rispettivamente per la parte lombare e gli arti superiori, pensati per supportare i lavoratori durante la flessione, il sollevamento e le attività sopraelevate, sono stati tra i protagonisti della tappa livornese del Festival della Robotica 2024, che Key4Biz ha seguito dalla Fortezza Vecchia della città portuale.

In sintonIA con il futuro

La scelta di Livorno non è stata casuale. Qui, l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale sperimenta da tempo nuove tecnologie destinate alla gestione della flotta in mare. Pensiamo a MONI.C.A., una piattaforma di monitoraggio per l’elaborazione di dati che vanno dall’ambiente al traffico illegale. Ma anche MASS, Maritime Autonomous Surface Ship, un progetto che permetterà, già dalla fine dell’anno, di guidare le navi in maniera autonoma, tramite la connessione 5G. “Abbiamo testato il 5G quando la tecnologia era ancora agli albori – le parole di Matteo Paroli, Segretario Generale dell’Autorità – ed è grazie ai successi raggiunti in questo campo se oggi lo scalo portuale è riuscito a diventare il primo banco di prova per testare i progressi nell’ambito della navigazione autonoma”.

Non può essere solo tecnica. L’analisi degli andamenti socio-economici aiutano anche a inquadrare il trend dell’IA dentro uno scenario più ampio, in cui ci sono dettagli non detti ma riconosciuti. “Dietro agli algoritmi che oggi permettono ad un sistema di rispondere in maniera veloce ad una domanda o generare una foto ci sono centinaia di lavoratori nascosti”. Lo dice Daniela Tafani, ricercatrice di Filosofia politica presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa. “La sostituzione dell’AI con il lavoratore odierno è una narrazione diffusa, però forse c’è un problema centrale di cui pochi parlano: il lavoro nascosto, di quelle persone che muovono sistemi che non funzionano da soli. L’intelligenza artificiale potrà anche apprendere da sola nuove argomentazioni ma senza qualcuno che inserisca dentro i dati o che ne monitori i malfunzionamenti, non c’è tecnologia che si evolva in autonomia”.

Robot per la formazione

Il rischio è di perdersi dentro generalizzazioni troppo ampie e variegate. Del resto, qualsiasi prodotto oggi acquistiamo ha, di per sé, un’impronta con qualche criticità, sia dal punto di vista della supply chain che dell’impatto sul consumatore. C’è dunque un ulteriore rischio, che è quello di tenere a debita distanza l’IA per preconcetto, senza individuarne al suo interno dei reali benefici, non assoluti ma peculiari e contestualizzati. “Noi li vediamo nella formazione – ci dice Nicola Castellano, che è Professore Associato di Economia Aziendale presso il Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa e Presidente del Consiglio aggregato dei Corsi di Laurea del Polo Universitario dei Sistemi Logistici di Livorno. “È possibile utilizzare l’IA, e nello specifico i robot, per adottare un metodo nuovo di insegnamento, non solo a livello accademico ma anche per il re-skill degli impiegati, che si tratti di dipendenti pubblici o di operatori portuali”.

Gli esoscheletri di Comau

Programmare l’AI? Un gioco da ragazzi

Sembra complesso, eppure la formazione tramite AI segue schemi consolidati, gli stessi delle reti di connessione logistica che si spiegano ai bimbi delle elementari. “In Italia sviluppiamo da oltre 40 anni progetti di intelligenza artificiale. Lo facciamo coinvolgendo anche i bambini, dimostrando che alla base di un software che risponde ad una semplice domanda non ci sono altro che dati. Il progresso ha permesso a tali informazioni di individuare, in maniera più veloce e precisa, correlazioni tra argomenti. Non è magia ma tecnica” sottolinea Renato Grimaldi, Professore Onorario dell’Università di Torino, Laboratorio di simulazione del comportamento e robotica educativa “Luciano Gallino“.

Da un lato la formazione, dall’altro un mondo imprenditoriale che dovrà comunque fare i conti con l’avvento di nuove soluzioni di automazione, tali da far interrogare i manager sulla necessità di pagare qualcuno per fare qualcosa che possono fare le macchine. “In tale ottica, le associazioni sul territorio diventano faro necessario” spiega Francesca Marcucci, Presidente di Confcommercio Livorno. “Oggi vediamo una reale distonia: da una parte si parla di digitalizzazione delle imprese ma dall’altra c’è un gap di persone oltre che di competenze. Man mano che l’IA si farà strada nella nostra società non verrà meno l’affidamento di alcune attività all’uomo. Bisogna accompagnare i ragazzi a “imparare” un mestiere, con la convinzione che se rivoluzione sarà, questa verrà scandita da tappe intermedie non da un cambio di passo tout-court. Rimanere fermi aspettando che qualcosa cambi non è auspicabile né edificante”.

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