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Le più numerose sono le Ong (3.495), le più generose le aziende chimiche
Sono sempre di più, e il loro numero non ha smesso di crescere neanche durante la pandemia. Sono le aziende, le organizzazioni, le società di consulenza, i think tank che sono ufficialmente registrati come lobby presso le istituzioni dell’Europa. Oggi sono al centro dell’attenzione anche per lo scandalo delle tangenti versate da Qatar e Marocco a parlamentari e, appunto, lobbisti europei. Che accadesse era forse inevitabile visto l’incremento del loro ruolo nella politica, non solo nella Ue.
Ma cosa intendiamo per lobby? Qual è il significato di lobby?
Da un punto di vista etimologico, nonostante sia inglese, deriva dal latino medievale, ovvero da lobium, cioè chiostro, portico, galleria, vestibolo. Nel XVI secolo in Inghilterra cominciò a indicare quei corridoi a fianco dell’aula del Parlamento o di altre assemblee legislative locali in cui i vari portatori di interessi si vedevano tra loro o incontravano i deputati.
Da nove nasce la parola “lobby”
È stato soprattutto nel XIX secolo, tuttavia, che sia la parola che le attività a esse collegate hanno preso piede, soprattutto negli Stati Uniti. Da allora, infatti, si pensa soprattutto agli Usa quando si parla di lobby. Tuttavia anche nel Vecchio Continente, e in particolare presso le sue massime istituzioni, a Bruxelles, è da queste che dipende molta dell’attività legislativa.
Il significato dell’attività delle lobby in Europa
La loro funzione, infatti, è quella di spingere il Parlamento e la Commissione Europea ad approvare leggi che favoriscano gli interessi che rappresentano, e una parte importante dei regolamenti, delle direttive, delle decisioni prese in quelle sedi risentono molto della pressione ricevuta dalle lobby. Ciò vuol dire che queste agiscono contro le esigenze e i diritti dei cittadini comuni? Non necessariamente. Come in molti altri ambiti gli strumenti, in questo caso le lobby, assumono un significato positivo o negativo in base all’uso che viene fatto.
Che cosa fa un lobbista
I loro detrattori sottolineano il fatto che tramite forme sottili di “do ut des” le lobby più importanti possano influenzare le scelte dei funzionari e soprattutto dei politici. Questi ultimi hanno interesse a non scontentare potenti aziende e centri di potere, che potrebbero ostacolare la loro rielezione, magari negando finanziamenti. I favorevoli al ruolo delle lobby, invece, evidenziano l’utilità che l’ufficializzazione della loro presenza può avere. Visto che da sempre tra politica ed economia vi sono contatti e accordi, più o meno leciti, rendere possibile in modo trasparente l’attività delle associazioni e organizzazioni portatrici di interesse riduce la probabilità di corruzione, pur non annullandola come si vede dai recenti scandali.
Quante sono le lobby in Europa
La Commissione Europea, infatti, ha attivato un registro per la trasparenza, che traccia tutte le lobby in Europa che si sono iscritte dal 2011 a oggi. Nel 2021 è stato aggiornato e le regole di registrazione sono ulteriormente cambiate. È così possibile verificare quante siano e a quale categoria appartengano quelle che agiscono nella Capitale europea.
A oggi ne risultano ben 12.443, circa l’8,3% in più di 5 anni fa. La maggioranza relativa, 3.495, è costituita, come si vede dalla nostra infografica, da Organizzazioni, piattaforme e reti non governative, quindi di fatto Ong e associazioni no profit. Solitamente tra queste non troviamo le lobby più grandi, certamente non quelle che investono più denaro nella propria attività.
Anche le Ong sono una lobby in Europa
Le più significative e importanti, infatti, sono quelle che appartengono alla categoria delle imprese, 3.034 in tutto, che svolgono direttamente attività lobbistica presso le istituzioni europee, senza mediazione. Tra queste soprattutto colossi come Google, Facebook, Microsoft, che del resto negli ultimi anni hanno avuto molte vertenze in atto con la Commissione.
Vi son poi le associazioni commerciali e di categoria. Sono quelle organizzazioni che rappresentano imprese di ogni tipo, dalle aziende di pesca alle industrie chimiche. Per ora sono 2.629 le lobby di questo tipo che si sono registrate.
Più limitati i numeri delle lobby di altro tipo: 970 sono quelle costituite dai sindacati o dalle associazioni professionali, 560 sono i think tank e gli istituti di ricerca, 548 sono le società di consulenza specializzate.
lobby Europa
A spendere di più sono le industrie chimiche
Sono molte le piattaforme che sulla base dei dati obbligatori forniti dalle lobby stesse si occupano di tracciarle, per fornire al cittadino il numero maggiore di informazioni sulla loro attività. Tra queste Lobbyfacts.eu, che mostra quali sono quelle che spendono di più, che hanno più incontri con funzionari della Commissione Europea, che hanno più lobbisti accreditati.
Al primo posto per quanto riguarda le risorse economiche messe in campo vi è il Cefic, ovvero l’European Chemical Industry Council, in italiano Consiglio Europeo delle Industrie Chimiche, che dal 1972 rappresenta le aziende europee di questo comparto. Secondo gli ultimi dati ha speso 9 milioni di euro in un anno per sponsorizzare gli interessi della chimica nei palazzi del potere di Bruxelles.
Al secondo posto, con 7 milioni e 615 mila euro, vi è Fleishmann-Hillard, un’azienda di consulenza nell’ambito della comunicazione e delle relazioni pubbliche. In sostanza lavora per associazioni, imprese, organismi di vario tipo che vogliono farsi sentire nelle sedi comunitarie.
Precede un diretto concorrente, FTI Consulting Belgium, che ha speso 6 milioni e 805 mila euro. Le quattro posizioni successive, però sono tutte occupate da grandissime multinazionali, ovvero Bayern, Apple, Google e Meta. Ognuna di loro ha investito nell’attività di lobby presso le istituzioni europee tra 6 e 6,5 milioni di euro.
Quando un lobbista incontra un politico
La parte centrale del lavoro dei lobbisti consiste nell’incontro con chi prende le decisioni all’interno delle istituzioni europee. Le regole prevedono che debba essere pubblico, se non il contenuto del meeting, almeno l’identità di chi ne ha preso parte, se questi coinvolgono funzionari di alto livello.
Questa regola ha un chiaro significato: le lobby e la Commissione Europea devono rendere conto ai cittadini del fatto che vi sono dei rapporti tra loro, e nello specifico quanto sono frequenti e chi sono coloro che parlano con quella o questa organizzazione. Si tratta di parte della cosiddetta accountability, ovvero della responsabilità, da parte di chi ha un ruolo pubblico, di rendicontare come usa le risorse pubbliche e soprattutto come nascono le scelte fatte.
Al 2022 la lobby che ha avuto più meeting, ben 352, è stata Businesseurope, che ha tra i propri membri Confindustria e le associazioni di imprese simili degli altri Paesi membri. Gli incontri hanno coinvolto i massimi livelli della Commissione Europea, tra cui il potente Valdis Dombrovski, uno dei numeri due di Ursula Von der Leyen.
La lobby della transizione climatica
Dopo Businesseurope è stata Google a ottenere più faccia a faccia, 292. Il colosso americano ha visto più volte Didier Reynders, belga, commissario alla giustizia.
Questi dati rendono bene evidente come siano questi i maggiori campi di battaglia politica attualmente in Europa. Sono la transizione ecologica, che coinvolge ovviamente le industrie oltre alle associazioni ambientaliste, e la gestione dei dati nel mondo digitale, nonché la tassazione delle multinazionali che se ne occupano. Questo è il significato della presenza più attiva delle lobby proprio in questi ambiti. Una presenza che quindi sembra destinata a crescere nei prossimi anni, assieme alle polemiche e agli scandali connessi
I dati si riferiscono al 2022
Fonte: Commissione Europea e Lobbyfacts