Alla fine Milena Gabanelli si è dimessa, ritenendo non ci fossero più le condizioni per rimanere in Rai, dove le era stato promessa “una 500 senza le gomme e per di più guidata da un altro”, come ha dichiarato alla stampa. All’Huffington Post ha confidato pure la sua chiave di lettura, e il sottotesto sembra essere: “Ti vogliamo bene, abbiamo grande stima, ma in campagna elettorale devi stare defilata”.
Key4biz. Lei la conosceva bene, dato che quando è stato A.D. di Rainet ha fornito il supporto internet a Report, ma sappiamo che eravate anche piuttosto amici. Come è nata questa amicizia?
Alberto Contri. Ero appena stato nominato consigliere della Rai, e avevo cominciato a fare conoscenza con le figure di maggior spicco dell’azienda di Servizio Pubblico. Così la convocai nella mia stanza (era quella che fu di Bernabei) e lei arrivò molto aggressiva, quasi spavalda, con una minigonna scarlatta e molto sulla difensiva, visto che i giornali mi avevano dato in quota Forza Italia. Che fossi un moderato era vero, ma era altrettanto vero che non ero organico ad alcun partito. (Lo dimostra il telegramma che mi aveva inviato per l’occasione Fedele Confalonieri: “Caro Alberto, leggo dai giornali che saresti di Forza Italia. Non lo sapevo. E forse neanche tu. Buon lavoro!”). Glielo mostrai. E poi la spiazzai con una battuta: “Ero molto curioso di conoscere una delle poche giornaliste della Rai che non pronuncia la parola laboratorio con tre b…”. E quando aggiunsi che raramente mi ero perso una puntata di Report, considerandolo uno dei programmi di punta della Rai, si rilassò, e mi spiegò con piacere il suo metodo di lavoro.
Key4biz. Lei è stato consigliere dal ‘98 al 2002, e quando è stato nominato A.D. di Rainet nel 2003 ha stretto con Milena Gabanelli dei rapporti professionali molto forti.
Alberto Contri. Sì, perché curavamo il sito web di Report e condividevamo pure il suo geniale regista, Claudio del Signore, nel senso che lavorava anche per noi. Inoltre avevamo pure uffici assai vicini nella stessa palazzina di via Teulada. Sperimentò subito, indirettamente, le difficoltà dell’internet Rai. Lei voleva essere in Rete con gran rapidità, ma noi avevamo poco personale e soprattutto computer vecchiotti, e ci mettevamo almeno un giorno, così andavo a trovarla al montaggio per cercare di calmare le sue insistenze e spiegarle la situazione.
Key4biz. Quante persone lavoravano nella redazione di Rainet?
Alberto Contri. Sei giornalisti – pure ottimi e volenterosi – che avrebbero dovuto coprire l’informazione sul web 7 giorni su 7 h24! Una follia. Ma a parte questo, il problema per me era dato dall’atteggiamento verso il web della RAI (lo stesso di tutte le tv generaliste), che solo ora, e ancora a fatica, comincia a modificarsi: considerare i siti web come un’attività di promozione dei programmi tradizionali, invece che una modalità diversa per offrire gli stessi contenuti in forma nuova ad un pubblico diverso.
Key4biz. E come ne siete venuti fuori?
Alberto Contri. Convincendo i programmi a farsi fare i loro siti da Rainet che a differenza delle centinaia di società esterne di informatica cui si rivolgevano, era in grado di suggerire anche le modalità editoriali per diffondere i loro contenuti sulla Rete. Dapprima con sospetto, poi con sempre maggiore entusiasmo dopo aver visto le esperienze positive, vennero tutti. Quando lasciai, nel 2008, c’erano ben 450 siti gestiti centralmente da noi, e Rainet era diventato un Hub di eccellenza cui cominciava essere difficile rifiutare di upgradare i computer o il trasferimento di personale specializzato. Ma il contesto era terribile, a base di incomprensioni e soprattutto gelosie. Per chi sa come funzionano le cose in RAI, riuscire a far porre fine a tanti contratti esterni tra i programmi e i loro fornitori (il che causava pure una babele di sistemi operativi) senza una risoluzione del CdA, è stato un successo clamoroso. Feci anche un rapido giro tra le tv pubbliche d’Europa per confrontarmi sui modelli operativi, per scoprire che quello applicato in Italia era quello giusto. Ma che invidia, arrivando a White City alla sede della BBC, nello scoprire che gli uffici dedicati al web occupavano un intero palazzo, mentre i loro server dell’ultima generazione stavano in un bunker climatizzato e blindato, mentre i nostri stavano nella cantina di via Teulada. Raffreddati…da un Pinguino De Longhi, e protetti da una porticina di legno che si poteva aprire con una spallata. Lo dico perché questo serve a far capire la scarsa considerazione dei vertici aziendali per un’attività che rappresentava il futuro.
Key4biz. Poi cosa è successo?
Alberto Contri. Si è rinunciato alla nostra inutile redazione, spargendo i nostri giornalisti nei principali TG come inseminatori della cultura internet, e offrendoci comunque di sviluppare i loro siti. Come sta emergendo ora nella questione Gabanelli, sapevo benissimo che fare informazione sul web era ben diverso che farla dallo schermo della tv generalista, perché richiedeva e richiede grammatiche, sintassi e soprattutto tempi diversi. Non voglio entrare nel merito delle scelte degli attuali vertici, ma è evidente che l’impasse del piano dell’informazione RAI è legato al problema del territorio web che ogni TG considera proprio. Appena proponi di unificarlo – come è già avvenuto da anni nei Servizi Pubblici d’Europa, balza all’occhio che a un moderno Servizio Pubblico serve un solo sito di informazione…e un solo TG, perbacco.
E servono giornalisti che sappiano fare tutto: quando visitai la BBC nel 2005, scoprii che già allora ogni giornalista doveva curare nel suo turno due servizi per la tv, due per la radio e due per internet, con modalità e linguaggi diversi. A France Television Interactive addirittura avevano sviluppato un accrocco hardware/software che permetteva al giornalista (diventato anche montatore) di pescare direttamente dalla sua consolle immagini e audio da qualsiasi programma di France 2, 3, e 5, e montarli a suo piacimento inserendoli nel suo servizio. Sono passati 12 anni ma qui è ancora pura fantascienza.
Key4biz. Al di là del caso Gabanelli, come pensa se ne possa uscire?
Alberto Contri. Ho dimostrato che a Rainet avevamo sviluppato l’approccio giusto, con il conforto delle tv pubbliche d’Europa. Sapeste quanti documenti inutili ho scritto per i CdA, che purtroppo erano immersi in un antico contesto politico simile a quello in cui c’erano tre partiti potenti. Da qui i tre TG, sempre visti come territori da presidiare. E da qui il problema di una massa di giornalisti pur molto bravi, costretti a fare tutti le stesse cose, senza avere il tempo, e in certi casi anche la voglia, di diventare multidisciplinari.
Key4biz. Ma che fine ha fatto Rainet?
Alberto Contri. È drammaticamente semplice. Il mio posto, prima ignorato da tutti (perché non c’erano appalti, non giravano soldi, né giravano soubrette) improvvisamente divenne interessante…e così fui spedito senza tanti complimenti, per lasciarlo ad un manager esperto di tutt’altro. Con risultati del tutto ovvi. Ma quello che è peggio e che la società (che era una partecipata Rai e offriva pure vantaggi fiscali al Gruppo) fu addirittura chiusa, e il personale specializzato faticosamente raccolto in un Hub di eccellenza, disperso nel corpaccione dell’Azienda. Un errore da manuale. Chi vuole conoscere dettagli e anche nomi e cognomi dei responsabili di questo assassinio che ha riportato indietro di diversi anni l’orologio web della Rai, può leggere l’intervista sulle mie esperienze professionali a cura di Anna Maria Barbato Ricci in coda al mio saggio “Mc Luhan non abita più qui?”
Key4biz. Per concludere, problemi di informazione a parte, come giudica oggi il web della RAI?
Alberto Contri. Non dovrei rispondere per eleganza, ma lo faccio volentieri perché la risposta è positiva. Rai Digital è retta da Giampaolo Tagliavia, un manager davvero competente in materia. Appena nominato sono andato a trovarlo per segnalargli i collaboratori chiave che erano stati dispersi qua e là, e sono stato felice di sapere che li ha poi recuperati e chiamati presso di sé.
Key4biz. E che vantaggi ne ha tratto?
Alberto Contri. Beh, la grande soddisfazione morale di vedere continuare la giusta impostazione e soprattutto valorizzate le persone che insieme a me si erano tanto spese per svilupparla.