Le città svolgono un ruolo fondamentale come motore dell’economia, ma anche come luoghi di connettività ed interazione, creatività ed innovazione, come hub di servizi per le zone circostanti. I loro confini amministrativi non corrispondono più alla realtà fisica, sociale, economica, culturale o ambientale dello sviluppo urbano tradizionale, ma vanno oltre, innervando un territorio ben più grande e sempre più densamente abitato, infrastrutturato ed interconnesso.
Oggi, il 55% della popolazione mondiale vive in città, una percentuale che dovrebbe puntare dritta al 70% entro il 2050. Stando al Rapporto “World Urbanization Prospects 2018”, pubblicato dal Dipartimento Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite, entro il 2050 più di 2,5 miliardi di persone dovrebbero muoversi dalle aree rurali o extra-urbane verso le grandi metropoli del mondo, con quasi il 90% di questo aumento concentrato in Asia e in Africa.
Complessivamente, negli ultimi 70 anni, la popolazione urbana mondiale è cresciuta ad un ritmo impressionante, passando da 751 milioni nel 1950 a 4,2 miliardi nel 2018.
Questo mix di crescita demografica ed economica, di innovazione tecnologica e di accesso ai servizi di base, tra cui energia, acqua e luce (che non sono da considerare scontati in ogni parte del mondo), ha fatto delle città di tutto il mondo dei veri e propri motori globali dello sviluppo economico e sociale.
La nuova edizione del Global Power City Index (GPCI) ci da una panoramica delle aree urbane economicamente e finanziariamente più forti ed influenti a livello mondiale. Da 10 anni a questa parte, annualmente la Mori Memorial Foundation’s Institute for Urban Strategies stila la classifica delle 44 città più rilevanti al mondo sulla base di sei categorie di indicatori (in tutto settanta): economia, ricerca e sviluppo, interazione culturale, vivibilità, ambiente e livelli di accessibilità.
In base ai dati elaborati dal GPCI, per il settimo anno consecutivo è Londra in cima al ranking mondiale del 2018, seguita da New York, Tokyo, Parigi, Singapore, Amsterdam, Seoul, Berlino, Hong Kong e Sydney.
L’unica italiana è Milano e occupa la posizione 31.
Si vede subito la forte predominanza delle città europee, quattro su dieci, con la capitale britannica in testa. I risultati migliori sono stati ottenuti, dalle metropoli del vecchio continente, soprattutto nelle categorie cultura, vivibilità e ambiente, mentre a livello economico vanno meglio le megalopoli asiatiche e la stessa New York.
Interessante la presenza in classifica di due vere e proprie Città Stato come Singapore e Hong Kong, che dimostrano ottimi risultati in termini di vivacità economica e anche in termini di ambiente.
Il risultato, probabilmente, è da imputare al fatto che l’Europa non attraversa più una fase di costante crescita economica e molte città, in particolare quelle che non sono le capitali dell’Europa centrale o orientale e le vecchie città industriali dell’Europa occidentale, devono far fronte alla grave minaccia di stagnazione o declino economico.
Allo stato attuale, le nostre economie non sono in grado di garantire a tutti un lavoro. Ora che i rapporti tra crescita economica, occupazione e progresso sociale si sono allentati, una quota maggiore della popolazione è stata esclusa dal mercato del lavoro o costretta a ripiegare su posti nel settore dei servizi poco qualificati e mal retribuiti.
Più di due terzi della popolazione europea già oggi vive in aree urbane.