La consultazione Agcom sulle CDN (Content Delivery Network) è terminata oggi, ma ci vorrà qualche tempo in più per sapere cosa ne pensa il mercato. Le grandi Big Tech americane del Cloud e dello Streaming video, che rischiano di essere equiparate alle telco nostrane in termini di obblighi, hanno chiesto un po’ di tempo in più per studiare il da farsi ed evitare di finire sullo stesso piano degli operatori.

CDN è l’acronimo di Content Delivery Network, ovvero rete di distribuzione dei contenuti. Si tratta di un insieme di server interconnessi in diverse località geografiche.
I CDN velocizzano il caricamento dei siti web, migliorando l’esperienza dell’utente e il posizionamento nei motori di ricerca.
Come funziona
- Quando un utente richiede un contenuto, la CDN reindirizza la richiesta al server più vicino all’utente
- Se il contenuto è già memorizzato nella cache del server più vicino, viene inviato direttamente all’utente senza interrogare il server di hosting
Vantaggi
- Migliore user experience
- Miglioramento delle performance e del posizionamento nei motori di ricerca
- Riduzione dei costi di hosting
- Maggiore sicurezza
- Bloccatura delle minacce esterne (crawl abusivi, attacchi DDoS)
Esempi di CDN
Cloudflare e OVHcloud sono due esempi di CDN.
La consultazione Agcom
L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) ha avviato un mese fa una consultazione pubblica per valutare l’applicabilità del regime di autorizzazione generale previsto dal Codice delle comunicazioni elettroniche alle Content Delivery Network (CDN) presenti sul territorio nazionale. Questa iniziativa mira a regolamentare i soggetti che possiedono, gestiscono o controllano infrastrutture CDN in Italia, inclusi i Content and Application Provider (CAP) che utilizzano cache installate localmente e si interconnettono con le reti pubbliche degli Internet Service Provider.
L’approfondimento, recita la nota Agcom, trae origine dal posizionamento dell’Autorità adottato con l’atto di indirizzo per il corretto dimensionamento e la dislocazione geografica della rete di distribuzione delle partite di calcio di serie A per le stagioni 2021-2024 in live streaming, e dalle successive attività di vigilanza e di confronto con il mercato.
“In tale ottica, sulla scorta delle più recenti esperienze in materia (cfr. caso DAZN), l’Autorità ha avviato, nel mese di marzo scorso., uno specifico procedimento volto alla ricognizione delle condizioni di applicabilità del regime di autorizzazione generale previsto dal Codice delle comunicazioni elettroniche alle Content Delivery Network (Network (CDN) per la distribuzione dei contenuti in streaming via Internet”, ha sottolineato il presidente Agcom Giacomo Lasorella nel suo intervento alla Conferenza del CNIT Telecommunications of the Future.
Aziende potenzialmente coinvolte
Tra le aziende che potrebbero rientrare in questa regolamentazione vi sono:
- CDN provider globali: Akamai, Cloudflare, Amazon CloudFront, Microsoft Azure CDN, Google Cloud CDN, Fastly, Edgio.
- Content and Application Providers (CAP) con infrastrutture proprie in Italia: Netflix, Amazon Prime Video, YouTube/Google, DAZN, Disney+, Meta (Facebook, Instagram), TikTok.
Questi soggetti, se installano cache fisiche all’interno delle reti italiane, potrebbero essere considerati operatori di rete secondo il Codice delle comunicazioni elettroniche.
Implicazioni della regolamentazione
Se l’AGCOM decidesse di applicare il regime di autorizzazione generale, le aziende coinvolte avrebbero:
- Obblighi amministrativi: notifica di inizio attività all’AGCOM, iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione (ROC), rispetto di specifici requisiti normativi.
- Obblighi contributivi: contributo annuale all’AGCOM, proporzionale al fatturato rilevante in Italia, e possibili altri oneri.
- Obblighi operativi: trasparenza e interoperabilità con le reti degli operatori, obblighi di sicurezza delle reti, eventuali obblighi in materia di neutralità della rete.
Impatto sul mercato italiano
Questa regolamentazione potrebbe portare a un riequilibrio tra le Telco italiane e i grandi fornitori di contenuti, che finora hanno operato senza gli stessi obblighi normativi e contributivi. L’obiettivo è garantire una maggiore equità nel settore e assicurare che tutti i soggetti che contribuiscono al traffico Internet partecipino alla gestione e al mantenimento della rete.
Tabella riassuntiva – Regolamentazione AGCOM sulle CDN
Voce | Dettaglio |
---|---|
Norma di riferimento | Delibera AGCOM n. 55/25/CONS |
Data di avvio consultazione | 14 marzo 2025 |
Data di chiusura | 13 aprile 2025 |
Obiettivo | Verificare se i CDN provider e i CAP che gestiscono infrastrutture rientrano tra gli operatori di rete |
Soggetti potenzialmente coinvolti | CDN globali (Akamai, Cloudflare, ecc.) e CAP (Netflix, DAZN, Google, Meta, Amazon, ecc.) |
Motivo dell’intervento | Equilibrare gli obblighi tra Telco e soggetti che generano traffico significativo |
Nuovi obblighi ipotizzati | – Notifica ad AGCOM – Iscrizione al ROC – Contributi economici – Obblighi di trasparenza e interoperabilità |
Tipi di contributi | Contributo annuale AGCOM (in % sul fatturato) Possibili oneri al MIMIT e fondo universale |
Tipi di interconnessione analizzati | Diretta (cache installate presso gli ISP) e indiretta (peering pubblico tramite IXP) |
Prossime fasi | Valutazione dei contributi ricevuti e possibile introduzione di obblighi regolamentari |
Fonte consultabile | Delibera 55/25/CONS su agcom.it |
In particolare, la consultazione punta a:
1. Chiarire la natura giuridica delle CDN
AGCOM intende determinare se i soggetti che gestiscono CDN svolgano attività riconducibili alla fornitura di reti o servizi di comunicazione elettronica. In tal caso, sarebbero soggetti agli obblighi previsti per gli operatori autorizzati.
2. Valutare gli impatti sul mercato e sulla rete
La consultazione analizza il ruolo crescente delle CDN nel traffico Internet, soprattutto in scenari ad alto carico (es. eventi sportivi in streaming live). L’obiettivo è capire se questo modello crei asimmetrie regolamentari o problemi di interoperabilità con le reti degli operatori di telecomunicazioni.
3. Raccogliere contributi da operatori, OTT e stakeholder
AGCOM vuole raccogliere osservazioni da CDN provider, operatori di rete, fornitori di contenuti (CAP), broadcaster, esperti e associazioni di settore per definire criteri oggettivi su:
- Quali tipologie di CDN devono essere regolamentate
- Quali obblighi minimi di trasparenza, qualità e interoperabilità vadano eventualmente imposti
- Come garantire un corretto funzionamento della rete pubblica, evitando congestioni e colli di bottiglia
4. Verificare la necessità di interventi normativi o regolamentari
AGCOM si riserva di proporre nuove linee guida o obblighi specifici per le CDN, se dovesse emergere un quadro di squilibrio competitivo o criticità nel funzionamento della rete.