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Le associazioni no profit non possono essere ‘imprese culturali e creative’? In attesa dei decreti per il ‘Made in Italy’

Quest’oggi, venerdì 12 aprile 2023, a Roma, in parallelo all’apertura degli “Stati Generali del Cinema” a Siracusa (vedi “Key4biz” di ieri 11 aprile, “Stati Generali del Cinema italiano in Sicilia: scontro tra la Sottosegretaria Borgonzoni e la Ministra Santanchè?”), si è tenuta una intensa giornata di studio sul tema “imprese culturali e creative”, che ha confermato sia la ricchezza quali-quantitativa di questo settore sia il suo peculiare policentrismo e multidimensionalità, anche grazie alle ricadute specificamente sociali (oltre che economiche) dei soggetti che “fanno cultura”…

Se ne è parlato all’Auditorium Inapp a Roma (in Corso d’Italia), in un incontro dal titolo “Impresa Culturale e Creativa ed Economia Sociale: Nuove Competenze integrate nelle Strategie Europee”.

L’appuntamento è stato organizzato da CulTurMedia Legacoop, l’associazione di settore “Cultura Turismo Comunicazione” di Legacoop, in collaborazione con Promo Pa, (la Fondazione di ricerca orientata ad operare nel campo dell’alta formazione e dei beni culturali), e l’Inapp (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche).

È stata presentata una ricerca che fornisce un contributo di conoscenza senza dubbio utile per la miglior coscienza di un settore che – ancora oggi – ha soltanto due o tre “opere di riferimento”: i rapporti annuali di Federculture e di Symbola, e, nell’ultimo anno, l’Atlante delle Imprese Culturali e Creative promosso da Cultura Italiae e Istituto dell’Enciclopedia Italiana (alias Treccani), senza dimenticare la nuova edizione delle “Minicifre della cultura” (edizione 2023), realizzata dalla Direzione Generale Educazione, Ricerca e Istituti Culturali del Ministero della Cultura con la Fondazione Scuola dei Beni e delle Attività Culturali. Una strumentazione senza dubbio utile ma ancora complessivamente inadeguata per acquisire una conoscenza approfondita del sistema culturale nazionale.

Scadeva ieri (11 aprile 2024) il termine previsto dalla cosiddetta “Legge per il Made in Italy”, per la pubblicazione di tre decreti attuativi fondamentali, che in sostanza definiscono normativamente il concetto di impresa culturale e creativa” ed attivano due nuovi “albi”, uno presso il Registro delle Imprese delle Camere di Commercio (Cciaa) ed uno, per le imprese di rilevanza nazionale, presso il Ministero della Cultura. E quella di quest’oggi non poteva non essere una occasione di confronto anche su questi temi.

Purtroppo esiste tutto un mondo, ben attivo nella cultura italiana, che verrà escluso da questi albi, se il legislatore non apporterà delle implementazioni alla Legge n. 206 del 2023, ovvero se il Ministero della Cultura – forzando interpretativamente il dettato normativo – non cercherà di mostrarsi coerente con le pratiche innovative introdotte nella gestione dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) che hanno determinato un approccio elastico, flessibile, dinamico, al concetto di “impresa”.

Abbiamo affrontato queste tematiche, da anni, anche sulle colonne del quotidiano online “Key4biz” e da ultimo un paio di giorni fa: si rimanda “Key4biz” del 10 aprile 2024, “In ritardo la riforma del Tax Credit Cinema e Audiovisivo, ma anche i decreti per le Industrie Culturali e Creative”.

Quella odierna è stata una occasione di confronto di alto livello, con esperti qualificati ed operatori appassionati.

“Tre milioni al fondo per le imprese culturali e creative sono insufficienti”, hanno denunciato Simone Gamberini (Presidente Legacoop) e Giovanna Barni (Presidente CulTurMedia)

Legacoop chiede al Governo informazioni e tempi dei decreti attuativi sulle imprese culturali e creative.

Tre milioni al fondo sono insufficienti”, hanno denunciato Simone Gamberini, Presidente Legacoop, e Giovanna Barni, Presidente CulTurMedia.

Simone Gamberini, Presidente Legacoop Nazionale, ha riconosciuto come sia “importante che, dopo anni di attesa, nella legge sul Made in Italy siano previste norme sulle Icc, le imprese culturali e creative, avviando un piano strategico di sviluppo”, ma anche sostenuto “peccato che restino ancora troppi nodi da sciogliere: i regolamenti attuativi di questa riforma sono in evidente ritardo, e al fondo di sostegno Icc sono state assegnate risorse insufficienti”.

Le risorse sono in effetti più simboliche che concrete, trattandosi di 3 milioni di euro l’anno per una platea di potenziali beneficiari nell’ordine di molte decine di migliaia di imprese.

Il settore culturale, creativo e turistico della cooperazione italiana si propone come interlocutore chiave per il recentissimo Piano d’Azione Lavoro e Competenze della Commissione Europea, come ponte tra l’economia sociale e il settore culturale e creativo. In un mondo del lavoro in rapida trasformazione, i valori della cooperazione e le competenze multidisciplinari ad essa connaturate, come la collaborazione e la non competizione, possono generare nuovi modelli di sviluppo più vicini ai principi dell’Agenda 2030 e promuovere uno sviluppo sostenibile e inclusivo”, ha sostenuto Giovanna Barni, Presidente CulTurMedia Legacoop.

In effetti, competenze e investimento sulla crescita culturale del capitale umano sono fondamentali per generare nuove economie e migliori ed eque condizioni di vita. Il momento è decisivo, con la chiusura dell’Anno Europeo delle Competenze e l’“Action Plan” della Commissione Europea, le norme del Parlamento Europeo sulle condizioni delle professioni artistiche, culturali e creative, le Raccomandazioni sull’Economia Sociale del Consiglio, ed in Italia il varo della Legge sul Made in Italy che riconosce finalmente le “Icc”.

Presentata la ricerca e il volume “Future Skills” ed uno studio di UnionCamere a partire dal database Excelsior

In occasione dell’incontro, è stata presentata una ricerca, raccolta nel volume “Future Skills. Muldisciplinarietà e cooperazione per i nuovi ambiti del lavoro culturale”, a cura di Giovanna Barni e Francesca Velani e Valentina Montalto, prodotto da Legacoop, CulTurMedia e Promo Pa Fondazione e pubblicato da Fondazione Barberini.

L’indagine si è focalizzata sul tradurre i principali “megatrend” che impattano il lavoro culturale in ambiti potenziali di sviluppo, e sulla definizione dei set di competenze per un posizionamento competitivo delle cooperative sui nuovi mercati. Tra i 10 ambiti che la ricerca ne possiamo identificare 4, particolarmente significavi: il “welfare culturale”, il “nuovo abitare” urbano e rurale, il “turismo di comunità”, i processi “creative driven”. Emergono con chiarezza sia la necessità di un’economia collaborava e di filiera, e conseguentemente anche la centralità delle competenze relazionali tipiche del mondo della cooperazione, quali il lavoro in gruppo e la capacità di adattamento, la capacità di coinvolgimento delle comunità, anche le più fragili, e degli altri attori territoriali e di creare reti cooperative e partenariati con la Pubblica Amministrazione, un approccio all’innovazione più “human centered”.

In effetti, sempre più emerge, nelle pratiche e nella teoria, la crescente convergenza tra la dimensione “culturale” di queste attività e la sua dimensione “sociale”, come si conferma nel territorio ancora poco esplorato – almeno in Italia – del “welfare culturale”.

Alessandro Rinaldi, Direttore Studi e Statistiche del Centro Studi “Guglielmo Tagliacarne” di UnionCamere ha presentato alcune elaborazioni a partire dallo studio realizzato grazie al Sistema Informativo Excelsior (focalizzato sul mercato del lavoro), “Imprese Culturali e Creative. I fabbisogni professionali e formativi delle Imprese Culturali e Creative. Indagine 2023”, pubblicato il 12 aprile. Ancora una volta, abbiamo maturato l’impressione che le logiche di tassonomia delle Camere di Commercio (con oltre 50 tipologie dei mitici “codici Ateco”) siano ancora molto lontane dalla capacità di studiare, analizzare, mappare veramente il settore culturale.

Tra i relatori della giornata sia rappresentanti istituzionali, sia esperti del settore, sia membri del Parlamento Europeo, tra i quali: Gaetano Scognamiglio (Presidente PromoPa Fondazione), Santo Darko Grillo (Direttore Generale Inapp e Coordinatore Nazionale “Anno Europeo delle Competenze”), Luca Jahier (European Semester Group President e membro del Cese), Manuela Geleng e Barbara Stacher (delle Dg Europee Empl, occupazione e affari sociali, e Eac, istruzione e cultura), e la deputata “dem” europea Daniela Rondinelli (co-relatrice delle norme su un Quadro Europeo per la protezione degli artisti e delle professioni culturali).

In particolare, due interventi ci hanno stimolato: si tratta della Dirigente del Ministero della Cultura Maria Luisa Amante, della Direzione Creatività Contemporanea (la “Dgcc” guidata da Angelo Piero Cappello), e di Ledo Prato, storico organizzatore culturale e studioso di politiche della creatività (Associazione Mecenate 90 e componente della Consulta Cultura e Turismo del Forum del Terzo Settore).

Ledo Prato (Mecenate 90 e Forum Terzo Settore): “Distinguere le ‘industrie’ culturali e creative dalle ‘imprese’ culturali e creative”

Ledo Prato ha rimarcato come sia importante distinguere “industria culturale e creativa” da “impresa culturale e creativa”.

Anche rispetto alla gestazione degli articoli a favore delle “Icc” nella Legge sul Made in Italy si è assistito di fatto ad uno scontro tra la posizione di Confindustria, che tifava per le “industrie”, e la posizione della Lega delle Cooperative e del Terzo Settore, che tifavano per le “imprese”.

Anche Prato ha enfatizzato il plauso per essere riuscito il Ministero della Cultura a superare questi schematismi, accogliendo nell’ambito dei 155 milioni dei Fondi Pnrr destinati alle “imprese culturali e creative” anche soggetti attivi nel settore “a prescindere dalla forma giuridica”: ed in effetti, tra gli oltre 4.500 partecipanti ai bandi cosiddetti “Tocc” (acronimo che sta per “Transizione Organismi Culturali e Creativi”, transizione intesa nella dimensione “digitale” ed “ecologica”) sono state intelligentemente selezionate anche “imprese” culturali e creative non iscritte nel Registro delle Imprese (Cciaa).

Maria Luisa Amante ha ricostruito la storia della sua direzione, creata soltanto nell’anno 2020, ed ha segnalato che la Direzione Creatività Contemporanea, nella gestazione dei bandi “Tocc”, ha cercato un “ancoraggio certo” dal punto di vista giuridico, ma si è presto resa conto che esistono su queste materie “studi validi ma a geometria variabile”: ha quindi adottato un approccio giustappunto elastico (anche grazie alla volontà illuminata dell’allora Direttore Generale Onofrio Cutaia e della Sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni).

Abbiamo domandato alla dirigente del Ministero se quella stessa apertura sarà possibile nei decreti attuativi in gestazione, e ci ha risposto che si tratta ora di un vincolo normativo deciso dal legislatore, che ha imposto il concetto di “impresa”, intesa nella sua accezione classica e tradizionale (iscrizione nei registri delle Camere di Commercio). Amante ritiene ardua un’interpretazione estensiva per via regolamentativa di una previsione di legge…

Schizofrenia del legislatore? Escluse dal perimetro delle “imprese culturali e creative”: le associazioni culturali (che continuano a restare in un limbo normativo), le associazioni di promozione sociale (aps), le organizzazioni di volontariato (odv), in sostanza il “no profit”

Quindi, di fatto, è verosimile che non potranno iscriversi ai 2 nuovi albi (presso la Cciaa ed il Mic) quelle decine e decine di migliaia di soggetti che, al di là dello status giuridico, “fanno cultura” (eccome se la fanno!): le associazioni culturali (che continuano a restare in un limbo normativo), le associazioni di promozione sociale (aps), le organizzazioni di volontariato (odv)… In sostanza, si tratta di decine di migliaia di soggetti “no profit” che operano nell’ambito della cultura, delle arti, dello spettacolo, del patrimonio artistico del Paese.

Premesso che le “aps” e l’“odv” debbono iscriversi per legge in un altro registro, qual è il “Runts” (acronimo di “Registro Nazionale Unico del Terzo Settore”), emerge evidente la schizofrenia del legislatore, che non ha recepito l’esperienza innovativa dello stesso Ministero della Cultura e della Direzione Creatività Contemporanea, messa in atto con i bandi “Tocc”.

Giovanna Barni, Presidente CulTurMedia Legacoop, è anche lei intervenuta “in risposta”, enfatizzando che la questione realmente innovativa, per il sistema culturale italiano, è senza dubbio il riconoscimento dello “status” di “impresa culturale e creativa”, una decisione storica per il nostro Paese, ma ha segnalato che effettivamente ci si deve muovere in una prospettiva di estensione dello status anche a quei soggetti che non rientrano nei parametri previsti dalle Camere di Commercio, enfatizzando il criterio di sussidiarietà, prezioso anche nell’ambito culturale.

Ricordiamo che IsICult ha dedicato molta attenzione a queste dinamiche: si rimanda all’intervento dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale del 1° agosto 2023, “Made in Italy, nel disegno di legge governativo un set di norme anche a favore delle ‘imprese culturali e creative’” ed al più recente articolo del 7 febbraio 2024, “Industrie culturali e creative, fondo di 30 milioni in 10 anni grazie alla ‘Legge sul Made in Italy’” ed a quello già citato di ieri l’altro.

Si resta in attesa dei decreti previsti dalla Legge per il Made in Italy n. 206 (del 27 dicembre 2023): magari fosse che l’Ufficio Legislativo del Ministero della Cultura riuscisse a trovare una soluzione regolamentativa… creativa, per far rientrare dalla finestra quel che è uscito (che stato escluso) dalla porta, nelle more di una qualche implementazione da parte del legislatore.

Clicca qui, per le slide di presentazione della ricerca CulTurMedia LegaCoop – Inapp – Promo Pa, “Future Skills. Muldisciplinarietà e cooperazione per i nuovi ambiti del lavoro culturale”, in occasione dell’incontro “Impresa culturale e creativa ed economia sociale. Nuove competenze integrate nelle strategie europee”, a cura di Francesca Velani, Valentina Montalto, Elisa Campana, Roma, Inapp, 12 aprile 2024

Clicca qui, per il report Unioncamere, “Imprese Culturali e Creative. I fabbisogni professionali e formativi delle Imprese Culturali e Creative. Indagine 2023” (Sistema Informativo Excelsior), Unioncamere, Roma, pubblicato il 12 aprile 2024.

[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.

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