La scorsa settimana la Commissione europea ha pubblicato la “Relazione sui lavoratori delle piattaforme digitali in Europa”. Il documento è stato elaborato dal Centro comune di ricerca, il polo per la scienza e la conoscenza di Bruxelles.
Dai primi dati estrapolati dal testo, abbiamo che circa il 10% degli adulti europei ha utilizzato almeno una volta le piattaforme online.
L’8% ha svolto lavori su queste piattaforme con una certa frequenza, meno del 6% ci ha passato molto tempo (almeno 10 ore a settimana, o in termini di guadagni il 25% del proprio reddito).
Il 2% della popolazione adulta lavora più di 20 ore a settimana o guadagna almeno la metà del proprio reddito tramite queste piattaforme.
Nella stragrande maggioranza degli intervistati, però, le piattaforme di lavoro online rimangono una fonte sporadica di entrate.
“Il lavoro sulle piattaforme è una realtà nuova e in rapida crescita nel mercato del lavoro. Dobbiamo far sì che le persone siano ben tutelate indipendentemente dal tipo di contratto di lavoro che hanno”, ha commentato in una nota la Commissaria per l’Occupazione, gli affari sociali, le competenze e la mobilità dei lavoratori, Marianne Thyssen.
“Per questo motivo abbiamo presentato una serie di proposte volte a migliorare le condizioni di lavoro dei lavoratori delle piattaforme e il loro accesso alla protezione sociale, in linea con il pilastro europeo dei diritti sociali”.
“Molti di noi hanno già usato le piattaforme digitali in qualità di clienti, forse senza rendersi conto della differenza che fanno per i lavoratori”, ha dichiarato invece il Commissario per l’Istruzione, la cultura, i giovani e lo sport e responsabile per il Centro comune di ricerca, Tibor Navracsics.
I Paesi che più utilizzano tali piattaforme sono la Gran Bretagna, la Germania, l’Olanda, la Spagna, il Portogallo e l’Italia. Quelli che meno utilizzano le piattaforme di lavoro online sono Finlandia, Svezia, Francia, Ungheria.
Lo studio si è basato su un’indagine che ha coinvolto più di 32 000 persone in 14 Stati membri.
Per adeguare le istituzioni del mercato del lavoro e i sistemi previdenziali esistenti a questa nuova realtà, la Commissione ha proposto nel dicembre 2017 una direttiva per condizioni di lavoro più trasparenti e prevedibili e a marzo 2018, nel quadro del pacchetto sull’equità sociale, una raccomandazione del Consiglio sull’accesso alla protezione sociale per i lavoratori subordinati e autonomi.