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L’Auditel tedesca include anche YouTube. E l’Italia?

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L'Auditel tedesca, la AGF, ha annunciato che entro fine anno nell’audience tv saranno conteggiati anche i video visti su YouTube. Una mossa che evidenzia i grossi cambiamenti in atto in uno scenario sempre più digitale. Cosa fa l’Italia?

La misurazione degli ascolti televisivi sta rapidamente mutando, inseguendo lo spostamento su internet della fruizione dei contenuti.

Non è infatti un caso che la AGF, l’associazione tedesca che fornisce i dati ufficiali dell’audience tv, anticipando l’Italia includerà presto anche il consumo di video su YouTube.

Obiettivo di questa iniziativa, spiega l’AGF, è di fornire numeri utili per misurare gli ascolti della Tv della convergenza e dei video online, includendo anche le piattaforme online come appunto quella di Google. I primi dati integrati saranno forniti per la fine dell’anno.

Con questa mossa, AGF si allinea ai tempi mutati, alle nuove tecnologie che hanno modificato la fruizione di contenuti audiovisivi da parte dei telespettatori, consapevole di quanto i video online abbiano acquisito grande spazio e importanza vista anche la forte esplosione dei dispositivi mobili.

I membri dell’AGF sono le Tv pubbliche, ARD e ZDF, e quelle commerciali RTL e ProSiebenSat.1.

AGF si avvale della collaborazione della società di ricerche GFK per misurare il consumo televisivo. L’uso dei video online sarà monitorato attraverso i dati raccolti da un panel online gestito da Nielsen e GFK.

E in Italia?

Francesco Siliato, Docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi al Politecnico di Milano e Partner Studio Frasi, ha dichiarato a Key4biz: “La necessità di monitorare il consumo di televisione non solo su YouTube, ma più in generale su tutte le piattaforme che ne frammentano i contenuti, o anche che li mandino per intero, è sentita e presente in tutti i Paesi in cui si misura il consumo di televisione, Italia inclusa”.

Siliato ci informa che “nel nostro Paese l’avvio era previsto per luglio di quest’anno, prima quindi della Germania, poi rinviato di circa un anno. I motivi dei rinvii non sono tanto di natura tecnica, l’audiomatching è sperimentato abbastanza, quanto di reperimento di individui che si lascino monitorare nelle loro peregrinazioni su Internet, qualsiasi sia il device”.

Sia in Italia che in Germania – precisa – è quindi sempre la Nielsen ad occuparsene, dunque anche la tecnologia sarà la medesima; probabilmente i tedeschi e le tedesche son più facili da convincere, o immaginano di avere meno da nascondere o si fidano di più di chi li monitora. Fatto sta che la necessità è presente ovunque e lo standard si spera sia unico e condivisibile”.

“La televisione – osserva ancora Siliato – intende dimostrare che non solo non perde ascolti, ma che anzi li aumenta e proprio sui più giovani, utilizzatori di nuove modalità di consumo. Un consumo comunque frammentato sia per il numero di canali moltiplicatosi, sia per le piattaforme, che per la crescita dell’utilizzo, della diffusione e dell’abitudine di vedere tv da qualsiasi device in qualsiasi momento, anche, o soprattutto, a frammenti”.

Per Roberta Gisotti, Caporedattore di Radio Vaticana e Docente universitaria di Economia dei media, quella della Germania è “una buona notizia per gli investitori di pubblicità”.

Una notizia, spiega la Gisotti a Key4biz, “che dovrebbe allertare anche gli investitori di pubblicità in Italia, costretti nell’era digitale – che ha rivoluzionato i consumi televisivi  tradizionali, portando buona parte dei contenuti tv dentro pc, tablet, smartphone – ad affidarsi unicamente ai rilevamenti dell’Auditel, tarato sostanzialmente – a quasi 30 anni dalla sua nascita – sui consumi della Tv generalista del duopolio Rai/Mediaset, che ancora oggi nei dati d’ascolto appare infatti assolutamente maggioritaria ma lontana dalle reali scelte di ascolto della popolazione italiana, che – è sotto gli occhi di tutti – ha mutato grandemente i suoi modi di fruire i contenuti televisivi in uno scenario dove i soli canali nazionali in chiaro sono passati da 7 a 94, riferibili a 25 gruppi editoriali”.

L’innovazione tecnologica comincia effettivamente a far sentire i suoi effetti anche in questo settore, come ha osservato Stefano Mannoni, Professore di Diritto delle Comunicazioni presso l’Università di Firenze, nel suo articolo “Causeries. Nuove tecnologie e frammentazione dell’audience“.

Anche in Italia, quindi, si sta cominciando a registrare un certo fermento, rilanciato con l’ingresso di Sky e Discovery nel Cda dell’Auditel come ha spiegato su Key4biz – in chiave molto analitica – Roberta Gisotti nell’articolo “La favola dell’Auditel riproposta in formato digitale“.

Cosa fare allora per incentivare questo processo? Secondo Francesco Siliato bisogna sostenere la cultura digitale, magari con la proposta di una Digital Media Agenda, come ha scritto nel suo articolo “Auditel: abbiamo un problema, anzi due”.

Occhi attenti quindi all’evoluzione del mercato video dove si continua a diversificare l’offerta: oltre ai contenuti offerti dai broadcaster tradizionali, oggi sono infatti sempre più disponibili i servizi dei distributori di video streaming, come Netflix che secondo indiscrezioni arriverà in Italia il prossimo ottobre.

Davanti a questi grossi cambiamenti, l’organizzazione tedesca degli advertiser, OWM, ha spinto per la creazione di uno standard unico, cross mediale, per la misurazione del consumo dei media.

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